Siria. Riconoscimento dei curdi e fine agli scontri, firmato l’accordo

Annunciata la firma di un accordo con l’integrazione delle Sdf nelle istituzioni siriane entro l’anno e il riconoscimento ufficiale della comunità curda come parte dello stato siriano
L’eco degli eventi in corso sulla costa siriana ha immediatamente raggiunto l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est (Daanes). Ne è un esempio il funerale tenuto a Qamishlo di Shinda Adil Kasho, studentessa curda di medicina uccisa a Latakia nel corso di quello che l’Osservatorio siriano per i Diritti umani (Sohr) ha definito «un genocidio», che al 9 Marzo aveva coinvolto «973 civili in 39 massacri ed esecuzioni individuali commesse da forze militari e di sicurezza».
IN SEGUITO ALLA NOTIZIA, il cantone di Jazeera ha annunciato un piano di evacuazione per gli studenti del Nord-Est bloccati a Latakia e Homs.
«Rifiutiamo categoricamente gli scontri militari. Dare priorità all’interesse nazionale è essenziale per evitare di ripetere le dolorose esperienze della Siria e dei paesi limitrofi – Affermava in un comunicato il Consiglio democratico siriano (Sdc) prima che gli scontri sfociassero nel massacro in corso -. Promuovere il dialogo e la comprensione reciproca è una responsabilità collettiva. La Siria può crescere solo attraverso l’unità del suo popolo. In questo contesto, mettiamo in guardia dalla significativa escalation che potrebbe trascinare la Siria di nuovo in un ciclo di violenza, servendo gli interessi di coloro che rifiutano la pace».
NONOSTANTE nello stesso comunicato l’Sdc abbia condannato esplicitamente gli attacchi contro le forze di sicurezza affiliate al governo di Ahmed al-Sharaaal (ex al Jolani), è iniziata una campagna mediatica volta a suggerire il supporto delle Forze della Siria democratica (Sdf) alle milizie alawite. Di conseguenza, le forze a difesa di Sheikh Maqsoud e Ashrafieh sono state attaccate domenica da miliziani di Damasco, provocando il ferimento di tre combattenti curdi e un civile.
«La risposta delle nostre forze agli attacchi è solo difensiva. Non abbiamo intenzione di dichiarare guerra a nessuna delle parti in causa. Preferiamo il linguaggio del dialogo e della difesa, non dell’aggressione», ha affermato Hevin Suleiman, co-presidente del consiglio di Sheikh Maqsoud e Ashrafieh all’agenzia Hawar.
Il portavoce delle operazioni militari di Damasco, Hassan Abdul Ghany, ha invece definito gli scontri «un tentativo di avanzamento delle Sdf sul fronte di Aleppo».
«Il precedente regime ha lasciato dietro di sé un’oscura eredità di vendetta che ha approfondito le divisioni. Chiediamo a tutti i siriani di ricorrere al linguaggio della ragione e del dialogo e di rifiutare qualsiasi approccio che cerchi di punire un’intera comunità etichettandola come “resti del regime”» ha dichiarato Elham Ehmed, co-presidente del Dipartimento Relazioni estere della Daanes.
Chiediamo a tutti i siriani di ricorrere al linguaggio della ragione e del dialogo, senza punire un’intera comunità etichettandola come «resti del regime» Elham Ehmed (Daanes)
DIVERSE FONTI ritengono il Syrian National Army (Sna) il principale responsabile delle violenze. Un video conferma in effetti la presenza sulla costa di Abu Amsha, famigerato leader della Sultan Suleiman Shah, sotto sanzioni Usa per i crimini di guerra commessi ad Afrin. A questo proposito, il comandante delle Sdf, Mazloum Abdi, ha dichiarato alla Reuters che Ahmed al-Sharaa dovrebbe «riconsiderare il metodo di formazione del nuovo esercito siriano e il comportamento delle fazioni armate», affermando che alcune di loro stavano sfruttando il loro ruolo nell’esercito «per creare conflitti settari e regolare conti interni». Abu Amsha infatti è ad oggi un ufficiale dell’esercito siriano.
APPENA UN GIORNO DOPO queste dichiarazioni, lunedì Mazloum Abdi e Ahmed al-Sharaa hanno annunciato la firma di un accordo che prevede la fine degli scontri su tutto il territorio siriano e l’integrazione delle Sdf nelle istituzioni siriane entro la fine dell’anno, insieme a garanzie sul ritorno degli sfollati nelle aree occupate e il riconoscimento ufficiale della comunità curda come parte dello stato siriano.
* Fonte/autore: Tiziano Saccucci, il manifesto
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