In arrivo una primavera referendaria: sei quesiti, dal Jobs act alla cittadinanza
Referendum Landini: «Una grande opportunità». Tridico: così si fa l’alternativa
Se ci sarà il sì definitivo della Consulta, quella del 2025 sarà una primavera referendaria. Con tutti i “se” sulla possibilità di raggiungere il quorum del 50% di votanti, sempre più difficile vista la crescita esponenziale dell’astensionismo, saranno sei i quesiti su cui gli italiani saranno chiamati a esprimersi: non solo il referendum sull’autonomia differenziata di Calderoli, quello che vede unito per il sì (all’abrogazione) un vastissimo fronte politico e sociale, da Rifondazione ai renziani, e che rappresenta il nodo più ostico per il governo Meloni.
La Cassazione ha dato il via libera anche ai 4 quesiti sul lavoro proposti dalla Cgil sul contratto a tutele crescenti e la disciplina dei licenziamenti illegittimi, e l’abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi. La Cassazione ha dichiarato conformi a legge le richieste di referendum sull’abrogazione, riguardo una norma del Codice per gli appalti, dell’esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
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Nel dettaglio, è arrivato il via libera ai quesiti promossi dalla Cgil che riguardano l’abrogazione dei licenziamenti illegittimi (Jobs act), le norme sui contratti a termine, i licenziamenti nelle piccole imprese che erano già prive di articolo 18, oltre a quelle sugli infortuni nel caso di subappalti.
Disco verde anche al referendum che chiede il dimezzamento «da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana», fortemente sponsorizzato da +Europa e giunto al traguardo delle 500mile firme lo scorso settembre, a sorpresa, grazie alla mobilitazione in rete della società civile. «Con il via libera della Cassazione ai sei quesiti referendari si apre una grande opportunità per il Paese», dice Maurizio Landini.
«La Cgil sosterrà convintamente le ragioni del sì ai referendum su lavoro, autonomia differenziata e cittadinanza. Sarà uno straordinario momento di partecipazione popolare per affermare la libertà di tutte e tutti. Bisogna porre fine ai licenziamenti ingiusti, alla precarietà, al lavoro insicuro, occorre dare cittadinanza a migliaia di italiani e fermare il progetto scellerato di spaccare il Paese».
Il M5S festeggia il primo via libera ai quesiti sul Jobs act, «una legge che ha aumentato la precarietà del mondo del lavoro sacrificando i diritti sull’altare del profitto», dice Pasquale Tridico, capogruppo all’europarlamento. «Con questi referendum abbiamo la speranza di costruire l’alternativa al governo delle destre». Sulla stessa linea anche Avs.
Per il Pd sarà una vera grana. Schlein, e altri dirigenti vicini a lei, hanno firmato i referendum di Landini, ma una parte del partito votò il Jobs act ai tempi di Renzi e ora si trova in grande imbarazzo. Tra i dem ci sarà una forte discussione: la segretaria dovrà decidere se lasciare liberà di coscienza o se schierare il partito sul sì, mettendo nel conto la defezione degli ex renziani.
* Fonte/autore: Andrea Carugati, il manifesto
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