by Luigi Pandolfi * | 14 Febbraio 2025 10:11
Bloomberg Economics ha calcolato che per garantire la protezione dell’Ucraina, dopo il disimpegno USA, i paesi europei dovrebbero spendere almeno 3,1 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni
Ormai è chiaro: Trump vuole tirarsi fuori dall’affaire ucraino (non dagli «affari», giacché ha chiesto a Kiev 500 miliardi di dollari in terre rare, a titolo di rimborso delle spese sostenute laggiù), lasciando la patata bollente in mano all’Europa e ai suoi governi. Volete garantire la sicurezza dell’Ucraina? Accomodatevi, ma con i vostri soldi. Volete la Nato? Portate la spesa per le armi al 5% del Pil. Insomma, con la rielezione di The Donald alla Casa Bianca tutto il castello costruito dalla precedente leadership democratica con le cancellerie europee si sta pian piano sgretolando.
E chi rischia di rimanere sotto le sue macerie è l’Europa, che, dopo aver dovuto rinunciare al gas russo per comprare Gnl americano ad un prezzo quattro volte superiore e subire i contraccolpi delle sanzioni, piegando finanche il Next Generation Eu alle esigenze della guerra per procura contro Mosca, ora è pure costretta a fare i conti con la minaccia di dazi sulle sue merci (per l’Italia un conto da 9 -12 miliardi di euro), nonché con l’incombenza di dover assistere Kiev, in funzione anti-russa, per un numero imprecisato di anni a venire. Pioggia sul bagnato, per un’economia che rallenta – la Germania è da due anni in recessione – e con la produzione industriale a picco (a dicembre, in Italia, si è registrato un clamoroso -7,1%, una perdita di 90 miliardi su base annua).
Per i dazi, invero, oltre al danno c’è anche la beffa: dopo che le sanzioni, fortemente volute dagli Usa, hanno quasi azzerato l’export europeo verso la Russia e indebolito quello verso la Cina, ora c’è il rischio che per i beni made in Eu si chiudano proprio le porte del mercato americano. Riguardo all’Ucraina, invece, Bloomberg Economics ha calcolato che per garantirne la protezione i paesi europei dovrebbero spendere almeno 3,1 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni. In dettaglio, si stima che i 15 maggiori paesi dell’Unione dovrebbero aumentare gli investimenti nella difesa di 340 miliardi di dollari all’anno, fino alla cifra monstre, molto vicina al budget degli Stati Uniti, di 750 miliardi (attualmente tutta l’Ue non supera i 280 miliardi). Per la sola ricostruzione dell’esercito ucraino servirebbero 175 miliardi di dollari in 10 anni, mentre per una forza di peacekeeping ce ne vorrebbero più di 30.
Il grosso della spesa aggiuntiva, però, dovrebbe andare a finanziare il rafforzamento degli eserciti europei, portando il bilancio aggregato della difesa Ue fino al 3,5% del Pil. Artiglieria pesante, difese aeree e sistemi missilistici: a guadagnarci di più sarebbero sempre gli Usa, con la propria industria bellica e con la partecipazione dei propri fondi di investimento al capitale delle principali industrie europee del settore (in Italia, oltre il 50% delle azioni di Leonardo S.p.a. è in mano a investitori istituzionali, tra i quali spiccano colossi come BlackRock, Vanguard, Goldman Sachs, Dimensional Fund Advisors).
* Fonte/autore: Luigi Pandolfi, il manifesto[1]
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