Assemblea nazionale contro il ddl Sicurezza rilancia la mobilitazione
A Pieno regime si allarga, manifestazione nazionale il 14 dicembre. Ferrajoli: «Contro la svolta autoritaria globale unire la protesta italiana a quella del resto del mondo»
«Se la sala fosse stata vuota, cari compagni e compagne, saremmo qua di nuovo nel regno della sfiga invece siamo qua nel regno della possibilità». Quando interviene Rolando, dei centri sociali del nord est, a circa mezz’ora dall’inizio dell’assemblea nazionale contro il ddl Sicurezza, il colpo d’occhio è notevole. Almeno 500 persone tra l’aula magna della facoltà di Lettere della Sapienza e l’atrio. La scommessa che si è data la rete A pieno regime, del resto, è poderosa: portare a Roma il 14 dicembre almeno 100mila persone per la manifestazione nazionale contro i provvedimenti del governo Meloni che «criminalizzano la marginalità sociale», inclusa la manovra che taglia sanità e istruzione. «A Padova qualche giorno fa c’erano 5mila persone in corteo – ragiona Rolando – credo che sia alla nostra portata». Anche perché prima ci sono altre manifestazioni in cui confluire.
IERI, CON L’ASSEMBLEA della Sapienza e il Climate Pride, si è aperto un mese intenso di cortei e la premier ha dimostrato, proprio in questi giorni, di non gradirne nessuno. Non è causale infatti che in apertura la rete A pieno regime porti la solidarietà agli studenti per «il vergognoso linciaggio mediatico a cui sono stati sottoposti dai partiti di governo». Oggi a Firenze è la giornata degli operai dell’ex Gkn, il 23 novembre si terranno le manifestazioni transfemministe, il 29 ci sarà lo sciopero generale dei sindacati, il 30 un corteo contro il genocidio palestinese.
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«È necessario per costruire una mobilitazione larga, plurale, con la partecipazione non solo delle reti militanti ma anche di quella parte della società civile che non ha intenzione di accettare la deriva autoritaria e liberticida messa in atto dalla destra», spiegano dall’assemblea. L’ambizione è quella di un «blocco reale nel giorno della votazione, altrimenti sembra che ci stiamo trovando per costruire la solita manifestazione nazionale».
SULLA DATA DEL 14 dicembre c’è ampia convergenza ma, avvisano, il corteo sarà anticipato nel caso di un’accelerazione al Senato. «Come opposizione abbiamo presentato 1.400 emendamenti per farla lunga, al netto di tagliole – spiega il senatore Avs Peppe De Cristofaro – alcune cose devono modificarle, come la norma che rende illegale la canapa industriale che non regge». Difatti nell’aula magna sono presenti anche l’Associazione della canapa sativa e la Federazione dei lavoratori dell’agroindustria (Flai). E poi, tra realtà locali come il Laboratorio Insurgenzia di Napoli e i Municipi solidali di Bologna, ci sono anche Arci, Anpi, Amnesty, Fiom, Flc Cgil, Cobas, Antigone, associazioni per il diritto all’abitare e quelle ambientaliste come Ultima Generazione, reti per i migranti come Mediterranea, i Giuristi Democratici.
«Se uno si va a spulciare il pacchetto Sicurezza penso che trova un reato costruito proprio su ciascuna delle persone che stanno qua dentro» commenta Michele Rech (Zerocalcare). «Questo ddl ha il chiaro fine di criminalizzare ogni forma di disobbedienza civile ovunque venga praticata, il governo Meloni è insofferente a ogni tipo di dissenso – nota anche l’avvocata e attivista Federica Borlotti -. Dietro la maschera della sicurezza si cela un progetto di repressione per colpire le fasce più deboli, emblematico è ciò che avverrà sul terreno della casa».
PARTONO i collegamenti video con Ilaria Salis, la vicesindaca di Bologna Emily Clancy, Fabio Anselmo e Ilaria Cucchi, in sala c’è anche Nicola Fratoianni. «Dobbiamo stringere alleanze, allargare la partecipazione, superare gli steccati identitari e i particolarismi», dice un attivista ed è il messaggio su cui insistono tutti gli interventi. Per Luigi Manconi la «torsione autoritaria» della destra di governo è «più grave e più lesiva dei diritti fondamentali della persona persino rispetto alle leggi che furono varate in piena emergenza terrorismo».
Lo chiama «il decreto paura» Michele de Palma, segretario nazionale Fiom, «perché è costruito per far paura a chi pensa diversamente dalla maggioranza», mentre il giurista Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto, consiglia di «collegare il movimento di protesta italiano a quelli del resto del mondo perché ormai la svolta autoritaria è globale ed è a livello globale che si decide il futuro della democrazia».
* Fonte/autore: Luciana Cimino, il manifesto
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