La tensione con il governo italiano non si è placata ieri. La sottosegretaria agli Affari Europei, Laurence Boone, ha affermato che si è «spezzata la fiducia» in seguito all’atteggiamento del governo Meloni, una «decisione unilaterale che ha messo vite in pericolo».

Parigi sta mettendo in atto una strategia per isolare l’Italia in Europa, a cominciare da un aumento dei controlli alle frontiere (500 gendarmi alla decina di posti di dogana con l’Italia, mentre in tutto sono 4mila per controllare tutti i confini francesi, Germania, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Spagna). Ma la Francia pensa anche a sanzioni Ue, sui finanziamenti per far fronte all’accoglienza dei migranti, ma non solo.

La Germania ha dato ragione alla Francia in questa polemica, ma cerca al tempo stesso di mediare. L’ambasciatore a Roma, Viktor Elbling, ha ricordato che «l’Italia fa tanto ma non è la sola: 154.385 richiedenti asilo in Germania tra gennaio e settembre 2022, 110.055 in Francia, 48.935 in Italia, sono rispettivamente lo 0,186% della popolazione, lo 0,163% e lo 0,083%». Ma il governo tedesco non segue Parigi nella sospensione del meccanismo di solidarietà europeo, che prevede 3500 esiliati in Italia accolti in Germania, un «primo passo» per Berlino verso una «riforma del sistema comune di asilo». L’Eurodeputato Mandred Weber, della Cdu, partito di opposizione a Berlino, ha insistito a Roma su una «soluzione condivisa» per uscire dalla crisi.

Ieri mattina, la Ocean Viking è entrata nel porto militare di Tolone alle 8,45. E’ la prima volta che la Francia accoglie una nave delle ong rifiutata dall’Italia e forse sarà anche l’ultima: l’obiettivo della crisi attuale è anche per Parigi sottolineare l’importanza del rispetto delle regole della Ue, per non creare precedenti rischiosi per la politica interna, mentre a gennaio sarà discussa in Parlamento una nuova legge sull’immigrazione, che intende conciliare «umanità e fermezza». Lo sbarco dei naufraghi è stato molto lungo, è durato tutta la giornata. Sos Méditerranée ha fatto sapere che c’era molta emozione a bordo, che tutti erano molto stanchi ma sollevati per essere arrivati a terra e aver messo fine al «calvario». Gli esiliati sono sbarcati in un porto militare e poi portati, in autobus, nella penisola di Giens, a una trentina di km, in una «zona di attesa», cioè un «centro amministrativo» che tecnicamente non è nel territorio nazionale. Ci sono 600 persone mobilitate per accoglierli, la gestione del quotidiano è affidata alle associazioni umanitarie.

Dopo la valutazione della situazione sanitaria, da oggi inizieranno le analisi delle situazioni singole, minorenni no accompagnati, legami famigliari in altri paesi, controlli di sicurezza da parte dei servizi, condizioni per ottenere l’asilo. Chi non ha i requisiti verrà rinviato nel paese d’origine. Queste procedure non potranno durare più di una ventina di giorni. Durante questo periodo, gli esiliati non potranno uscire dal centro né entrare nel territorio francese.

Destra e estrema destra ieri hanno scatenato una polemica sulle condizioni di accoglienza, giudicate troppo lussuose: il centro amministrativo è una colonia di vacanza per i dipendenti di Edf (e non un club Belambra con piscina, una specie di Club Med, come hanno voluto far credere i polemici). Eric Zemoour, ex candidato di estrema destra alle presidenziali, ha organizzato una manifestazione di protesta a Tolone contro «una decisione scandalosa, i porti aperti ai clandestini». I Républicains sono completamente schiacciati sulla posizione dell’estrema destra (mettendo a rischio eventuali intese con la maggioranza in Parlamento). Marine Le Pen ha detto che «le navi che mettono in sicurezza i migranti recuperati in mare devono portarli nel porto di partenza».

Ieri, i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Catherine Colonna e James Cleverly, hanno annunciato sostanziali passi avanti in vista di un accordo sui migranti a Calais che cercano di attraversare la Manica.

* Fonte/autore: Anna Maria Merlo, il manifesto[2]