«Siamo pronti ad accogliere qualunque cosa possa velocizzare la fine del conflitto in Ucraina e il raggiungimento da parte della Russia di tutti gli obiettivi che si è preposta». Così ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha commentato la chiamata fra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Come la portavoce degli Esteri Zakharova il giorno prima, anche Peskov ha tradito un malcelato fastidio per la chiamata intercorsa fra i due leader: la loro comunicazione «è un fatto di sovranità di quei due paesi e riguarda i loro rapporti bilaterali». Ma ha negato che il ritorno ai confini ucraini del 1991 sia stato un argomento di discussione fra Putin e Xi nel corso della recente visita russa del presidente cinese – che al telefono con Zelensky aveva sottolineato l’importanza del rispetto della «sovranità» e «integrità» territoriale.

Ad accogliere positivamente la chiamata fra Xi e Zelensky anche il segretario della Nato Jens Stolteberg – «ma questo non toglie il fatto che la Cina non abbia ancora ufficialmente condannato l’invasione russa» – nel corso di una conferenza stampa per annunciare che «più del 98% dei veicoli da combattimento» promessi all’Ucraina sono stati consegnati: 1.150 veicoli blindati e 230 carri armati. La risposta dalla Russia non si fa attendere: «Faremo tutto il possibile per evitare uno sviluppo secondo il peggiore degli scenari possibili, ma non al prezzo di andare contro i nostri interessi vitali», ha affermato Maria Zaharova, evocando ancora una volta la minaccia nucleare.
Intanto in Ucraina, a Mykolayiv, un attacco missilistico russo ha ucciso sette persone e ne ha ferite 33, riporta l’ufficio della presidenza. Un morto e quattro feriti anche nel villaggio di Tokarivka, nella regione di Kharkiv.

Ieri è anche continuata la visita romana del primo ministro ucraino Denys Shmyal, che nel corso di una conferenza stampa ha esortato l’Italia ad agevolare l’ingresso di Kiev nell’Unione europea e nell’Alleanza atlantica.
A Roma Shmyal ha incontrato il papa: «Ho invitato Sua Santità a visitare l’Ucraina», ha detto il premier alla stampa. «Ho chiesto inoltre l’assistenza del Vaticano per consentire il ritorno dei bambini ucraini, alcuni dei quali orfani, che sono stati portati via con la forza, principalmente in Russia». E proprio ieri il Consiglio d’Europa ha votato una risoluzione che definisce «genocidio» la deportazione dei bambini ucraini.

* Fonte/autore: Ester Nemo, il manifesto