E così il liceo artistico di Venezia, cuore pulsante dei movimenti studenteschi del Veneto, si è fermato ieri mattina per una assemblea straordinaria organizzata dalle ragazze e dai ragazzi delle classi superiori per parlare di quanto era accaduto il giorno prima a Noventa di Piave, quando una lastra di metallo ha ucciso il 18enne Giuliano de Seta piombandogli sugli arti inferiori. Giuliano viveva a Ceggia, sempre in provincia di Venezia, frequentava l’ultimo anno dell’Istituto di Istruzione Superiore «Leonardo Da Vinci» di Portogruaro. Sognava di diventare ingegnere e la sua passione era correre con gli amici del Runners Club della sua città. Aveva cominciato da pochi giorno lo stage all’azienda metallurgica Bc Service per maturare i crediti necessari all’ottenimento del diploma secondo i criteri stabiliti dalla riforma della scuola italiana: la cosiddetta «legge della Buona Scuola» fortemente voluta da Matteo Renzi.

A seguire l’esempio degli studenti del liceo artistico Venezia, sono state anche altre scuole del Veneto, in particolare del trevigiano. Flash mob per Giuliano si sono svolti anche a Roma davanti al Ministero ed a Napoli dove in occasione di un incontro con Luigi de Magistris di Unione popolare hanno alzato dal palco un lungo striscione con scritto «Ricomincia la scuola, ricominciano i morti. No Alternanza».

Giuliano è il terzo ragazzo quest’anno ucciso dall’alternanza scuola lavoro. Eppure sono poche le forze politiche disposte a discutere sull’opportunità di mantenere gli stage nelle aziende. I commenti dei vari leader di partito si fermano al cordoglio; a quelle «parole» che la studentessa Nina Mingardi ha spiegato che non bastano più. «Una tragedia che lascia attoniti, agghiacciati. Non può succedere. Non deve succedere» ha twittato Enrico Letta segretario del Pd. Sulla stessa lunghezza d’onda il leghista Luca Zaia, governatore del Veneto, che esprime «cordoglio e piena vicinanza alla famiglia del diciottenne» e chiede «chiarezza fino in fondo sulle dinamiche dell’infortunio». Sulla questione, la Procura ha aperto un fascicolo e ha affidato le indagini al pubblico ministero Antonia Sartori che dovrà chiarire la dinamica dell’incidente in collaborazione con i tecnici dello Spisal, il servizio regionale per la sicurezza negli ambienti di lavoro.

Lutto per la morte del ragazzo anche nelle nota di Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale. «Il dolore pesa come un macigno sui cuori di tutti noi» commenta, e difende la scelta dell’istituto Leonardo Da Vinci di Portogruaro che «ha una lunga e consolidata esperienza nel campo dell’alternanza scuola lavoro e dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Essa pone attenzione alla scelta delle aziende partner del veneziano e presidia con cura tutti gli aspetti formativi dello stage».

Anche Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e Famiglia ribadisce la validità dei progetti di alternanza scuola lavoro: «dobbiamo garantire più sicurezza nei contesti lavorativi ed educativi, e altrettanto dobbiamo continuare a investire in una scuola che sappia aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro». Sicurezza che oggi proprio non c’è, considerando che solo quest’anno abbiamo superato la soglia dei 600 morti sul lavoro. A chiedere l’immediata abolizione dell’alternanza, oltre alla rete studentesca e l’Unione Popolare, sono rimasti i portavoce dell’Alleanza Verdi Sinistra. «Questi stage rispondono solo ad una strategia di sfruttamento del lavoro di questi ragazzi che non solo non guadagnano un euro ma rischiano anche la vita – ha spiegato Luana Zanella, coportavoce di Europa Verde del Veneto -. Se non vogliamo piangere altri morti, l’unica cosa da fare è uscire da questa logica malata che pone l’istruzione al servizio del mondo del lavoro e progettare ad una scuola che formi cittadini consapevoli»”.

«Anche per Giuliano saremo in piazza per il Global Strike di venerdì prossimo – conclude Sebastiano dei Friday For Future di Venezia – Le dinamiche capitaliste che hanno ucciso Giuliano sono le stesse che stanno uccidendo il pianeta».

* Fonte/autore: Riccardo Bottazzo, il manifesto[1]