Il seguito è già programmato: nuova giornata di manifestazioni giovedì 16, poi per il 7 marzo i sindacati intendono «bloccare» il paese, se il governo non accetta di trattare. Tra le due date, azioni di vario tipo, volantinaggi, fiaccolate e incontri di spiegazione. Ieri non erano previsti scioperi (per non intralciare le vacanze), ma a Orly, a sorpresa, i controllori di volo hanno sospeso il lavoro, 50% degli aerei sono rimasti a terra. Per il 7 sono già annunciati scioperi nei trasporti. Anche l’8 marzo sono previsti cortei e scioperi, centrati sulle conseguenze della riforma per le donne.

Intanto, il testo della riforma è discusso all’Assemblée nationale, ma solo fino al 17 febbraio, perché il governo ha optato per una legge di bilancio (della Sicurezza sociale) sulla base dell’articolo 47.1, che inquadra il dibattito in termini temporali. Dopo il 17 la legge passa all’esame del Senato, in tutto ci sono 50 giorni di dibattito parlamentare, che porta i tempi massimi al 23 marzo. Il dibattito all’Assemblée è stato caotico la settimana scorsa. La Nupes ha presentato 18mila emendamenti. Per il momento è stato approvato solo l’articolo 1, che sopprime i “regimi speciali”. L’articolo 7 – quello dell’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, il più contestato – potrebbe non venire mai discusso, per mancanza di tempo.

I sindacati non apprezzano questa tattica scelta dalla France Insoumise, che il governo accusa di “ostruzionismo”. Ieri, il segretario della Cfdt, Laurent Berger, ha affermato che «il parlamento deve essere altro che una fiera dove ci si insulta». Venerdì, c’è stato un incidente: un deputato della France Insoumise, Thomas Porte, è stato sospeso per 15 giorni dall’Assemblée nationale (con stipendio dimezzato) per aver pubblicato un tweet che mostrava una sua fotografia con il piede su un pallone dove era stata stampata la testa del ministro del Lavoro, Olivier Dussopt (è stato interpretato come una decapitazione, un’immagine particolarmente violenta, in Francia il 16 ottobre 2020 un insegnante, Samuel Paty, è stato decapitato da un jihadista).

I cortei chiedono al governo di ritirare la riforma. I sindacati di tornare a discutere i contenuti. «La palla è nel campo del governo» ha detto ieri il segretario della Cgt, Philippe Martinez. Il governo si barrica e accusa la Nupes di «bordellizzare» la Francia. Per l’ex candidato dei Verdi alle presidenziali, Yannick Jadot, è «il presidente» che «deve smettere di bloccare il paese». Tra governo da un lato e sindacati e manifestanti dall’altro non c’è neppure un’analisi condivisa: per l’uno la riforma è «necessaria» per non far crollare il sistema (la demografia è sfavorevole e la popolazione invecchia), per gli altri ci sono soldi per risolvere il problema (le grandi imprese, Total in testa, stanno accumulando utili-record).

* Fonte/autore: Anna Maria Merlo, il manifesto[1]