«Regole severe sui migranti. Ma non chiamateci xenofobi»

«Regole severe sui migranti. Ma non chiamateci xenofobi»

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Germania/Europa Intervista con Fabio De Masi, leader in Europa dell’Alleanza Sahra Wagenkneckt

 

BRUXELLES. Fabio De Masi, 44 anni, è europarlamentare tedesco dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), che si definisce un partito di «sinistra conservatrice», date le sue posizioni su migranti e guerra in Ucraina. Di origine italiana, De Masi è stato in passato esponente della Linke, nel gruppo Left all’Eurocamera. Lo incontriamo in una sala del Parlamento europeo.

Bsw è nato solo dieci mesi fa, adesso negozia con Spd e Cdu per il governo del Brandeburgo. Cosa farete del consenso ottenuto alle recenti elezioni?
Vogliamo rappresentare un’alternativa politica seria per tutti quelli che sono insoddisfatti del governo attuale. Vogliamo costruire una prospettiva solida per gli anni a venire. Non vogliamo essere semplicemente «imprenditori della paura», come Afd, ma vogliamo realmente cambiare la politica tedesca.

Spesso siete accostati all’estrema destra di AfD. Con le sue credenziali di politico di sinistra, non si sente a disagio?
Sulla politica sociale ed economica, AfD è vicina ad altri grandi partiti tedeschi, perché loro vogliono privatizzare, noi vogliamo più investimenti pubblici. Quanto alla politica estera, insieme ad altre formazioni appoggia il governo Netanyahu mentre noi difendiamo la legge internazionale e il diritto umanitario. In merito all’Ucraina, siamo contro l’invasione russa, ma diciamo anche che questa guerra ha un’origine complicata ed è irresponsabile non cercare una soluzione negoziale.

Ma anche voi come AfD avete una posizione dura rispetto all’immigrazione, non è così?
No. Noi vogliamo ridurre l’immigrazione senza controlli, nel senso che il 50% delle persone che cercano rifugio in Germania non rientrano sotto le regole dell’asilo o altre leggi per i richiedenti asilo. Così rimangono nelle nostre comunità spesso senza prospettive e questo crea tensioni sociali. Dobbiamo assistere i migranti economici in prossimità dei loro paesi di origine e creare vie limitate ma legali di migrazione economica nell’ambito della nostra capacità di fornire lavoro, alloggio e istruzione.

Però da qui a dire che gli immigrati non sono benvenuti, il passo è brevissimo.
Noi non usiamo argomenti xenofobi. Capisco i motivi per cui le persone arrivano e molti di noi, a partire dal sottoscritto abbiamo un background di immigrazione. Ma l’immigrazione nel Dopoguerra in Germania era di tipo diverso, perché chi arrivava veniva integrato nel mercato del lavoro. C’è bisogno di affrontare le cause profonde della migrazione, come le guerre per i cambi di regime e le politiche commerciali sleali.

La Germania ospita al momento 3,5 milioni di rifugiati. Spd al governo e Cdu all’opposizione chiedono respingimenti, AfD propone lo stop. Voi?
Chi viene da una zona di guerra deve avere ospitalità, ma gli ucraini godono di discutibili privilegi nel nostro sistema di welfare rispetto ad altri migranti. Sosteniamo che la guerra in Ucraina vada fermata, in modo che la gente possa tonare a casa presto. Altri politici che si comportano come i più grandi amici del popolo ucraino siedono invece su comode sedie negli spettacoli televisivi in Germania e poi chiedono di rimandare sul campo di battaglia gli uomini ucraini sfuggiti al servizio militare.

Il cancelliere Scholz ha appena ripristinato i controlli alla frontiera. Ma la libera circolazione nello spazio Shengen non è uno dei pilastri della costruzione europea?

Va bene controllare le frontiere di tanto in tanto, se per ragioni di sicurezza. Quello che non funziona è l’approccio unilaterale della Germania. C’è bisogno di affrontare il tema in modo coordinato tra paesi Ue.

Come?
Con un sistema in cui l’Ue assicuri le procedure principali nei paesi terzi, senza esternalizzare a regimi non democratici, ma garantendo sempre la prospettiva di diritti abitativi e istruzione per chi applica l’asilo. L’Ue può assicurare legalità agendo fuori dai suoi confini e disincentivando i viaggi di chi non ha diritto di asilo. In sostanza, l’ospitalità verso i migranti deve essere proporzionata alle nostre capacità di fornire aiuto e infrastrutture.

L’idea di un simile intervento da parte dell’Ue sembra poco realistico. A proposito di diritti, lei condanna le derive di paesi che mettono in pericolo le libertà personali così come lo Stato di diritto?
Su questo versante sono certamente un critico delle politiche orbaniane. Tuttavia, non biasimo il governo ungherese per le sue iniziative diplomatiche nella guerra in Ucraina. Siamo anche scettici quando l’Ue dà lezioni al mondo intero sui diritti civili mentre i paesi occidentali causano morte e distruzione in Medio Oriente.

Sarah Wagenknecht è l’unica leader politica tedesca a supportare apertamente la Palestina. Cosa significa in un paese come la Germania, che ha un legame fortissimo con Israele per ragioni storiche e culturali?
Una cosa è l’antisemitismo e la responsabilità storica e morale verso gli ebrei quando si parla dell’Olocausto. Questo non significa che il governo Netanyahu non abbia oggi gravi responsabilità, che non sostenga tesi apertamente razziste. Noi non possiamo appaltare le nostre responsabilità storiche ai palestinesi, dicendo loro: adesso voi dovete soffrire, perché i tedeschi hanno commesso crimini contro gli ebrei.

Il Green deal europeo è sotto attacco da parte delle forze di destra e delle lobby industriali. Per voi la lotta contro il cambiamento climatico è una priorità?
Siamo a favore della lotta al cambiamento climatico, ma attenzione ricordo che il New Deal di Roosvelt prevedeva l’investimento pubblico con lo scopo di elevare le condizioni di vita delle persone. L’Ue invece si concentra sulla tassazione delle emissioni di Co2, finendo per svantaggiare la classe media e lavoratrice.

Attualmente siete tra i non iscritti all’Eurocamera, ma avete avviato una «collaborazione tecnica» con partiti ex socialisti come il ceco Stacilo e lo slovacco Smer. Cosa vi unisce?
L’idea di difendere le istanze sociali e la pace. Su quest’ultima in particolare la sinistra di Left non ha una posizione chiara.

* Fonte/autore: Andrea Valdambrini, il manifesto

 

ph Bündnis Sahra Wagenknecht



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