by Andrea Valdambrini * | 25 Ottobre 2024 9:56
La crescita dell’odio nei confronti delle persone di religione islamica è costante e preoccupante in tutta Europa. Molto più in Austria, Germania e Finlandia, meno in Spagna e Italia
BRUXELLES. C’è un crescente clima di intolleranza che attraversa l’Europa, mentre si gonfiano le vele dei partiti di estrema destra. L’allarme arriva stavolta dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue[1] (Fra, con l’acronimo inglese) e riguarda la crescita costante e preoccupante dell’odio nei confronti delle persone di religione islamica in tutta Europa. Molto più in Austria, Germania e Finlandia, molto meno in Spagna e Italia, in questo caso.
Il fatto è che quasi un musulmano su due (47%) si confronta quotidianamente con atteggiamenti razzisti e discriminatori, che riguardano non solo l’appartenenza religiosa ma anche la provenienza etnica, il pigmento della pelle, e in molti casi il loro stesso essere cittadini migranti. Le evidenze arrivano da un’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022 su poco meno di 10.000 musulmani in 13 paesi Ue, tra cui i più popolosi: Germania, Francia, Italia e Spagna. Nell’indagine, condotta in un periodo precedente al 7 ottobre 2023, l’odio anti-islamico appare in crescita sensibile rispetto alla precedente indagine del 2016.
Con l’esplodere del conflitto in Medio Oriente, la situazione è deteriorata di riflesso nel Vecchio continente. «Solo nell’ultimo anno», osserva nel rapporto la direttrice dell’agenzia Ue Sirpa Rautio, «si sono evidenziati segni di divisione sempre maggiori all’interno della società», con una sostanziale crescita delle minacce non solo contro la comunità islamica, così come, specularmente, anche dell’antisemitismo.
È difficile fare una stima esatta e aggiornata di quante persone di religione musulmana vivono nei paesi Ue, ma il numero dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni. Si tratta quindi del secondo più grande gruppo religioso: una forte minoranza, destinata plausibilmente ad aumentare a causa delle migrazioni. Ed è proprio questa comunità, assolutamente eterogenea dal punto di vista della provenienza ma accomunata nell’esclusione, a sperimentare ostacoli in settori che spaziano dal mercato del lavoro al diritto all’abitare. Il 35% di chi ha risposto al questionario della Fra dichiara di aver subito discriminazioni nel prendere in affitto o acquistare un alloggio. Circa il 40% lamenta poi di essere stata penalizzata nel mondo del lavoro o di essere più qualificata rispetto al lavoro che fanno.
La percezione di essere messi ai margini nella ricerca del lavoro a causa del credo religioso appare ancora più scioccate se si guarda il dato delle seconde o terze generazioni. Il 55% di loro sente di aver subito un trattamento non equo nella ricerca di un impiego. Difficoltà che possono facilmente portare all’impoverimento e in prospettiva all’emarginazione sociale. Eppure «l’Europa deve essere un luogo a cui i cittadini di fede musulmana possano sentirsi di appartenere», osserva ancora Rautio. Modificare i pregiudizi e creare uno spazio di opportunità senza distinzioni è parte essenziale della democrazia. Difficile, però, quando le democrazie dell’Ue sembrano volersi affidare sempre di più all’estrema destra che della discriminazione fa la sua bandiera.
* Fonte/autore: Andrea Valdambrini, il manifesto[2]
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