Nella città di Beppe Sala via libera al grattacielo facile
Milano. Cemento, speculazione e ingiustizia sociale sono i grandi rimossi di questi quindici lunghi anni di centrosinistra
Si scrive Salva Milano, si legge grattacielo facile. Il parlamento si appresta a votare il disegno di legge sulla rigenerazione urbana che contiene anche l’emendamento che potrebbe sottrarre ai magistrati l’edilizia milanese finita sotto inchiesta.
LO SCONTRO VA AVANTI DA MESI: secondo la Procura a Milano ci sono decine di palazzi costruiti abusivamente, senza rispettare le norme nazionali e fatti costruire con maxi sconti a favore dei costruttori; secondo la giunta di Beppe Sala, invece, tutto è stato fatto seguendo le norme nazionali e le modifiche apportate nel corso degli anni. In particolare è il decreto Fare del 2013 votato dal governo Letta ad aver aperto la strada ai grattacieli facili milanesi.
ORA L’ACCORDO TRA MAGGIORANZA di destra e Pd prevede il salvataggio dei presunti abusi milanesi tramite lo strumento dell’interpretazione autentica della legge. Il testo al voto del parlamento dice sostanzialmente che è corretto che con una semplice Scia (la segnalazione d’inizio attività) si possano realizzare nuovi edifici oltre i 25 metri d’altezza, anche al posto di edifici bassi. Al comma 3 il testo spiega che «rientrano tra gli interventi di ristrutturazione edilizia gli interventi di totale o parziale demolizione e ricostruzione che portino alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto d’intervento, di organismi edilizi che presentino sagoma, sedime, prospetti e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari, purché rispettino le procedure e il vincolo volumetrico previsti dalla legislazione regionale o dagli strumenti urbanistici comunali».
TRADOTTO VUOL DIRE CHE E’ STATO corretto il rito dell’urbanistica milanese e che quindi costruire grattacieli lì dove prima c’era un edificio di uno o due piani è lecito anche senza approvare un piano attuativo, cioè quello strumento urbanistico che prevede procedure e valutazioni più complesse e costi per i costruttori più alti.
L’EDILIZIA CHE SFIGURA LA CITTA’ non è reato e le inchieste della magistratura milanese potrebbero finire lungo il binario delle archiviazioni. Un intervento a indagini in corso che aveva già sollevato le perplessità dei tecnici del Quirinale e che secondo diversi costituzionalisti sarebbe incostituzionale. Reato o non reato, ai cittadini resta sul groppone una città dove i grattacieli sono spuntati come funghi, dove il cemento verticale ha modificato la vista e gli orizzonti e dove la rendita immobiliare si sta mangiando ogni spazio libero.
CEMENTO E INGIUSTIZIA SOCIALE sono i grandi rimossi di questi quindici anni di governo di centrosinistra milanese. Con l’approvazione dell’emendamento Salva Milano il grattacielo facile diventerà però un modello nazionale, prêt-à-porter. I privati, i costruttori, gli sviluppatori, avranno più potere contrattuale nel pretendere dai comuni sconti e agevolazioni: se si può fare a Milano, si può fare anche altrove. Così nelle città scompare la pianificazione urbanistica pubblica a beneficio degli interessi e delle esigenze degli operatori privati.
UNA DEREGULATION CHE HA PORTATO in una città come Milano alla proliferazione di ristoranti e localini uno dietro l’altro, mentre librerie indipendenti e piccoli negozi al dettaglio, magari storici, sono costretti a spostarsi verso la periferia per l’aumento insostenibile degli affitti.
I GRATTACIELI FACILE INNESCANO a catena dinamiche di gentrificazione spinta tipiche delle città, ma che con questa urbanistica da luna park vanno alla velocità della luce. E la città premium che attira sempre più turisti consuma suolo ed espelle i suoi abitanti.
* Fonte/autore: Roberto Maggioni, il manifesto
ph Nicolago, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
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