A Gaza tra speranza e disillusione, mentre i raid spazzano via reporter e intere famiglie

A Gaza tra speranza e disillusione, mentre i raid spazzano via reporter e intere famiglie

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Voglia di cessate il fuoco nella striscia. Rimane fitto il mistero sulla presenza in Italia del generale israeliano Alian

 

Il desiderio e la voglia di credere che questa volta il cessate il fuoco potrebbe davvero essere annunciato da un momento all’altro, a Gaza si scontra con le delusioni dei passati colloqui e la disperazione di un’ondata di attacchi israeliani sempre più violenti.

NON È LA PRIMA VOLTA che accade: anche in passato, mentre le dichiarazioni dei negoziatori descrivevano di un accordo ormai alle porte, gli aerei scaricavano più bombe, il numero dei morti cresceva, i carri armati si moltiplicavano. Qualcuno a Gaza pensa infatti che l’escalation possa essere il segno che qualcosa sta per succedere.
Ma la disillusione è immensa. Tutti nella Striscia ricordano quello che avvenne a giugno, dopo la confusa presentazione del cosiddetto «piano Biden», i festeggiamenti che scoppiarono nelle strade, la fuga in avanti degli Stati uniti e poi quella di Hamas, i passi indietro e il nulla di fatto.

Nonostante ciò diversi testimoni da Gaza parlano di un cambiamento di umore. La popolazione ha bisogno più che mai di un’interruzione degli attacchi. Della fine dell’assedio nel nord, dell’ingresso degli aiuti umanitari, di centinaia e centinaia di camion con carburante, cibo, acqua, medicine e tutto ciò che può servire a 2 milioni di profughi stremati da quindici mesi di guerra e distruzione senza precedenti.

NON SI PUÒ PARLARE di ottimismo ma, a quanto pare, il dolore non ha cancellato la speranza. Anche se per tantissimi non esiste più nulla per cui sperare. Come la famiglia Abed, che ha perso dodici membri, tutti insieme, in un attacco israeliano a Khan Younis, nel sud, che ha colpito nella notte tra lunedì e martedì l’edificio in cui dormivano. I corpi, anche quelli dei bambini e di una donna incinta, avvolti nelle buste di plastica bianche, riempivano una stanza intera. Diverse generazioni, dai nonni ai nipoti, sono state spazzate via insieme. Ci sono bambini anche tra le vittime dell’attacco aereo di ieri pomeriggio nella città di Zawada, nel centro della Striscia, mentre un pescatore, Walid Sultan, è stato ucciso dagli spari di una nave da guerra al largo della costa di Deir el-Balah. Ancora, due persone hanno perso la vita in un raid tra le tende del campo profughi di Nuseirat. È salito a 204, secondo l’ufficio media di Gaza, il numero dei giornalisti uccisi nella Striscia: si sono tenuti ieri i funerali del reporter Mohammad Basheer al-Talmas, morto per le ferite riportate lunedì, quando un aereo israeliano ha colpito un gruppo di persone nella città di Sheikh Radwan, a Gaza City.

IN CISGIORDANIA, intanto, da Jenin denunciano che un incendio si è sviluppato nel campo profughi in seguito agli attacchi delle forze dell’Autorità nazionale palestinese, che continua le sue operazioni di rastrellamento cominciate ormai più di 40 giorni fa. Anche se la Brigata Jenin, legata al Jihad Islami, ha dichiarato ieri sera di aver accettato un accordo per «porre fine allo spargimento di sangue e preservare il tessuto nazionale palestinese».

Continuano anche i raid e gli arresti dell’esercito di Tel Aviv. Secondo il sito israeliano Behadrei Haredim, il ministro dell’edilizia Yitzhak Goldknopf, ha chiesto di voler invitare un milione di ebrei a stabilirsi nella Cisgiordania occupata, considerando la situazione regionale «un’opportunità» per allargare gli insediamenti. Sempre nella West Bank, un detenuto palestinese è deceduto in circostanze poco chiare mentre si trovava in custodia nelle prigioni israeliane. Diverse associazioni che si occupano dei diritti dei prigionieri hanno annunciato, lunedì, la sua morte, dichiarando che si tratta del 55esimo palestinese morto nelle carceri israeliane dal 7 ottobre 2023.

LE NOTIZIE SUI NEGOZIATI di pace non fermano i lanci di razzi dallo Yemen. Durante la notte tra lunedì e martedì un missile ha raggiunto l’area tra Gerusalemme e Tel Aviv. Nonostante sia stato intercettato, i frammenti, alcuni dei quali molto grandi, hanno colpito diverse abitazioni di cui una a Mevo Beitar, vicino Gerusalemme. Poche ore prima l’esercito israeliano aveva dichiarato di aver intercettato un altro missile lanciato dagli Houthi. In entrambi i casi non ci sono stati feriti.

RIMANE IL MISTERO sulla presenza, in Italia, del maggiore generale Ghassan Alian, capo del Cogat, l’ente israeliano di coordinamento delle attività governative nei Territori palestinesi occupati. Le autorità italiane non hanno risposto alla richiesta, presentata della Fondazione Hind Rajab, di arrestare immediatamente l’ufficiale per crimini di guerra compiuti a Gaza. Non hanno neanche però negato la presenza del soldato. La stessa cosa è accaduta a Tel Aviv: secondo il Times of Israel, il Ministero degli Esteri israeliano ha chiesto chiarimenti al Cogat sugli spostamenti di Alian ma l’ente avrebbe rifiutato di commentare la questione.

* Fonte/autore: Eliana Riva, il manifesto



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