Il voto porta di nuovo a sinistra l’Uruguay, sulla scia di Pepe Mujica

Il voto porta di nuovo a sinistra l’Uruguay, sulla scia di Pepe Mujica

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Uruguay. Il ballottaggio presidenziale vinto dal pragmatico Yamandú Orsi, candidato del Frente Amplio e simbolo di una nuova leadership latinoamericana

 

Yamandú Orsi, candidato della coalizione di sinistra del Frente Amplio, ha vinto il ballottaggio di domenica 24 novembre ed è stato eletto presidente dell’Uruguay. Orsi ha ottenuto il 49,8%, 1.196.798 voti, superando il candidato del centrodestra Álvaro Delgado, che ha raggiunto il 45,9%, 1.101.296 voti. Il voto è obbligatorio e la partecipazione è stata, come di consueto, molto alta: l’89,4%.

Delgado, delfino dell’attuale presidente Luis Lacalle Pou, sostenuto dalla coalizione repubblicana di partiti di centrodestra e destra, ha ottenuto 445 mila voi in più rispetto al primo turno, svoltosi lo scorso 27 ottobre, ma non è riuscito a colmare la distanza con Orsi, il quale ha aumentato il suo consenso di 120 mila voti.

ORSI È STATO GOVERNATORE del dipartimento di Canelones, 500 mila abitanti, un Uruguay in miniatura, con fabbriche, agricoltura e allevamenti. Politicamente viene dal Movimiento de Participación Popular, dell’ex presidente Pepe Mujica, ed è considerato un pragmatico, un negoziatore. Figlio di un lavoratore agricolo e una sarta, ha un cognome italiano e un nome charrúa, la cultura indigena preispanica dell’odierno Uruguay; è stato insegnante di storia nelle scuole del suo dipartimento e nell’interno del paese: è il primo Presidente a non essere nato nella capitale.

Con questa biografia è riuscito a convincere la maggioranza dei suoi concittadini, ma non a colmare la frattura tra capitale e zone interne. Montevideo e i suoi dipartimenti confinanti hanno scelto in maggiorana Orsi, mentre nell’interno del paese – zone agricole e scarsamente popolate – ha vinto Delgado.

DAL PROSSIMO 1° MARZO 2025, giorno dell’insediamento, il nuovo presidente dovrà far fronte alla crescente insicurezza nel paese – dovuta soprattutto all’ascesa del narcotraffico – e rilanciare un’economia stagnante, dove a crescere non è il Pil (appena l’1% l’anno scorso), ma i prezzi, la disuguaglianza e la povertà.

Per il suo mandato quinquennale, Orsi potrà contare sulla maggioranza assoluta al Senato, ottenuta al primo turno, mentre invece alla Camera avrà bisogno di due deputati per raggiungere la soglia di tranquillità. Ma dalle parti del Frente Amplio si dicono fiduciosi nelle doti di negoziatore di Orsi. Il quale ha promesso «la rivoluzione delle cose semplici», niente sterzate improvvise per un paese abituato alla stabilità e all’alternanza, in un’America Latina scossa da frequenti terremoti politici ed economici.

Orsi ha assicurato che governerà per tutti, non solo per chi lo ha votato, mentre i leader della coalizione sconfitta hanno subito riconosciuto la sconfitta. Echi di una politesse democratica sempre più fuori moda, l’Uruguay è un’eccezione in una regione dove la battaglia politica è sempre più violenta. Le versioni uruguayane alla Milei e Bolsonaro, come il candidato del Partido Colorado o quello di Cabildo Abierto, non hanno ottenuto grandi consensi e sono rimaste escluse dal ballottaggio.

Domenica sera, la Rambla di Montevideo che costeggia il Rio de la Plata, nel tratto dov’era stato allestito il palco del Frente Amplio, era stracolma di gente.

«FAMIGLIE CON BAMBINI, coppie di giovani, una festa di popolo, con caroselli di auto fino alle due di mattina. Cose alle quali non siamo più abituatati in Italia» commenta al manifesto Fabio Porta, deputato del Pd eletto in America del Sud, recatosi a Montevideo con una delegazione internazionale progressista. «I primi governi del Frente Amplio – 2005-2020 – rientravano nel ciclo progressista che governava l’America Latina. Oggi, con Trump e Milei, e la sinistra in difficolta in Cile e Brasile, la vittoria del Frente Amplio è in controtendenza. In Uruguay poi – aggiunge Porta – assistiamo anche alla nascita di una nuova leadership, al rinnovamento dei vertici, cosa che non avviene né nella sinistra brasiliana né in quella argentina. Per questo, con la vittoria di domenica, l’Uruguay si afferma come una frontiera per la sinistra latinoamericana».

* Fonte/autore: il manifesto

 

ph Intendencia de Montevideo, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons



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