Spiato anche il cappellano della nave Mediterranea

Spiato anche il cappellano della nave Mediterranea

Loading

Nel 2024 l’attacco a don Ferrari. A Palermo Casarini ascoltato per due ore dalla polizia. Non solo Paragon, due procure al lavoro. Le opposizioni: «Meloni spieghi»

C’è anche il cappellano di bordo di Mediterranea don Mattia Ferrari nel gruppo degli spiati da non si sa chi per non si sa quali motivi. A darne notizia è una nota della stessa ong grazie al lavoro di analisi del centro di ricerca canadese Citizen Lab. Questa volta, però, non si parla dello spyware Graphite dell’azienda israeliana Paragon Solutions come negli altri casi sin qui emersi (sette in Italia, una novantina in Europa), ma di un virus «in grado di effettuare operazioni per raccogliere e accedere alle informazioni del dispositivo, alla posizione, alle foto e ai contenuti multimediali, ai contatti, al calendario, alle email, agli sms, a Telegram, Skype, Viber, Facebook, Instagram, Linkedin, Signal, Whatsapp, e operazioni per attivare le funzionalità di microfono, fotocamera e screenshot».

COMUNQUE la notifica di Meta arrivata al sacerdote sarebbe «simile a quella pervenuta a Luca Casarini», che di Mediterranea è fondatore e portavoce. Si tratterebbe di un attacco portato avanti da «entità governative non meglio specificate». L’altra coincidenza è nella data in cui don Ferrari è stato stato attaccato: l’8 febbraio del 2024, lo stesso giorno cioè in cui lo ha scoperto anche Casarini. La nota della ong prosegue dicendo che «Meta ha rilevato le operazioni di spyware di otto aziende di Italia, Spagna ed Emirati Arabi Uniti, che forniscono le loro tecnologie alle autorità governative». Il caso, dunque, potrebbe essere più ampio di quello che si pensava e potrebbe non riguardare solo Paragon ma anche altri operatori che offrono servizi simili. A chi lo offrono? Il mistero sul punto è ancora totale: la settimana scorsa il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha «scagionato» la polizia penitenziaria, mentre in precedenza altre smentite erano arrivate anche dagli altri organi delle forze dell’ordine. Gli unici che hanno detto di disporre di strumenti del genere ma di non averli mai usati al di fuori delle regole sono stati i direttori di Aise e Aisi Gianni Caravelli e Bruno Valensise durante le loro audizioni al Copasir. Le opposizioni, anche alla luce dell’ultimo caso, continuano a puntare il dito sul silenzio del governo e vogliono che Meloni riferisca al più presto in aula. Le spiegazioni offerte da Nordio non sono state sufficienti e molti si interrogano sull’invito del ministro a chiedere lumi anche alle procure.

ESISTE infatti l’ipotesi che gli ascolti sarebbero stati fatti nell’ambito di un’indagine della procura distrettuale di Palermo che, nella primavera del 2024, avrebbe iscritto nel registro degli indagati il portavoce di Refugees in Lybia David Yambio (anche lui spiato con Graphite) e altre due persone per «associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». L’esistenza di questa indagine non è però certa: sin qui ne ha parlato, senza subire smentite, solo il Giornale in un pezzo sin troppo informato che girava attorno a una comunicazione inviata il 6 maggio 2024 dal Dipartimento pubblica sicurezza del Viminale a Dis, Aise e Aisi (i servizi). Nel documento, tra le altre cose, si indicavano alcuni numeri di telefono di esponenti di Mediterranea «oggetto di attività tecnica», ovvero intercettati. Un garbuglio che ha portato l’ong a rivolgersi al tribunale di Palermo per sapere se esistono o meno indagini sul suo conto.

A QUESTO proposito, ieri, alla sezione di Palermo del Centro operativo cibernetico di Palermo è stato sentito proprio Casarini. La deposizione è durata due ore in tutto, dalle 12 e 30 alle 14 e 30 ed è stata fatta per conto della procura del capoluogo siciliano e di quella di Napoli (non bisogna dimenticare che un altro degli intercettati è il direttore del quotidiano online partenopeo Fanpage Francesco Cancellato). «Mi hanno chiesto informazioni sui tempi, sui modi e su come ho appreso il fatto di essere sottoposto all’attacco spyware – è il racconto del portavoce di Mediterranea -. Ho fornito indicazioni importanti sul contesto: dal caso Almasri alla pubblicazione delle intercettazioni secretate della procura di Ragusa e che riguardano una accusa rivolta a me e ad altri di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che sono finite sulle prime pagine di un giornale».

CASARINI ha ricordato agli investigatori anche una vecchia storia: quella dell’account di X @rgowans, «sul quale sta già indagando la procura di Modena per minacce ricevute da don Mattia». Nell’estate del 2023, un gruppo di attivisti riuscì a risalire all’identità del proprietario dell’account: si tratterebbe di un ex vicecapo della guardia costiera canadese con molti contatti tra le milizie libiche che imprigionano, torturano e trafficano esseri umani.

* Fonte/autore: Mario Di Vito, il manifesto



Related Articles

Beppe Sala presenta il piano per le periferie milanesi

Loading

il sindaco di Milano Sala ha annunciato “il più grande piano di riqualificazione urbana dal dopoguerra”. Sono previsti stanziamenti per 356 milioni da utilizzare in cinque quartieri

Che cosa si può fare nella lotta alla droga

Loading

Presentata a Milano una nuova proposta legislativa sulla droghe (la Repubblica, 27 novembre 2006)

Caso Scajola, indagati anche i figli di Fanfani

Loading

Si allarga l’inchiesta di Reggio Calabria. Nella lista c’è la sorella dell’ex ministro Scajola

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment