Gaza. I bambini uccisi dal freddo, i medici fatti sparire in cella

Gaza. I bambini uccisi dal freddo, i medici fatti sparire in cella

Loading

Cinque neonati uccisi dal gelo: le tende e le casette sono bloccate al valico dalle autorità israeliane. La prima fase della tregua finisce sabato, Tel Aviv: estendiamola. E confisca 130 milioni dell’Anp

Pesavano meno di due chili tre dei cinque neonati morti a Gaza nelle ultime ore, uccisi dal gelo che sta di nuovo investendo la Palestina e dai ritardi nell’ingresso degli aiuti umanitari, imputabili alle autorità israeliane. Sono una violazione della tregua e hanno conseguenze. A Gerusalemme e a Betlemme ha nevicato, a Gaza la temperatura non supera lo zero e le tende non tengono fuori i refoli di vento gelido.

TRE BAMBINI MORTI congelati non superavano le due settimane di vita, erano nati in tempo di tregua, niente bombe. Vivevano tutti a Gaza nord, terra straziata da mesi di assedio che ha lasciato solo macerie: non c’è letteralmente posto dove ripararsi, le tende sopravvissute sono stracci e delle 60mila casette mobili che sarebbero dovuto entrare dal 19 gennaio scorso non se n’è vista nessuna.

Sham Yousef al-Shambari, invece, aveva 60 giorni e si è spenta in una tenda di al-Mawasi, pezzo di terra lungo la costa sud tramutata in campo sfollati. I bambini muoiono blu.

«Secondo l’accordo di tregua, devono entrare a Gaza 200mila tende – scriveva ieri da Rafah il giornalista Tareq Abu Azzoum – Finora se ne contano 19mila e solo 12 casette mobili, ma non per fare da rifugio: sono dirette alle agenzie umanitarie per facilitare le loro operazioni». Una crisi evitabile, la definisce Abu Azzoum, «nel 21esimo secolo i bambini non dovrebbero morire congelati».

La redazione consiglia:

Sopravvivere al genocidio a Gaza City

A trascinare i palestinesi di Gaza in un clima di disperata attesa è una tregua ormai agli sgoccioli. Il primo marzo termina la prima fase e nessun negoziato è mai partito sulla seconda. Ieri la vice ministra degli esteri israeliana Sharren Haskel ha parlato della possibilità di estendere la prima fase, un’idea che da tempo rimbalza nelle teste di un governo intenzionato a ottenere più rilasci di ostaggi senza dover siglare un accordo di lunga durata che preveda il ritiro totale della Striscia e la fine dell’offensiva.

Sabato è previsto un vecchio-nuovo scambio con il ritorno a casa dei 620 prigionieri palestinesi il cui rilascio, lo scorso fine settimana, è stato congelato su ordine del primo ministro Netanyahu.

Che sui loro corpi si giochi una partita decisiva (per Hamas in cerca di consenso e per Israele di fronte alla propria opinione pubblica) lo dice la decisione di ieri del ministro della difesa Israel Katz che ha ordinato di confiscare i fondi dell’Autorità nazionale palestinese (non dunque di Israele) destinati ai prigionieri rilasciati in queste settimane di tregua. Un sacco di soldi, 130 milioni di dollari che non solo non tornano ai legittimi proprietari – il governo palestinese – ma che Katz trasferirà alle famiglie israeliane colpite dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

È L’ALTRA FACCIA della guerra, quella che si combatte nelle carceri, lontano da occhi indiscreti. Una luce l’ha accesa ieri un’inchiesta del Guardian che cita l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’ong palestinese Healthcare Workers Watch: sono almeno 162 gli operatori sanitari palestinesi di Gaza, tuttora detenuti da Israele, arrestati durante gli assalti agli ospedali, senza accuse.

Medici, paramedici, infermieri di cui non si sa più nulla e la cui sparizione forzata serve a produrre «un effetto devastante sulla salute dei palestinesi, con morti evitabili e la cancellazione di intere specializzazioni mediche» dal territorio, dice il direttore di Hww, Muath Alser.

Altre decine di medici sono stati rilasciati e al Guardian hanno raccontato di arresti arbitrari, torture, pestaggi, fame prima di essere liberati senza essere accusati mai di nulla. «Non importa quanto io possa parlare della mia esperienza in detenzione, è solo una frazione di quel che è successo – ha detto il dottor Mohammed Abu Selmia, direttore del più importante ospedale di Gaza ormai in rovina, lo Shifa – Bastonate, percosse con i fucili, attacchi dei cani. Non c’era cibo, non c’era sapone nelle celle, non c’era acqua…Ho visto persone che stavano morendo lì…Non passa giorno senza torture». Due medici in carcere ci sono morti, il ginecologo del Kamal Adwan, Iyad al-Rantisi, e il capo di ortopedia dello Shifa, Adnan al-Bursh.

* Fonte/autore: Chiara Cruciati, il manifesto



Related Articles

“I caschi blu violentano i bambini” scandalo sulle truppe Onu in Sudan

Loading

Sulla base di un rapporto Unicef, il Daily Telegraph denuncia abusi sistematici nei confronti dei minori (La Repubblica, GIOVEDÌ, 04

Altri quattro palestinesi uccisi nel quarto venerdì della “Grande Marcia del Ritorno”

Loading

Gaza. L’esercito israeliano prosegue la politica del pugno di ferro contro le manifestazioni palestinesi a ridosso delle linee di demarcazione. Altre centinaia di feriti. Msg denuncia l’uso di proiettili che frantumano le ossa

Ungheria choc: «Zingari animali, eliminiamoli»

Loading

Fino a quando l’Ungheria continuerà  ad abusare della pazienza (o della neghittosità ) dell’Unione Europea? Chiuso il 2012 con il nauseabondo invito di un membro del Parlamento magiaro a schedare tutti gli ebrei in una lista speciale, l’anno nuovo si apre con un ennesimo e sinistro latrato xenofobo e razzista di un autorevole esponente della classe politica al potere a Budapest.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment