Trapani. Il carcere delle torture: arrestati 11 agenti
Altri 14 poliziotti sospesi dal servizio, in totale 46 coinvolti nelle violenze sui detenuti. Documentati gli abusi reiterati nella «sezione blu», definita un inferno
Buttato per terra, un lenzuolo di sopra e massacrato di botte: «Tanto questo è nero, non si vede un cazzo», se la ridevano. Sghignazzamenti anche di fronte allo straniero costretto a camminare nudo in corridoio mentre veniva sbeffeggiato con commenti sui genitali e schiaffeggiato. E poi secchi riempiti di urine mescolate ad acqua lanciati addosso, calci, pugni, perquisizioni illegali, umiliazioni di ogni sorta. È un libro dell’orrore l’ordinanza di 157 pagine firmata dal gip di Giancarlo Caruso, che racconta di torture, pestaggi e minacce ai detenuti nel carcere di Trapani. Su richiesta della Procura, il gip ha ordinato l’arresto ai domiciliari per 11 agenti di polizia penitenziaria e la misura interdittiva per altre 14 agenti.
A INCASTRARLI sono state le immagini delle telecamere e le microspie piazzate dagli investigatori che hanno immortalato le torture e registrato le conversazioni dei picchiatori che seminavano il panico nella «sezione blu», quella dove si trovano le celle d’isolamento: 16 stanze ognuna di 2 metri per 4, tra quella “liscia” senza suppellettili destinata a chi si temeva potesse compiere gesti autolesionisti. I fotogrammi inseriti nel provvedimento del giudice non lasciano dubbi sui metodi violenti degli agenti coinvolti in questa vicenda; uno degli arrestati, intercettato, ha persino ammesso a un collega di avere picchiato duro con gli stessi metodi quando aveva fatto servizio nel carcere di Ivrea. Gli inquirenti parlano di trattamento inumano e contrario alla dignità delle persone».
DELLA «SEZIONE BLU», definita un inferno, se ne parlava da tempo ma nessuno si era spinto fino a mettere tutto nero su bianco di fronte e ai magistrati. L’ha fatto un detenuto il 17 settembre del 2021, raccontando di essere stato punito, dopo una protesta, portato nella sezione isolamento e aggredito a calci, pugni e sputi. È sempre lui a riferire di aver sentito un altro detenuto, nella cella accanto, urlare mentre veniva preso a botte. Fa nomi e cognomi degli agenti picchiatori, ne conferma l’identità quando gli mostrano le foto, ma chiarisce che all’interno del carcere «ci sono anche agenti che si comportano come buoni padri di famiglia». Per anni le videocamere piazzate dai pm hanno ripreso gli abusi. Le intercettazioni hanno fatto il resto. «L’avrei massacrato compà, come ho fatto con gli altri», dice uno degli agenti arrestati ascoltato dalle cimici dopo l’aggressione a un collega da parte di un detenuto. «Le secchiate d’acqua… fa caldo, un piacere gli facciamo», commenta un altro.
TRA I FRAME più sconvolgenti, parte integrante dell’ordinanza, c’è quello di un uomo nudo nei corridoi e di un altro carcerato perquisito con le braccia bloccate dietro la schiena. A una delle vittime sarebbe stata data anche una sigaretta con un farmaco, probabilmente un calmante, con un agente preoccupato delle conseguenze per la salute della vittima. Nelle relazioni di servizio delle violenze gli investigatori non hanno trovato traccia: perché gli agenti fornivano ai superiori versioni false, sottolineando solo le condotte dei detenuti.
E manifestavano insofferenza pure nei confronti dei superiori perché, a loro dire, non prendevano provvedimenti severi nei confronti dei carcerati quando protestavano o venivano trovati in possesso di telefonini o altro. Gli agenti erano pronti pure a prendersela con i medici della casa circondariale. «Se si mettono in mezzo sminchi pure i dottori», si legge in una intercettazione. Uno degli arrestati, poi, proponeva la creazione di una “squadretta” di 6 persone. «Appena succede qualcosa saliamo nel reparto», minacciava. «Ci butto un secchio d’acqua? È pisciazza immischiata con acqua», spiegava un altro. L’urina veniva lanciata nelle celle dopo aver tolto la corrente per cogliere di sorpresa i carcerati. Le vittime hanno confermato tutto. E gli inquirenti le hanno ritenute credibili.
«LE PERSONE OFFESE manifestano un atteggiamento di apprezzabile equilibrio e non hanno risentimenti», scrive il gip. «Nel reparto blu, oggi chiuso per carenze igienico sanitarie, venivano portati i detenuti con problemi psichiatrici o psicologici, che subivano violenze e torture. Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l’ordine», ha detto il procuratore capo Gabriele Paci. Ilaria Cucchi, senatrice di Avs, sostiene come «non c’è regione d’Italia dove le mele marce della polizia penitenziaria non siano accusate di abusi e comportamenti violenti ai danni dei carcerati». «Poche mele marce che però infangano l’intero corpo – afferma – Anche dopo questa ennesima inchiesta della magistratura che ha portato agli arresti domiciliari 11 agenti e alla sospensione dal servizio per altri 14 il sottosegretario Delmastro prova gioia intima? È ora di dire basta alle torture in carcere». Avs chiede al ministro Nordio di intervenire, «ma soprattutto chiediamo alla maggioranza di fermarsi con le disposizioni del ddl sicurezza che peggioreranno la situazione negli istituti penitenziari».
* Fonte/autore: Alfredo Marsala, il manifesto
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Per Nico D’Ascola così come per Carolina Lussana per esservi tortura si deve torturare almeno due volte. Carolina Lussana, parlamentare leghista, qualche anno fa fece passare un emendamento secondo il quale per esservi tortura bisognava commettere più atti di violenza o di minaccia. Non bastava torturare una volta sola per essere incriminati. Eravamo nel 2004. Al Governo c’era Berlusconi. Ministro della Giustizia era Catelli.