Sciopero generale. Landini: «È vero, facciamo politica: contro le disuguaglianze»
La protesta. Domani lo sciopero generale di Cgil e Uil. Landini: «Il conflitto è il sale della democrazia»
Maurizio Landini, segretario generale Cgil, risponde da Roma dopo settimane di assemblee e iniziative in giro per l’Italia per preparare la mobilitazione di domani. Che, anche quest’anno, il ministro dei Trasporti Salvini ha precettato, accusando i sindacati di indire scioperi selvaggi senza motivazione.
Era prevedibile, immagino.
Si, perché fa parte del suo tentativo esplicito di mettere in discussione il diritto allo sciopero che è costituzionalmente garantito, con una commissione di garanzia che ha obbedito al diktat del ministro. Noi abbiamo rispettato tutte le regole previste dalla legge e le rispettive fasce di garanzia. Piuttosto dovremmo chiedere noi al ministro Salvini cosa ha fatto in questi anni per garantire la sicurezza delle lavoratrici, dei lavoratori e degli utenti del trasporto pubblico? Cosa ha fatto per migliorare le condizioni di questo fondamentale settore? Cosa ha fatto per rispettare gli orari, la qualità, l’efficienza dei trasporti? E per garantire il diritto alla mobilità delle cittadine e dei cittadini? Noi ci battiamo per ottenere il rinnovo dei rinnovi dei contratti per milioni di lavoratori e lavoratrici che garantiscono il servizio verso la cittadinanza.
Salvini non è il solo. Sembra che sotto il governo Meloni si sia effettivamente compiuto un capovolgimento della narrazione sul lavoro che era in corso da anni: è passato il concetto che chi sciopera lo fa per avere una giornata libera.
I lavoratori e le lavoratrici che scioperano lo fanno a proprie spese rinunciando ad una giornata di lavoro, non è una vacanza ma una giornata di lotta per affermare i propri diritti. Chi sciopera e lotta lo fa anche per dare qualità ai servizi e lo fa per tutte le cittadine e i cittadini.
La manovra del governo di destra sembra composta da una serie di favori alla maggioranza del tutto sganciati dai bisogni delle persone, i dati ci dicono che l’Italia si è impoverita. Cosa c’è che risponde alla crisi sociale che morde?
La risposta arriva dallo stesso governo, che certifica un impatto della sua politica economica sul Pil che oscilla tra lo 0,0 e lo 0,3. Un’autentica resa ad una prospettiva di declino economico e deindustrializzazione. La produzione industriale cala, la domanda interna ristagna, precarietà, lavoro nero e sommerso colpiscono 6 milioni di lavoratori. L’inflazione ha decurtato salari e pensioni. È questa la realtà che il governo non fa che aggravare tagliando il fondo per un settore strategico come l’automotive, tornando a far cassa con le privatizzazioni, incentivando ancor più la precarietà e riuscendo nell’impresa di peggiorare la legge Fornero sulle pensioni.
La destra ha tentato di usare la sua espressione sulla rivolta sociale per accusare sindacato e oppositori di estremismo.
Rivolta sociale vuol dire non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e alle diseguaglianze sociali. Il conflitto e il confronto sono il sale della democrazia. È il governo che viene meno a questi principi.
La sua frase ha fatto impressione anche nel centro sinistra. A furia di inseguire i modelli economici la sinistra ha perso anche il suo lessico?
Se la sinistra vuole ritrovare non solo un lessico ma una nuova linfa deve ritornare a rappresentare la cultura del lavoro, dei suoi diritti, della sua libertà.
Lo sciopero è contro la manovra ma domani aderiranno anche realtà che stanno lottando contro il dl Sicurezza, contro la riforma Bernini sul precariato universitario, contro il definanziamento dell’istruzione e per la pace. Mi sembra che ci sia una alta percezione di rischio.
Quando si colpisce il lavoro, l’accesso ai servizi sanitari, all’istruzione, quando si fa una riforma fiscale che cancella la progressività e alimenta l’evasione fiscale si compromette il patto sociale su cui si tiene insieme un paese e si mette a rischio la stessa tenuta democratica. Premierato, autonomia differenziato, ddl sulla sicurezza, attacco all’indipendenza della magistratura sono già il segno di un’involuzione autoritaria.
Quale è l’obiettivo di questo sciopero? Cos’è che vi farà dire dopodomani: è stato un successo?
Vogliamo cambiare le attuali politiche economiche e sociali. Per farlo bisogna prendere le risorse dove ci sono tassando i profitti e gli extraprofitti che sono cresciuti, le rendite e i grandi patrimoni, contrastando l’evasione fiscale, facendo una vera riforma basata sulla progressività e l’equità fiscale. Risorse da destinare alla crescita dei salari, alla sanità e alla scuola pubblica, a politiche industriali sostenibili sul piano sociale e ambientale, ad una vera riforma delle pensioni che tuteli la loro rivalutazione, ristabilisca la flessibilità in uscita, garantisca un futuro previdenziale a giovani e donne. Il successo lo daranno le lavoratrici e i lavoratori che parteciperanno e che ci daranno la spinta a non fermarci finché che non strapperemo risultati.
La destra accusa i sindacati di voler fare politica ma anche in questo caso c’è uno slittamento semantico
Insieme alla Uil abbiamo proclamato scioperi generali di ogni tipo: contro il Jobs act del governo Renzi, contro il governo Draghi considerato per definizione infallibile, con la nostra autonomia siamo sempre stati al merito dei problemi. E comunque se politica vuole dire battersi contro ogni discriminazione di ogni genere, contro le disuguaglianze per cambiare davvero la società, si faccia politica come ha sempre fatto un sindacato davvero confederale.
* Fonte/autore: Luciana Cimino, il manifesto
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