Distopia europea, verso un’Unione di polizia e sorveglianza
Il Consiglio europeo di giustizia e affari interni ha apprezzato la proposta del comitato Going Dark: inserire una backdoor in tutti i device digitali, per spiare chiunque in piena libertà
La distopia in 24 paragrafi. Per disegnare un’Europa che non avrà alcun limite ai controlli. Mail, telefonate, chat. Tutto passato al setaccio. Che non avrà alcun limite alla sorveglianza delle polizie. Un’Europa che fa saltare qualsiasi dispositivo a tutela della privacy. Dove gli agenti ungheresi potrebbero chiedere informazioni e dati su chiunque. Sugli amici di Ilaria Salis, per esempio. Una distopia raccontata in un pamphlet scritto e presentato pochi giorni fa da “esperti” e funzionari delle polizie. Un progetto allarmante, dunque, che sarebbe da solo una notizia. Ma c’è di più e di peggio: quel documento è stato già «apprezzato», poco tempo fa, dal Consiglio europeo di giustizia e affari Interni, che raggruppa i ministri di tutti i Paesi del vecchio continente. A loro piace, al punto che chiedono al nuovo parlamento di Bruxelles di tradurlo presto in «misure operative». Vorrebbero norme ricalcate su quella distopia.
Ma forse è meglio andare con ordine. Tutto comincia nell’estate del 2023, quando l’Europa decide di dar vita ad un «comitato ristretto» – burocraticamente si chiamano High-level group, in acronimo Hlg – che dovrebbe essere composto da personalità autorevoli, col compito di disegnare linee guida che poi dovrebbero essere trasformate in norme. Il gruppo del quale parliamo è chiamato da tutti Going Dark, silenzio radio. Nasce su pressione di Ulf Kristersson, leader della destra svedese, all’epoca alla guida del Consiglio Ue.
Forse l’appellativo del gruppo avrebbe già dovuto allertare tutti: si costruisce infatti col dichiarato obbiettivo di approfondire il tema dell’«adeguamento delle capacità investigative alle nuove sfide tecnologiche». Titolo apparentemente generico ma in realtà Going Dark fin da subito è sembrato restringere, e di molto, il campo di ricerca. In una breve introduzione, proprio all’inizio delle sue riunioni – in uno dei pochissimi documenti pubblici – il gruppo ha scritto e fatto capire che il suo obbiettivo era consentire alle polizie europee di accedere ai dati. Ai dati dei sospetti. E ovviamente non solo a quelli. Ai dati di chiunque.
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Di più, di più inquietante: fra i suoi propositi, il gruppo di «alto livello» ha avuto anche quello di immaginare sistemi di messaggistica digitali che siano sicuri ma «accessibili fin dalla progettazione». Espressione abusata in questi anni, è stato sempre un leitmotiv delle campagne digitali delle destre. E che in realtà indica l’esatto contrario. Indica la voglia di avere una backdoor, una “porticina” a disposizione delle polizie e dei governi, per spiare qualsiasi comunicazione. Di chiunque. Anche nelle comunicazioni criptate. Una backdoor, installata su qualsiasi cellulare, portatile, pc. E che metterebbe a rischio – dicono da sempre tutti gli esperti – qualsiasi sistema di sicurezza.
Se questi sono stati i temi in discussione, è facile capire che a quel tavolo si sono trovati solo i rappresentanti delle polizie dei ventisette paesi. Più le diramazioni europee delle Big Tech, i grandi gruppi che detengono – quasi sempre abusivamente – i dati delle persone. Ci sono stati loro. Loro e basta.
Le norme istitutive degli High-level group, obbligherebbero invece i comitati ristretti a un confronto continuo con le organizzazioni della società civile. L’Edri – la sigla che raggruppa decine e decine di associazioni europee per i diritti digitali -, assieme ad Articolo19 e all’inglese Statewatch, ha provato e riprovato a farsi sentire. Davanti ha trovato un muro. Alle richieste, Going Dark ha risposto burocraticamente: scrivete un testo, lo valuteremo e casomai vi convocheremo.
