Gaza. A Nuseirat è l’inferno. «Ci si picchia per il cibo»
Bombardamenti incessanti su tutta Gaza, stragi di bambini. In molte aree i raid israeliani bloccano la campagna di vaccinazione anti-poliomielite
Finché un numero resta tale non riesce mai a smuovere davvero qualcosa nei pensieri dei singoli o nell’opinione pubblica. Per questo i popoli che hanno subito massacri e violenze nell’ultimo secolo hanno cercato di documentare il più possibile ciò che gli è accaduto e la distruzione che hanno dovuto affrontare. Ma ai palestinesi questa possibilità non è concessa. Dall’inizio delle operazioni militari israeliane contro la Striscia di Gaza il 7 ottobre scorso sono state uccise 43.324 persone e ne sono state ferite 102.019. Solo nelle ultime 36 ore si registrano 104 ulteriori vittime, tra le quali – secondo il ministero della Salute – ci sono venti bambini. Il bilancio peggiora di giorno in giorno, come un pozzo senza fondo verso l’inferno, ma c’è ancora chi parla di «diritto di Israele a rispondere agli attacchi del 7 ottobre 2023».
DI FRONTE ad azioni brutali come quelle di ieri contro il campo di Nuseirat, nel centro di Gaza, assumono un valore diverso anche le parole del portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri: «Netanyahu non vuole davvero raggiungere una tregua; sta prendendo tempo e usa i negoziati per il cessate il fuoco come copertura per continuare la sua offensiva nella Striscia».
A Nuseirat da giorni si bombarda senza sosta e almeno 34 persone sono morte nelle ultime ore. Al Jazeera riferisce di bombardamenti apparentemente indiscriminati su edifici residenziali nel nord del campo che hanno fatto letteralmente «saltare in aria» interi palazzi. Venerdì l’area è stata sottoposta a 24 ore ininterrotte di fuoco d’artiglieria, raid aerei, attacchi di droni e bombardamenti dalle navi. Tra le decine di vittime, un neonato di un mese e sua madre sono stati schiacciati dalle macerie. Ieri mattina il contesto era lo stesso e, infatti, prima di metà giornata i morti erano già decine. I civili stanno cercando rifugio in altri insediamenti, soprattutto a Deir el-Balah e Maghazi. «Ma – raccontano i giornalisti arabi sul posto – l’esercito israeliano sta attaccando i civili in queste aree con droni e forze di terra». L’azione dei caccia dello Stato ebraico si è concentrata anche sulla parte settentrionale di Gaza, in particolare a Beit Lahiya, area trasformata in un «paesaggio distrutto» secondo alcune testimonianze. Altre cinque persone uccise nel campo di Burj, mentre a Jabaliya si continua a scavare tra le macerie dove già sono stati rinvenuti 84 cadaveri.
LOUISE WATERIDGE, responsabile delle emergenze per l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha così descritto la situazione a Nuseirat: «Non c’è cibo disponibile. La situazione è diventata così grave che, ancora una volta, stiamo assistendo ai litigi per i sacchi di farina. Le persone stanno lottando per le scatole di cibo rimaste e per qualsiasi cosa sia commestibile, perché le scorte sono estremamente scarse». Wateridge aggiunge che oramai è diventato impossibile spostarsi senza mettere a repentaglio la propria vita anche per gli operatori umanitari, il che rende «la risposta umanitaria assolutamente impossibile».
Ma, a parte il lavoro incredibile dei giornalisti arabi presenti nella Striscia, noi possiamo solo vedere le foto e i video di chi attualmente si trova lì e a lungo andare persino queste testimonianze non disturbano più così tanto. «Credo che gli spettatori dimentichino che la gente non può lasciare la Striscia di Gaza. Non c’è assolutamente nessun posto dove andare. Stanno fuggendo da un posto all’altro e vengono bombardati ovunque vadano. È terrificante», ha concluso Wateridge.
STANDO alle testimonianze raccolte dai media arabi ieri è stata presa di mira con delle granate stordenti anche una delle cliniche nelle quali si stava svolgendo la vaccinazione anti-poliomielite dei bimbi gazawi. La campagna è stata organizzata dall’Oms, dall’Unicef, dall’Unrwa, tutte organizzazioni dell’Onu, rappresentanti della comunità internazionale. I droni israeliani non si sono fatti problemi a sganciare degli ordigni che hanno ferito tre bambini in fila per il vaccino. Del resto in altre zone di Gaza la campagna di vaccinazione è stata interrotta del tutto a causa dei bombardamenti.
MA GAZA è ormai il fronte sud di Israele, non più l’unica guerra. A nord c’è il Libano, ci sono i miliziani di Hezbollah e altri, già migliaia, morti ammazzati. I jet di Tel Aviv hanno bombardato pesantemente la valle della Bekaa, nell’est, provocando un numero imprecisato di morti e decine di feriti. Uno scenario simile si è verificato a Tiro, sulla costa meridionale, secondo alcuni l’obiettivo più ambizioso in caso di un’avanzata di terra degli israeliani.
Anche il valico di confine tra Libano e Siria, noto come Jousieh, è stato colpito di nuovo. Il capo dell’agenzia Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha accusato Tel Aviv di aver colpito «strutture umanitarie» e ha poi scritto su X: «Anche fuggire e prendersi cura di coloro che fuggono sta diventando difficile e pericoloso, dato che la guerra continua a dilagare».
ALMENO UNDICI i feriti nei distretti meridionali di Beirut, che continua a subire bombardamenti devastanti ogni notte alla ricerca dei capi sciiti che abitano in queste aree. Dall’altro lato del confine, tuttavia, Hezbollah continua a lanciare razzi contro Haifa e le altre città israeliane e ieri, secondo i suoi portavoce, ha colpito quattro basi militari.
* Fonte/autore: Sabato Angieri, il manifesto
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