Ultradestra. I seguaci europei di Trump contro tutto: Cpi, Onu, Ue, immigrazione…

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Destre europee A Madrid il meeting dei Patrioti festeggia il nuovo corso alla Casa bianca. Sono il terzo gruppo all’Europarlamento

 

MADRID. È il turno della Corte penale internazionale. L’ultradestra ha scelto un nuovo nemico tra quelle istituzioni che, fino a qualche tempo fa, sembravano intoccabili. L’occasione è Make Europe Great Again, primo grande evento targato Patrioti, il gruppo europeo che riunisce tra gli altri Viktor Orbán, Marine Le Pen, Matteo Salvini, Geert Wilders. La colpa della Corte è aver richiesto un mandato d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ormai ex ministro della Difesa Yoav Gallant, in relazione alla carneficina di Gaza. Molti tra i leader dei 15 partiti che formano i Patrioti, riuniti ieri a Madrid, hanno portato sul palco la solidarietà a Tel Aviv.

Un’adesione dettata soprattutto dalle contingenze politiche: senza appoggio incondizionato a Israele non potrà mai esserci l’endorsement di Donald Trump tanto atteso. «Basta con questa Corte che mette sullo stesso piano i terroristi di Hamas con un governo democraticamente eletto» hanno ripetuto sia Salvini che Santiago Abascal, leader del partito spagnolo Vox organizzatore della convention. Uno slogan poco sensato dal punto di vista del diritto internazionale, ma al quale per molto progressismo sarà difficile rispondere con forza.

L’EVENTO DI MADRID ha riunito il più grande gruppo della destra radicale all’Europarlamento: con 84 eurodeputati è il terzo in assoluto. Per tutta la mattina, di fronte a oltre 2.000 militanti, si sono alternati gli interventi dei leader. Krzysztof Bosak, capo della Confederazione polacca, ha celebrato il boom di consensi dell’estrema destra tra la cosiddetta Generazione Z: «Quando sono entrato in parlamento, a 23 anni, quelli con le mie idee erano un’eccezione. Ora il nostro partito è il più votato tra i giovani». André Ventura, leader dei portoghesi di Chega, si è guadagnato gli applausi più calorosi: «Ogni giorno che passa Pedro Sánchez (il presidente socialista spagnolo, ndr) è più vicino al carcere» ha detto, facendo esplodere la platea in un boato.

IL PRIMO GRANDE avversario retorico emerso dagli interventi è il woke, il termine ombrello con cui le destre fanno rientrare tutto ciò che è progressista, dall’aborto al linguaggio di genere. Gli argomenti sono la traduzione letterale dei discorsi dei repubblicani americani o di Fox News: i bambini costretti a diventare trans, gli uomini ammessi alle competizioni sportive femminili, l’ostentazione dei pride. Su questo la star è l’ungherese Viktor Orbán, unico capo di Stato tra gli oratori e ospite d’onore dell’evento.

«Da noi il padre è un uomo e la madre è una donna. Da noi, per legge, i dipendenti pubblici devono difendere i valori cristiani» spiega. L’altra bestia nera è l’immigrazione, e di conseguenza la presunta incompatibilità della cultura europea con la presenza di persone musulmane. «Vivo da vent’anni sotto protezione della polizia per aver detto la verità sull’Islam» rivendica Geert Wilders, leader del Partito della Libertà olandese e vincitore delle ultime elezioni nazionali. Anche le politiche climatiche – ovvero, il loro smantellamento – fanno esplodere la platea. Il più agguerrito è il ceco Andrej Babiš, leader di Ano, che ha parlato di «impianti di distruzione di energia» che sprecherebbero l’elettricità prodotta per poi comprarne di nuova, a caro prezzo, dall’estero. Un’idea traballante che, in qualche modo, sarebbe diretta conseguenza del Green deal Europeo.

NELL’INSIEME, la divisione che torna in tutti i discorsi è quella tra globalisti e patrioti. Nei primi rientrano chiaramente le sinistre, ma anche le Nazioni unite, l’Organizzazione mondiale della Sanità, i media e le ong. Anche il centrodestra, rappresentato a livello europeo dal Partito Popolare, è parte della schiera dei nemici: solo Salvini ha aperto ai colleghi più moderati – e non potrebbe essere altrimenti, visto che in Italia governa assieme a Forza Italia. Nel fronte dei Patrioti, invece, stanno ovviamente le destre americane.

Al plurale, perché se per tutti il modello è Donald Trump – citato fin dal titolo dell’evento – i padroni di casa di Vox hanno cercato di mettere in risalto i loro rapporti privilegiati con il conservatorismo latinoamericano. Sia la leader dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado sia il presidente argentino Javier Milei sono intervenuti tramite messaggi video. La speranza di imporsi come i referenti europei del trumpismo è comunque evidente: in prima fila sedeva Kevin Roberts, presidente di quella Heritage Foundation da molti considerata come il vero pensatoio dell’attuale amministrazione repubblicana.

Segno dei tempi anche tutti i temi che dal palco di Madrid non sono emersi: lavoro, disoccupazione, scuola, sanità sono parole semplicemente assenti. La destra non ha più bisogno di fingersi sociale per conquistare voti: le basta essere se stessa.

* Fonte/autore: Lorenzo Tecleme, il manifesto



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