La Corte d’Appello di Roma non convalida i trattenimenti dei 43 migranti portati in Albania

Deportazioni in Albania. «Da un punto di vista di puro diritto era l’unica decisione possibile», dice Loredana Leo, avvocata e socia dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione
«Da un punto di vista di puro diritto era l’unica decisione possibile», dice Loredana Leo, avvocata e socia dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). Pochi minuti prima la Corte d’Appello di Roma ha sospeso il giudizio di convalida sui trattenimenti dei 43 migranti portati, venerdì scorso, in Albania.
Cosa c’è di diverso in questa decisione rispetto a quelle precedenti?
La Corte d’appello di Roma si pone lo stesso quesito che si era già posto il Tribunale di Roma. La prima volta aveva portato direttamente alla non convalida del trattenimento. La seconda, come in questo caso, alla sospensione del procedimento di convalida e al rinvio della questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Ovviamente ai fini pratici il risultato è identico, nel senso che la sospensione fa venire meno il trattenimento e queste 43 persone dovranno essere ricondotte subito in Italia.
Vi aspettavate questa decisione?
Diversi tribunali italiani, tra cui quello di Roma, avevano già sollevato la stessa questione. Poi la Corte di Cassazione, il 30 dicembre scorso, ha sospeso il procedimento delle prime convalide in attesa della Corte di giustizia. Da un punto di vista di puro diritto quella di oggi (ieri, ndr) era l’unica decisione possibile.
L’articolo 13 della Costituzione stabilisce che il fermo deve essere comunicato dalle forze di polizia alla magistratura entro 48 ore. Ci sono dei profili di illegittimità rispetto a quanto avviene in Albania?
Sembrerebbe che alcune persone siano state soccorse, quindi portate a bordo di imbarcazioni italiane, già domenica. È lì, secondo noi, che inizia la privazione della libertà personale. Invece la convalida del trattenimento, che sarebbe dovuta essere richiesta in 48 ore, è stata richiesta mercoledì sera. Per alcuni poteva porsi il problema dello sforamento dei termini per la richiesta di convalida. La Corte d’Appello non entra nella questione del rispetto o meno dei termini, in quanto considera comunque pregiudiziale a tutto il resto proprio l’applicazione alle persone della procedura accelerata. Questa dipende dalla provenienza da un Paese di origine «sicuro». Perciò i giudici interrogano la Corte di giustizia Ue proprio su questo punto.
L’Asgi ha scritto al presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, per denunciare le violazioni del diritto di difesa nelle strutture di Gjader e richiamare l’attenzione sull’impossibilità dell’esercizio del diritto di difesa per le persone trattenute nei centri in Albania, dato che avrebbero solo sette giorni per i ricorsi contro il diniego dell’asilo.
Sì, non sono chiarissime le modalità in cui può essere garantita la tutela del diritto di difesa per coloro, in questo caso tutti, la cui domanda d’asilo fosse stata rigettata dalla Commissione. La Commissione territoriale di Roma tra mercoledì e giovedì scorso ha ascoltato i richiedenti asilo e per tutti ha emesso un provvedimento di diniego della protezione internazionale. Quel provvedimento andrebbe impugnato in sette giorni: non è chiaro se e come venga garantito l’accesso ai legali, perché queste persone hanno pochissimo tempo per ricorrere e si trovano in Albania.
Il governo potrebbe fare altre fughe in avanti?
Non lo possiamo sapere, visto come sono andate le cose fino ad ora. Ma a questo punto mi sembra determinante la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea. Le prossime mosse, inevitabilmente, dovranno attenderla. Finché non si pronuncia è difficile che l’applicazione del protocollo Italia-Albania possa andare avanti. A mio parere era chiaro già con le prime sentenze, a maggior ragione adesso dato che anche la Corte d’Appello esprime lo stesso orientamento che era già stato fatto proprio dal tribunale. Tutte le altre questioni dovranno essere affrontate in un momento successivo. Trovo improbabile che nel frattempo che si ritentino altre forzature, perché le questione che si è posta ora continuerà a porsi sempre con questo protocollo.
* Fonte/autore: Luciana Cimino, il manifesto
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