Davos, il raduno dei super-ricchi che celebrano i nuovi riti del cinismo rapace trumpiano

Davos, il raduno dei super-ricchi che celebrano i nuovi riti del cinismo rapace trumpiano

Loading

Il 55esimo forum mondiale dell’economia in Svizzera aspetta giovedì il neopresidente Usa: clamorosa protesta di Greenpeace: «I soldi non mancano, sono nelle tasche sbagliate»

 

Nel giorno dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca i miliardari hanno avuto l’imbarazzo della scelta sul posto dove passare la giornata. I più ricchi e opportunisti della terra come il proconsole tuttofare di Trump (Elon Musk, 430 miliardi di dollari di patrimonio) Jeff Bezos di Amazon (235 miliardi) o Mark Zuckerberg di Facebook (213 miliardi) sono rimasti a Washington per baciare la pantofola al vendicativo immobiliarista rieletto imperatore.

GLI ALTRI MILIARDARI che non hanno ricevuto un invito alla celebrazione del nuovo potere possono avere prenotato una suite all’hotel Edelweiss di Davos, l’imponente albergo del 1900 dove ieri si è aperto il 55esimo «Forum economico mondiale». La coincidenza tra l’inaugurazione della nuova presidenza americana e l’inizio della settimana di Davos che durerà fino a venerdì non è sembrata casuale. È stata voluta per omaggiare l’aspirante deportatore di massa di immigrati. Trump ha colto l’opportunità e apparirà giovedì in video-collegamento con la Svizzera. Sarà un’occasione per dettare l’agenda ai servi e ai loro aiutanti. Tutti, a cominciare dalla presidente della Commissione Ue Von Der Leyen che farà capolino a Davos, sono impazienti di apprendere le condizioni dell’imperatore. E spereranno di non pagare troppi dazi che Trump dice di volere imporre all’Europa (meno) o alla Cina (di più). Il presidente Usa potrebbe intrattenere i 3 mila invitati di Davos sulle spese militari. L’Europa già si prepara alla guerra. Ora cerca di capire quanti tributi dovrà versare all’industria delle armi Usa. Trump userà la Nato, e gli sciagurati impegni presi dai governi di destra e di sinistra, per chiedere di aumentare la spesa militare al 2-3-4-5% del Pil e tagliare il moribondo Stato sociale.

GIOVEDÌ SARÀ dunque il momento clou di un’edizione del Forum Mondiale che ha un titolo tragicomico: «Collaborazione per l’era intelligente». Nei prossimi 4 anni di «collaborazione» non ci sarà traccia. Piuttosto sarà chiesto «collaborazinismo» e, in cambio, saranno elargite concessioni. Nei giorni scorsi è circolato un sondaggio in cui gli economisti del Forum hanno preannunciato una «guerra commerciale allargata». Così Trump penserà di dettare legge nella sua nuova «età dell’oro».

TRA LE ALTURE dove Thomas Mann ha disegnato il paesaggio della sua Montagna incantata ieri qualcuno ha provato a testimoniare la resistenza. Nell’eliporto di Davos gli attivisti di Greenpeace hanno bloccato una ventina di elicotteri di dirigenti d’azienda e miliardari. Hanno esposto striscioni gialli che recitavano «Tax The Super Rich». Altri attivisti hanno protestato contro i sussidi ai combustibili fossili. In centro hanno usato la vernice verde sulla facciata del negozio dove Amazon ha allestito un’effimera cattedrale mentre il suo padrone Bezos si inginocchiava a Washington davanti a Trump. «I super-ricchi devono pagare la giusta quota di tasse – ha detto Clara Thompson, portavoce di Greenpeace – I soldi non mancano, ma al momento sono nelle tasche sbagliate. È ora di far pagare il conto alle élite più ricche e mettere un freno al loro stile di vita inquinante».

LA GIUSTIZIA CLIMATICA sarà un altro bersaglio della politica trumpiana basata sull’alleanza reazionaria tra il capitalismo fossile e quello digitale. Il «greenwashing», alibi usato dalla finanza, è caduto. A Davos Larry Fink, capo del più grande fondo di investimento al mondo Black Rock, confermerà il ritiro dalla Net Zero Asset Managers, un’associazione che raduna i gestori di risparmi per la transizione «green». Tra le montagne svizzere il nuovo, minaccioso, potere ha imposto un clima di cinismo e subalternità.

* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto



Related Articles

Gre­cia: perché Atene la rossa dirà «No»

Loading

Intervista. L’economista Emiliano Brancaccio: «Se l’Euro registrerà una crepa sarà bene che avvenga da sinistra e non sull’onda nera montante di forze ultranazionaliste e xenofobe»

Lavoro, in Italia il «gender gap» più alto d’Europa

Loading

Dati Censis. Percorsi lavorativi precari e carriere peggiori che determinano pensioni più basse

Istat, c’è una «marcata flessione» nella «ripresa incredibile»

Loading

Le stime dell’Istat sulla produzione industriale indeboliscono le previsioni dell’esecutivo: «A rischio la tenuta economica»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment