FORTE di questo primato il premier Kyriakos Mitsotakis ha impostato la sua campagna elettorale sulla base della totale copertura che gli offrono le televisioni private, abilissime nell’inventare, gonfiare, interpretare e censurare qualsiasi notizia che possa nuocere all’oligarca proprietario e i suoi amici di destra. Il premier ha anche rifiutato l’invito di Alexis Tsipras a un dibattito in diretta TV. Lo fece anche alle precedenti elezioni del 2019. Mitsotakis, si sa, è degno discendente di una dinastia politica poco brillante (il padre era noto con il nomignolo “l’Apostata”). La sua cultura è di tipo americano e si ferma alle ricette neoliberiste: massacrare il lavoro dipendente, privatizzare e svendere tutto, sostenere la Borsa. Quando deve gestire questioni politiche si nasconde e ricorre alle decine di consiglieri americani ed europei che lo circondano alla presidenza del consiglio. Le rare volte che parla a braccio fa grosse gaffe e per questo si basa sempre su un testo scritto e non rilascia interviste senza prima aver visto le domande scritte.

Agli uffici di Syriza regna l’ottimismo. Tsipras e il suo staff sono convinti che gli elettori non ne vogliono più sapere di Mitsotakis. Un duro colpo lo ha dato alla fine di febbraio la strage dei treni con le molte decine di morti. Ma pesa anche lo scandalo con lo spionaggio con il programma Predator, il quale, come ha appena ammesso il ministro degli Affari europei Miltiadis Varvitsiotis, è stato esportato anche in Sudan. Anche se l’Europa ha decretato che in Grecia non c’è alcuno «stato di diritto», le elezioni si svolgeranno con il Predator che spia indisturbato gli avversari di Mitsotakis. In un paese sempre più povero e confuso.

Le elezioni si svolgeranno con il sistema proporzionale semplice quindi sarà difficile che si formi un governo monocolore. Tsipras parla di coalizione per un «governo progressista» e guarda verso i socialisti del Pasok. Ma il leader socialista Nikos Androulakis non vuole scoprire le sue carte e lascia intendere che si potrebbe alleare anche con Mitsotakis. Difficile, visto che Mitsotakis vuole governare da solo e promette di rinunciare al mandato e fare di tutto per arrivare a nuove elezioni a luglio. Queste ipotetiche nuove elezioni si svolgerebbero con il maggioritario e non ci sarebbe il voto dei tantissimi che lavorano fuori sede nel settore turistico, specialmente nelle isole. Il governo ha già annunciato che non ci saranno permessi per il voto. Vittoria sicura per Nuova Democrazia.

IN QUESTA SITUAZIONE, la tattica di Androulakis, che aspira ad attirare elettori fino a raggiungere un improbabile 12%, sembra veramente peccare di grande ingenuità. L’impressione è che anche in queste elezioni il Pasok mostrerà di non riuscire a superare la profonda crisi che ha provocato alla fine del secolo scorso la morte di Andreas Papandreou, il suo fondatore e leader carismatico. Tsipras è stato abile in questi ultimi anni a sfruttare questo vuoto politico per recuperare i migliori quadri del Pasok ma anche della destra democratica, ai ferri corti con Mitsotakis. Ha anche aperto il suo programma verso i ceti medi, che è la maggioranza del corpo elettorale, sottraendo ai due grandi avversari una buona fetta di elettorato.

I COMUNISTI del KKE affrontano le elezioni con l’obiettivo di mantenere il loro 5% come difensori dell’ideologia marxista-leninista, senza preoccuparsi di fare politica. Molto meglio per Diem25 di Varoufakis che di politica ne fa parecchia e molto probabilmente ne raccoglierà i frutti.
Alle elezioni vuole presentarsi anche un partito nazista erede di Alba Dorata. Si chiama «Greci per la Patria» ed è stato fondato dentro una prigione di massima sicurezza da Elias Kassidiaris, l’ex pupillo del leader Michaloliakos. Sempre secondo gli istituti di sondaggi questa formazione potrebbe rubare a Nuova Democrazia almeno un bel 4% degli elettori, cosa che renderebbe inimmaginabile il governo monocolore di Mitsotakis.

LA LEGGE fatta approvare dal governo per vietare le urne a formazioni con leader in galera è stata astutamente scavalcata: qualche settimana fa «Greci per la Patria» hanno annunciato di avere un nuovo leader. Si chiama Anastasios Kanellopoulos ed è un ex magistrato dell’Areo Pago (Cassazione) ora in pensione. Un magistrato della Cassazione con idee di estrema destra dimostra in che condizioni si trova la giustizia greca.

Senza minimamente chiedersi come mai un criminale incarcerato è riuscito a creare un suo partito e a organizzare congressi e manifestazioni con il cellulare, Mitsotakis si è ritrovato di fronte a un nodo: applicare la legge e togliere il cellulare a Kassidiaris, e sancire una nuova legge rendendo acefalo il suo partito. Ma in questo caso scontenterebbe non solo i suoi non pochi elettori di estrema destra ma anche i suoi ministri amici dei colonnelli, che potrebbero minare il suo potere dentro il partito. Ha deciso quindi di scaricare la patata bollente all’Areo Pago. Con approcci segreti e grossolani tentativi di corruzione sono stati sondati dei magistrati che in risposta hanno denunciato il governo. Alla fine la maggioranza si è trovata costretta ad approvare una nuova legge che vieta ogni «leadership occasionale». Ma Kassidiaris continua indisturbato la sua attività nazionalsocialista via Intenet. Non è detto che abbia rinunciato al seggio in parlamento. Alba Dorata getta di nuovo la sua ombra sulla politica greca.

* Fonte/autore: Dimitri Deliolanes, il manifesto