I dubbi e le perplessità delle organizzazioni della società civile sono state, insomma, semplicemente ignorate. Così Going Dark ha redatto il suo documento. Ultimato appunto pochi giorni fa.
Un pamphlet – per dirla con le parole dell’ultimo, durissimo comunicato redatto dall’Edri e da 55 organizzazioni della società civile – che dal punto di vista tecnico «sembra scritto negli anni ‘90» ma che ha soprattutto un’ambizione politica: «dare alle forze di polizia l’accesso più illimitato possibile ai dati, anche quelli criptati».
La prima misura proposta è la creazione, lo si diceva, delle backdoor nella messaggistica criptata. Di fatto segnerebbe la fine della crittografia, anche quella utilizzata dagli apparati pubblici per garantire la sicurezza delle proprie comunicazioni. Il gruppo di esperti della polizia vorrebbe che fosse loro garantito un accesso «legale per progettazione». WhatsApp, e tutti gli altri, dovrebbero insomma prevedere la porticina-spia fin dal momento del lancio dei software. C’è da aggiungere solo che Signal, attraverso la sua presidente Meredith Whittaker, ha già fatto sapere che se così fosse, non opererebbe più in Europa.
Ma come fare, visto che è impossibile realizzare questo obbiettivo senza compromettere la crittografia? Going Dark non lo dice, il documento rimanda ad un eventuale nuovo «gruppo di ricerca» che dovrebbe essere incaricato di fare questo lavoro. Intanto però lo chiedono. Formulando esplicitamente una «raccomandazione»: trovate il modo di farci entrare in tutte le interazioni digitali. E magari per ora si accontenterebbero della soluzione indicata dalla penultima presidenza belga e che tanto piace anche all’attuale vertice ungherese dell’Unione europea: disattivare la crittografia solo per le persone indicate dagli investigatori. I «sospetti», che da allora in poi avrebbero uno scambio di messaggi leggibile dagli agenti. Proposta che quindi riguarderebbe solo il futuro, non porterebbe nulla alle indagini già svolte. Quindi inutile. E che comunque – come spiega anche qui il gruppo di esperti, stavolta veri esperti – avrebbe lo stesso identico risultato delle backdoor: minerebbe tutta la struttura della sicurezza digitale.
Ed ancora, Going Dark nei 24 paragrafi chiede – pretende – che i provider conservino i dati dei loro utenti per decenni. Di chiunque. Senza neanche deroghe per i medici, gli avvocati, i giornalisti. Cosa peraltro che dovrebbe esser vietata, come ha ribadito in una sentenza di poco tempo fa la Corte di giustizia europea. Il gruppo di esperti ha così semplicemente proposto di ignorare quella sentenza e di scrivere nuove norme che superino gli «ostacoli burocratici».
E poi – in un crescendo di allarmi – Going Dark chiede, e pretende, quello che si chiama «forum shopping»: la creazione di infrastrutture digitali che consentano il trasferimento immediato di enormi quantità di dati su semplice richiesta di uno dei Paesi membri.
Non solo: ma Going Dark vuole che la Ue faccia accordi anche con Paesi terzi, tipo gli Stati uniti, per poter inviare e ricevere sempre enormi quantità di dati. Dati Personali.
Si potrebbe continuare a lungo e arrivare alla proposta di modificare nientemeno che le norme giuridiche, validando nei processi le «prove elettroniche». Se qualcuno gli darà retta, insomma, basterà una mail, quindi, magari inviata per scherzo, per essere condannati.
E tutto questo i precedenti ministri in carica l’avevano definito «interessante» e da «concretizzare» il prima possibile. Musica per le orecchie di tanti gruppi a Strasburgo. Da approvare, quindi. Magari assieme all’altra misura, che rinviata decine di volte torna sempre all’ordine del giorno, proposta dall’allora commissaria socialista Ylva Johansson, chiamata «chat control» e che prevede il controllo preventivo su tutta la messaggistica, a caccia di eventuali pedofili. A conferma che da tempo si stava preparando il clima per quell’Europa a destra, per quell’Europa “sorvegliata”, che in fondo è stata sancita di giugno.
* Fonte/autore: Stefano Bocconetti, il manifesto
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