Myanmar, l’aviazione golpista fa strage nel Rakhine

Myanmar, l’aviazione golpista fa strage nel Rakhine

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L’Onu denuncia: donne e bambini sotto le bombe. Secondo la ong britannica Action on Armed Violence +857% di vittime civili dal 2021

 

Nell’ultimo mese, la giunta golpista del Mynamar ha intensificato i bombardamenti aerei nelle aree contese o sotto il controllo dei ribelli. Ieri, come confermato anche dalle Nazioni Unite, le forze armate birmane lealiste hanno nuovamente colpito dal cielo il Rakhine, Stato nell’ex Birmania sud-occidentale al confine il Bangladesh. Le bombe sono cadute nel villaggio di Pazi Gyi, a nord di Mandalay, mentre secondo quanto riferito da testimoni locali erano in corso dei festeggiamenti.

«I PRIMI RAPPORTI indicano l’uccisione o il ferimento nell’attacco aereo di dozzine di persone, tra cui donne e bambini», ha denunciato l’Onu, chiedendo l’immediata fine delle violenze contro i civili. Il bilancio di un precedente raid dell’aviazione golpista nell’area, avvenuto l’8 gennaio, è ancora più pesante: almeno 41 vittime morti, 52 feriti e circa 500 abitazioni distrutte dagli incendi innescati dal bombardamento. Anche in quel caso, secondo testimoni locali, le vittime era soprattutto donne, bambini e anziani. Oggetto dell’attacco il villaggio di Kyauk Ni Maw, a maggioranza musulmana, nella municipalità di Ramree che dista 340 chilometri da Yangon, la città più grande del paese e una delle roccaforti del golpisti.

IL RAKHINE (anche noto come Arakan) è lo Stato birmano dal quale proviene anche la minoranza di fede islamica dei Rohingya, di cui circa 740.000 membri vennero costretti alla fuga oltre-confine nel 2017 per evitare le persecuzioni delle forze armate birmane. Fatti per i quali lo scorso novembre, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale (Cpi), Karim Khan, ha chiesto un mandato di arresto per il capo della giunta militare al potere in Myanmar, Min Aung Hlaing, con l’accusa di crimini contro l’umanità. Non escludendo future analoghe richieste per altri golpisti. «Aggredire civili disarmati in una zona libera dal conflitto è esplicitamente un crimine di guerra», ha affermato U Khaing Thukha, un portavoce dell’Arakan Army (AA), l’esercito etnico ben armato e addestrato che controlla l’area.

LE FORZE ARMATE REGOLARI nel Rakhine hanno perso molto terreno da quanto i ribelli hanno avviato la loro offensiva nel novembre 2023. Alla giunta militare al potere è attualmente rimasta solo la capitale dello stato, Sittwe, vista la conquista da parte dell’Arakan Army di 14 municipalità su 17 e di un importante e strategico quartier generale dell’esercito governativo. Tanto che il 30 dicembre l’Arakan Army aveva addirittura proposto ai golpisti di risolvere le «questioni interne dello Stato Rakhine con mezzi politici piuttosto che con soluzioni militari».

Secondo l’Action on Armed Violence (Aoav), un’organizzazione non governativa con sede nel Regno Unito, il Rakhine è lo Stato birmano che ha registrato il più alto numero di vittime civili nel Paese, da quando quasi quattro anni fa l’esercito ha estromesso il governo civile fino ad allora guidato da Aung San Suu Kyi. Dal 1° febbraio 2021, questa ong britannica ha registrato un aumento dell’857% delle vittime civili in Myanmar (passate da 353 a 3.379), di cui il 28% (1.930) proprio nel Rakhine. Il 2024 è l’anno più violento, superando anche il precedente record del 2023.

NON VA MEGLIO A SUD-EST, al confine con la Thailandia, dove nello Stato Karenni sono stati denunciati attacchi aerei da parte dell’aviazione lealista con «armi chimiche», in particolare fosfuro di alluminio (AIP), gli ultimi dei quali avvenuti il 7 e l’8 dicembre scorsi. Con oltre metà del territorio birmano nelle mani dei ribelli, i golpisti stanno rafforzando le proprie capacità aeree: questo mese la Russia gli ha consegnato sei nuovi caccia Su-30 SME, che con la loro autonomia di 3.000 km sono in grado di bombardare l’intero Paese.

* Fonte/autore: Alessandro de Pascale, il manifesto

 

 

ph by Action on Armed Violence



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