Hawaii. L’isola di Maui brucia ancora: «Come in guerra»

by Marina Catucci * | 12 Agosto 2023 11:08

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Sale a 55 il numero delle vittime accertate, ma sono migliaia i dispersi. Le autorità locali calmierano i prezzi dei beni di prima necessità

 

A causa dei quattro enormi incendi che mercoledì si sono diffusi sull’isola di Maui, Hawaii, il numero delle vittime è salito: il nuovo bilancio è di almeno 55 morti e si teme che fra gli oltre mille dispersi ce ne siano altri.

Il capo della polizia ha spiegato che si tratta di persone i cui corpi sono stati trovati all’aperto ma che le squadre di soccorso non hanno ancora cercato vittime all’interno degli edifici e ha esortato i residenti a non tornare a Lahaina fino a quando non saranno stati recuperati tutti i corpi.

Per accelerare i tempi, California e stato di Washington hanno inviato delle squadre di ricerca e soccorso con i cani.

SECONDO QUANTO dichiarato dalle autorità locali, gli incendi nella città principale Lahaina e a Pulehu, nel nord dell’isola, sono ancora in corso, anche se molto mitigati dal lavoro dei vigili del fuoco che continuano a operare soprattutto nella zona centrale.

L’incendio principale è contenuto all’80%. La Hawaii Tourism Authority ha dichiarato che sono stati evacuati più di 14mila turisti e altrettanti verranno trasferiti dall’isola in queste ore.

Durante una conferenza stampa Josh Green, governatore democratico delle Hawaii, ha definito gli incendi «il più grande disastro nella storia dello stato»: le condizioni della città di Lahaina, ridotta in macerie, sono paragonabili a quelle di una città in cui «è esplosa una bomba». «Il cambiamento climatico è qui e sta colpendo le isole», ha concluso Green.

Per far fronte alla situazione Joe Biden ha dichiarato lo stato di «disastro naturale grave» per l’arcipelago, un provvedimento che comporta l’invio di aiuti e fondi aggiuntivi e consente alle persone colpite di richiedere sovvenzioni per alloggi temporanei e ricostruzione delle proprie case. Gli imprenditori possono anche richiedere che le loro attività vengano inserite nei programmi di recupero economico.

PER CALMIERARE le spese individuali, le autorità delle Hawaii hanno annunciato il congelamento dei prezzi di tutti i prodotti sull’isola di Maui, imponendo che gli articoli essenziali tra cui cibo, acqua, benzina e combustibile per cucinare siano venduti a prezzi molto ridotti per fare fronte all’emergenza. I rifugi di emergenza continuano a rimanere aperti e autocisterne posizionate lungo la strada forniscono gasolio e benzina ai residenti.

Mentre continuano a svolgersi le operazioni di soccorso e di aiuto dei residenti, diventa sempre più chiaro l’insieme di elementi che hanno permesso agli incendi di devastare l’isola.

Prima fra tutte la siccità delle ultime settimane: la terra e la vegetazione secca hanno il potere di alimentare gli incendi, che possono diventare rapidamente devastanti se dei forti venti soffiano le fiamme verso gli insediamenti abitativi. Proprio ciò che è successo con l’uragano Dora che, come riporta il National Weather Service, ha portato «venti molto forti e dannosi che, uniti a bassi livelli di umidità, hanno prodotto condizioni meteorologiche pericolose».

A tutto ciò va ad unirsi il modo diverso in cui viene usa la terra: le specie non autoctone ormai coprono quasi un quarto della superficie totale delle Hawaii, erbe e arbusti invasivi che diventano altamente infiammabili nella stagione secca.

LE HAWAII hanno anche perso grandi piantagioni e ranch e ora le erbe soggette a incendi superano di gran lunga i terreni di erbe umide.

In tutti gli Stati Uniti si moltiplicano le iniziative per aiutare Maui e dall’isola, attraverso canali social come X e BlueSky, si è alzato un appello diretto ai turisti: non venite, se volete aiutarci e avevate prenotato una vacanza qui, cancellatela e fate una donazione alla Hawaii Community Foundation, non ce la facciamo a prenderci cura di voi.

* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto[1]

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