Migrantes: «Diritto d’asilo a rischio» nell’Unione Europea

Migrantes: «Diritto d’asilo a rischio» nell’Unione Europea

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Presentato il rapporto della fondazione Migrantes. Raddoppiata la mortalità nel Mediterraneo, muore 1 persona ogni 40 arrivi

 

In Italia e in Europa il diritto d’asilo è sempre più in crisi. È questo il dato che emerge da “Popoli in cammino senza diritto d’asilo”, l’ottava edizione del rapporto su migranti e richiedenti asilo curato dalla Fondazione Migrantes. In oltre 400 pagine fotografa la situazione globale delle migrazioni e la crescente riposta securitaria ai confini dell’Europa, Italia in primis.

Nel 2024 cresce il numero di persone colpite da «sradicamento forzato», dovuto a guerre, violenze, carestie e cambiamenti climatici: secondo le stime dell’Unhcr toccheranno la soglia dei 130 milioni in tutto il mondo. Di queste la gran parte rimane sfollata nel proprio paese d’origine o in quelli confinanti, mentre una piccola parte affronta il viaggio verso l’Europa che, dice Migrantes, «continua a rendere l’arrivo sempre più complesso e pericoloso per chi fugge». Tra il 2023 e i primi nove mesi del 2024 sono stati circa 500mila gli ingressi irregolari nell’Unione, a fronte di più di 1,5 milioni di domande d’asilo presentate nello stesso periodo. Di queste 183 mila sono di siriani, il principale paese d’origine di chi cerca rifugio in Europa.

Sono i numeri di un diritto, quello d’asilo, «in declino», limitato ancora di più dalla recente approvazione del nuovo Patto Ue migrazione e asilo, votato a Bruxelles la scorsa primavera. Il pacchetto di riforme è giudicato un «compromesso al ribasso, che prelude a un ulteriore impoverimento dei diritti». In particolar modo le norme sulle procedure accelerate ai confini accentuano la detenzione in aree di transito e riducono l’efficacia dei ricorsi contro i respingimenti.

In questo quadro diminuiscono in Italia gli arrivi dal Mediterraneo: fino a ottobre 2024 sono stati 54mila, il 61% in meno dell’anno precedente. È su questo dato che si galvanizza la destra, con la senatrice Sara Kelany (FdI) che esulta: «Numeri molto positivi, frutto delle politiche del governo. Meno arrivi irregolari vuol dire meno partenze gestite dai trafficanti e, di conseguenza, meno morti in mare».

Peccato che siano gli stessi numeri e le considerazioni di Migrantes a raccontare una realtà diversa. Nel solo Mediterraneo centrale infatti, nello stesso periodo, hanno perso la vita 1.032 persone, e il tasso di mortalità non è mai stato così alto, raddoppiato dall’inizio del governo Meloni. Muore 1 persona ogni 40 arrivi nel 2024, nel 2022 era 1 ogni 75. Non solo: aumentano anche i respingimenti della sedicente «guardia costiera libica», che ad agosto 2024 erano già 16.220, quasi gli stessi di tutto il 2023 quando mancano ancora quattro mesi da conteggiare. Intercettazioni che riportano, secondo Migrantes, in un «sistema organizzato di arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze».

Ma è tutto il sistema di accoglienza a essere criticato. «Frammentato, grossolano e iniquo» lo definisce Migrantes, che fa il punto sulle riforme adottate nel corso del 2023. Su tutti il decreto Cutro e il successivo decreto del settembre 2023, che aumentava il tempo di permanenza nei Cpr fino a 18 mesi. Un sistema, quello italiano, che «tende a isolare i migranti in strutture lontane dai centri urbani e accresce la dipendenza dalle misure di accoglienza, ostacolando l’autonomia». Insieme, infine, nel rapporto, viene bocciato anche il protocollo albanese, «inefficace rispetto ai suoi obiettivi e dannoso per i diritti fondamentali dei migranti».

* Fonte/autore: Michele Gambirasi, il manifesto



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