Guerra in ucraina. L’Eurocamera approva il riarmo, comprese le mine anti-uomo

Guerra in ucraina. L’Eurocamera approva il riarmo, comprese le mine anti-uomo

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Approvato un emendamento dei Popolari che riabilita gli ordigni, messi al bando dalla Convenzione di Ottawa, in funzione anti-russa

Strasburgo. Cauta ma determinata, pronta a rispondere a stretto giro alla bomba dazi sganciata in tarda serata (ora del Vecchio continente) dal giardino delle Rose della Casa Bianca, l’Europa torna a far i conti con l’altra guerra, quella sul campo in Ucraina.

L’Eurocamera riunita in seduta plenaria approva la relazione sulla politica estera e di sicurezza comune, dove si esprime «profonda preoccupazione» per quello che sembra essere, a tutti gli effetti, un cambiamento di posizione di Washington rispetto all’aggressione russa contro Kiev. La mozione ribadisce posizioni su cui l’Ue rimane coerente da tempo, mentre lo stesso non vale per l’amministrazione americana.
Il futuro accordo di pace, ripetono gli eurodeputati, dovrà rispettare l’integrità del territorio ucraino, la sua sovranità e indipendenza. E si condanna anche con fermezza «qualsiasi tentativo di ricattare la leadership ucraina, affinché si arrenda all’aggressore russo al solo scopo di annunciare un accordo di pace». Un riferimento ai piani di Putin, che ha prospettato l’uscita di scena di Zelensky attraverso nuove elezioni in un’amministrazione controllata sotto l’egida dell’Onu. Ma di nuovo anche uno un altolà a Washington sempre troppo sbilanciata, per gli europei, a favore di Mosca.
È la prima volta che un atto del Parlamento europeo, per quanto non legislativo, mette nero su bianco la distanza dalla Casa Bianca. In realtà, una precedente mozione di sostegno a Kiev, arrivata a Strasburgo lo scorso 12 marzo, conteneva parole di critica sulla giravolta Usa nei confronti di Kiev. Solo che quei passaggi erano stati modificati all’atto del voto. Poche ore prima, infatti, a Gedda le delegazioni di Washington e Kiev avevano concordato la tregua di 30 giorni, in realtà mai attuata.
Nel voto di ieri, la mozione favorevole al riarmo e al sostegno a Kiev è passata con 399 voti a favore, 198 contrari, 71 astensioni. Sostegno da quasi tutta la maggioranza Ursula bis allargata: il gruppo dei popolari (Ppe), di cui fa parte Forza Italia, i socialisti (S&D), pur con i distinguo Pd ma e anche della componente maltese molto critica sull’opzione riarmo, i liberali di Renew e i Greens, spagnoli e italiani esclusi. Per il sì anche una parte dei deputati Ecr, che in realtà si divide, con la componente italiana (Fdi) astenuta. Votano invece contro i Left (compresa la delegazione M5S) da un lato e dall’altro tutta l’estrema destra, con i Patrioti in blocco: da Bardella agli ungheresi di Fidesz, passando per la Lega.

Viene approvato anche un emendamento Ppe in favore dell’uso di armi come le mine antiuomo e le munizioni a grappolo per fare fronte alla minaccia russa. Proprio in questi giorni, il primo ministro finlandese Orpo ha annunciato l’intenzione del suo paese di ritirarsi dalla convenzione internazionale, che proibisce l’utilizzo, l’acquisto e lo stoccaggio, ma anche la produzione e la vendita delle mine. Helsinki invoca «esigenze di sicurezza» in chiave anti Putin, seguendo così i passi della Polonia. Il ministro degli Esteri polacco ha manifestato l’intenzione di sganciarsi dal trattato di Ottawa lo scorso 18 marzo insieme agli omologhi di Lituania, Estonia e Lettonia: non a caso tutti stati che condividono un confine, più o meno esteso, con Russia e Bielorussia. «Riteniamo che nell’attuale contesto sia fondamentale fornire alle nostre forze di difesa la flessibilità e la libertà di scelta per utilizzare nuovi sistemi d’arma», hanno dichiarato congiuntamente i ministri dei quattro paesi. Il fatto è che questi dispositivi antipersona colpiscono indiscriminatamente i civili, ragion per cui sono stati messi al bando per ragioni umanitarie. Critiche alla decisione finlandese arrivano da un altro paese scandinavo, la Norvegia, unico tra tutti quelli che confinano con la Russia (per circa 200 chilometri) a non voler rinnegare gli impegni presi. «Ci dispiace per una scelta di questo genere», ha affermato il capo della diplomazia di Oslo Barth Eide. «Se cominciano a indebolire i nostri impegni», ha poi avvertito, «diventerà più semplice tornare a usare queste armi per tutti i soggetti impegnati in guerra nei vari posti del mondo».
Intanto a Bruxelles si riunisce per due giorni il summit dei ministri della Difesa della Nato. Nel prevertice, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha ringraziato Trump per aver sbloccato lo stallo in Ucraina. Poi, descrivendo il «mondo pericoloso» in cui l’alleanza transatlantica dovrà essere «più forte e letale», ha affrontato il tema Groenlandia. «Appartiene al regno di Danimarca», ha detto senza nominare esplicitamente Trump, svicolando invece sulle minacce cinesi e russe nell’Artico. Al vertice Nato stamattina è atteso di segretario di Stato Marco Rubio. E il clima non potrebbe essere più teso.

* Fonte/autore: Andrea Valdambrini, il manifesto



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