Appello di accademici italiani: fermare la cooperazione scientifica con Israele

by Andrea Capocci * | 2 Marzo 2024 13:13

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 L’accordo siglato con Roma include tecnologie duali, utilizzate anche a scopo bellico

 

Sospendere la cooperazione tecnologica e scientifica tra Italia e Israele finché a Gaza non sarà rispettato il diritto internazionale. Lo chiedono con una lettera aperta oltre cento accademiche e accademici italiani dopo un accordo che potrebbe condurre Roma e Tel Aviv a collaborare allo sviluppo di tecnologie belliche.

L’allarme nasce dal bando pubblicato dal Ministero degli Esteri il 24 febbraio e finalizzato a «progetti congiunti di ricerca per l’anno 2024, sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele». Le ricerche riguarderanno il miglioramento dei terreni agricoli, la gestione dell’acqua ma anche «l’ottica di precisione, l’elettronica e le tecnologie quantistiche per applicazioni di frontiera». Secondo l’appello, nell’elenco rientrano diverse tecnologie a uso duale, utili non solo a scopo civile. «La terza linea di finanziamento delle tecnologie ottiche potrebbe essere utilizzata per sviluppare devices di sorveglianza di ultima generazione (detectors) anche a uso bellico» scrivono i firmatari. «Questo aggraverebbe le responsabilità internazionali del nostro Paese poiché, nonostante le rassicurazioni del governo, l’Italia non sembra aver interrotto l’esportazione di armi verso Tel Aviv dal 7 ottobre 2023».

L’appello chiede di congelare le relazioni tra università e centri di ricerca dei due Paesi allo scopo di fare pressione su Israele. Altrove gli atenei si sono già mossi: «L’Università della California di Davis ha disinvestito 20 milioni di dollari dalla collaborazione con aziende complici dell’occupazione e dell’assalto militare in corso – spiega l’appello – e lo stesso hanno fatto quattro università norvegesi».

Ma l’obiettivo è anche proteggere l’Italia da una possibile chiamata in correità. La Corte Internazionale di Giustizia sta esaminando le accuse di genocidio a carico di Israele e «le conseguenze per uno stato ritenuto complice di crimini di guerra e/o contro l’umanità, o ancor più di genocidio, sono gravi e potrebbero esserlo anche per l’Italia». Infine, denunciano gli accademici, nella striscia è in corso uno «scolasticidio». Sotto le bombe sono caduti oltre 4 mila studenti e 231 insegnanti e impiegati del sistema scolastico. Uno dopo l’altro sono stati attaccati anche gli atenei di Gaza, dall’università islamica colpita già l’11 ottobre fino a quella rimasta in piedi più a lungo, l’università Al-Israa saltata in aria il 17 gennaio.

Contro la vendita delle armi a Israele non si muovono però solo gli accademici italiani: ieri è stata divulgato un altro appello promosso dall’Internazionale Progressista – l’organizzazione fondata da Bernie Sanders e Yannis Varoufakis – e firmato da 200 parlamentari di tredici Paesi che chiedono ai propri governi di non esportare armi verso Tel Aviv. Tra loro non figura nessun parlamentare italiano. Eppure, secondo le periodiche relazioni al Parlamento sul commercio di armi, tra il 2013 e il 2022 l’Italia ha venduto armamenti a Israele per 120 milioni di euro.

* Fonte/autore: Andrea Capocci, il manifesto[1]

 

 

 

Image by Save_Palestine from Pixabay

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