Catastrofi poco naturali: c’è la legge sul consumo di suolo «ma la Regione deroga»

Catastrofi poco naturali: c’è la legge sul consumo di suolo «ma la Regione deroga»

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La denuncia dell’urbanista Gabriele Bollini e di Legambiente Emilia-Romagna, Il caso dei magazzini della logistica, che pesano il doppio rispetto alla media nazionale

 

L’Emilia-Romagna ha approvato una legge sulla tutela e l’uso del suolo, la numero 24 del 2017, che sarebbe anche fondata sul principio del consumo di suolo a saldo zero entro il 2050, e addirittura fissa un limite di consumo di suolo, dal gennaio 2018 a quella data pari al 3% del territorio già urbanizzato, ma purtroppo non è efficace.

«Diciamo che con la mano sinistra si fa la legge e con la mano destra si fanno le proroghe per aiutare il mercato a realizzare le previsioni dei piani, tutte le previsioni, bypassando (anticipando) i piani» spiega Gabriele Bollini. Urbanista, fa parte del Comitato scientifico della Rete per l’emergenza climatica e ambientale dell’Emilia-Romagna, per la quale ha steso la proposta di legge di iniziativa popolare per il contrasto al consumo di suolo. Insegna Pianificazione e progettazione sostenibile all’Università di Modena e Reggio Emilia.

IL SUO PUNTO DI VISTA si nutre anche del lavoro come tecnico, consulente ed esperto per tante amministrazioni pubbliche: «Invece di chiudere la stalla per evitare che uscissero gli ultimi buoi rimasti, si è lavorato per evitare che le porte si potessero chiudere e per lasciare quindi uscire tutti i buoi. E quindi a cinque anni dalla legge sono ancora pochissimi i Comuni che si sono dotati del nuovo piano urbanistico generale (Pug), perché i propri uffici urbanistica sono stati impegnati ad approvare piani urbanistici attuativi (Pua), fare varianti ai vecchi piani vigenti e fare i convenzionamenti necessari per poter costruire».

Si è preso la rincorsa, insomma, e forse per questo negli ultimi anni in Emilia-Romagna s’è costruito così tanto, arrivando nel 2021 a sfondare la soglia dei 200mila ettari, come avevano fatto in precedenza solo Lombardia e Veneto. La legge non prevedeva deroghe, ma a partire dall’emergenza Covid-19 le maglie si sono allargate.

TRA GLI ASPETTI che Bollini denuncia c’è quello legato allo sviluppo di poli della logistica, che vengono considerati interventi di interesse pubblico. «Non esiste una definizione giuridica di opere di interesse pubblico – osserva Bollini – ciò dipende dalla sensibilità e dall’etica del periodo storico, per questo nella legge d’iniziativa popolare si concede di consumare suolo solo per opere pubbliche», anche se pure in questo caso è importante fare distinzioni, spiega Bollini citando l’esempio di una nuova autostrada regionale, la Cispadana.

A cinque anni dalla legge sono ancora pochissimi i Comuni che si sono dotati del nuovo Pug, mentre approvano varianti per poter costruire

Per quanto riguarda la logistica, Ispra certifica un primato assoluto per la Regione Emilia-Romagna, che nel periodo tra il 2006 e il 2021 ha occupato quasi 400 ettari (389,23 per la precisione). Sul totale del consumo di suolo i magazzini delle merci pesano il doppio rispetto alla media nazionale.

Spiega Bollini: «Il bello è che questa regione ha un sacco di linea guida, come quelle sulla manutenzione dei corsi d’acqua, fatte anche da gente brava, ma poi dal dire al fare c’è distanza. Siamo i primi della classe, ma poi nei fatti casca l’asino». È come il tema delle varianti che si continuano ad approvare, «quando con la nuova legge non esistono varianti, non sono previste dai nuovi Pug, i Piani urbanistici generali che ogni Comune sarebbe stato chiamato ad approvare entro il gennaio del 2021».

DAVIDE FERRARESI è il presidente di Legambiente Emilia-Romagna. L’associazione ha pubblicato un comunicato dal titolo evocativo: Non è un terremoto, è il cambiamento climatico, chiedendo alla Regione di occuparsi di sicurezza del territorio e che la smetta di investire, con il governo, in opere autostradali o nel rigassificatore di Ravenna.

«C’è stato un tentativo di scrivere una legge che riuscisse a fermare il consumo di suolo, ma ci si è trovati davanti a una serie di interessi che hanno voluto che ci fossero maglie molto larghe, che ci sono state nel periodo transitorio, deroghe al limite del 3%, prove evidenti che questo consumo di suolo non si va ad arrestare con la legge» dice al manifesto. Alcuni comuni, poi, avrebbero già ampiamente superato il limite. Il problema, aggiunge, è non aver saputo «de-pianificare, oltre a tutto ciò che è stato pianificato dal primo gennaio 2018 a oggi e verrà ancora realizzato per le previsioni che non verranno cancellate, di cui non c’è una contezza precisa».

In questo contesto, con una porzione significativa di territorio soggetta a rischio, è un problema che «i fiumi siano stati strozzati, e chi si occupa di pianificazione del territorio in maniera integrata lo denuncia da tempo: i luoghi dove l’acqua è destinata a scorrere vengono inseriti in un tessuto molto rigido, ed è chiaro che il pericolo aumenta». Come se non bastasse, impera ancora la retorica del ricostruiremo tutto, che rischia di amplificare il problema.

* Fonte/autore: Luca Martinelli, il manifesto

 

 

Image by Hans from Pixabay



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