Sanità, la spesa indirizzata sempre più verso i privati

Sanità, la spesa indirizzata sempre più verso i privati

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La Ragioneria dello Stato analizza i conti. Fermi i redditi di medici e infermieri pubblici, volano gli incassi di Big Pharma

 

Tra il 2022 e il 2023 la spesa sanitaria pubblica è cresciuta del 2%, arrivando a toccare quasi 133 miliardi di euro. Quella privata, cioè sostenuta direttamente dai cittadini e rendicontata attraverso la tessera sanitaria, ha superato i 43 miliardi, con una crescita oltre tre volte più veloce (+7%). Sommando tutte le componenti, nel 2023 la spesa sanitaria totale ha raggiunto i 176 miliardi di euro. Tra il 2016 e il 2023 il peso della spesa privata sul totale è salito dal 20 al 25%. Sono alcuni dei numeri contenuti nel rapporto annuale «Il monitoraggio della spesa sanitaria» pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato. I numeri mostrano come il Servizio sanitario nazionale faccia fatica a coprire tutti i bisogni di salute della popolazione, nonostante la crescita in termini nominali. E le cifre del rapporto offrono solo una visione parziale: oltre ai cittadini che hanno potuto pagare cure private di tasca loro, le periodiche rilevazioni dell’Istat segnalano una quota crescente di cittadini, quantificati in circa 2 milioni di famiglie, che al contrario hanno scelto di rinunciare alle cure.

È istruttivo leggere le componenti della spesa privata che sono cresciute più velocemente. L’aumento maggiore tra il 2022 e il 2023 è riguarda la spesa per la salute mentale. I pagamenti agli psicologi sono aumentati del 19% in 12 mesi e sono quasi triplicati tra il 2016 e il 2023, anche se con 1,2 miliardi di euro rappresentano meno del 3% della spesa totale. Sono in rapida crescita anche le spese per visite e interventi in strutture private non accreditate, salite del 15% in dodici mesi e passate in sette anni da 3 a 7 miliardi di euro. Ora pesano il 17% del totale. Le altre voci rilevanti della spesa privata sono i farmaci (28%), le strutture sanitarie accreditate (18%) e le cure odontoiatriche (14%).

Al settore privato va anche una fetta importante della spesa pubblica. La componente per i «consumi intermedi» (tra cui medici e infermieri in subappalto e i farmaci) è aumentata assai di più delle spese per il personale pubblico e della spesa sanitaria complessiva. Mentre tra il 2014 e il 2023 il costo del personale dipendente è salito del 12%, quello dei consumi intermedi è cresciuto del +43%. Ne hanno beneficiato soprattutto le case farmaceutiche: i soldi versati loro dalle regioni per l’acquisto di farmaci sono infatti aumentati del 64% nel periodo 2014-2023. Notevole l’eccezione della Toscana, dove l’incremento si è fermato al 34%. I numeri confermano che il ricorso alla sanità privata accreditata varia molto da regione a regione. In questa classifica spiccano il Lazio, che destina alle «prestazioni sociali da privato» il 29% della budget, e la Lombardia (27%): entrambe investono nelle strutture convenzionate più denaro che nel personale pubblico mentre nelle altre Regioni il rapporto è invertito. Tra quelle più grandi, spendono molto meno per il privato accreditato la Toscana (11%), l’Emilia-Romagna (16%) e il Veneto (17%).

* Fonte/autore: Andrea Capocci, il manifesto

 



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