Il papa che si è schierato con i movimenti contro la globalizzazione dell’indifferenza

Il papa che si è schierato con i movimenti contro la globalizzazione dell’indifferenza

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Un pontefice attivo su temi diversi: dall’emergenza ambientale a quella dei migranti, fino alle guerre. Il nucleo principale è costituito dai lavoratori nella «economia informale»

Il dialogo e la feconda collaborazione tra papa Francesco e i movimenti popolari sono stati tra gli aspetti meno valorizzati del pontificato. La maggioranza dei media non ha dato il giusto rilievo alla relazione umana, prima ancora che pastorale, tra Bergoglio e i protagonisti delle lotte sociali, quando non ha relegato questi incontri alla stregua di note di colore o di folklore. Nell’ottobre 2017 aveva fatto notizia la scelta del manifesto di diffondere in un libretto dal titolo Terra, casa, lavoro i discorsi tenuti dal papa in occasione dei primi tre incontri mondiali: a Roma nell’ottobre 2014, poi a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia nel 2015 e nuovamente in Vaticano nel 2016. Precari, famiglie senza tetto, contadini senza terra riuniti per discutere di diritti e lotte sociali. Una rete di centinaia di organizzazioni internazionali messa in piedi insieme al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e alla Pontificia accademia delle scienze sociali con il coinvolgimento diretto del papa.

SI TRATTA di un insieme eterogeno di realtà appartenenti a una rete precaria composta da organizzazioni cristiane, ma anche dai coordinamenti latinoamericani dei cartoneros, delle empresas recuperadas, dalla galassia della Via Campesina, dai Sem Terra brasiliani, da sigle sindacali da tutto il mondo e movimenti europei di lotta per la casa e per i beni comuni. La rete ha oscillato negli ultimi anni tra i momenti di forte mobilitazione e «fasi carsiche», mostrando una notevole capacità di attivazione su temi diversi: dall’emergenza ambientale a quella dei migranti, agli scenari di guerra. Il nucleo principale è costituito dai lavoratori nella cosiddetta «economia informale» nelle periferie globali. Non è quindi casuale che un ruolo di primo piano sia stato assunto da Juan Grabois, esponente della direzione nazionale della Confederacion de Trabajadores de la Economia popular argentina (Ctep), e stretto collaboratore di Bergoglio. Sono stati lui e João Pedro Stédile, fondatore del movimento Sem-Terra, a tenere i contatti con il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (ex Giustizia e pace).

AL CENTRO DEI WORKSHOP i grandi temi del trittico Domus, Terra, Labor, particolarmente cari a papa Francesco, vero esperto di baraccopoli e periferie argentine e globali. Sono argomenti che fanno parte del magistero sociale, ma che Bergoglio, a fianco e non alla guida dei movimenti, ha saputo rendere decisamente più credibili dei suoi predecessori. In primo luogo perché concreti e replicabili, come la battaglia per il salario minimo universale, rilanciato in una lettera pubblica nell’aprile 2020, quando il papa era stato in prima linea in difesa dei settori sociali più deboli colpiti dalla pandemia globale; questione riproposta al IV incontro mondiale svoltosi in forma telematica nel 2021. Oppure la difesa dell’acqua pubblica e della sovranità alimentare. Vanno letti in questa chiave, e in questa cornice erano state pensate, anche l’esortazione apostolica Evangelii gaudium del 2013, molto dura contro la precarietà lavorativa e l’«economia dell’esclusione e dell’iniquità», l’enciclica Laudato si’ sull’ecologia integrale e la Fratelli tutti, in cui era tornato sulle iniquità provocate dalla «globalizzazione dell’indifferenza».

Spesso, per commentare il magistero di Bergoglio, è stata chiamata in causa la categoria di «populismo». Aiuta maggiormente ricordare che il papa argentino era figlio della «teologia del popolo» di Rafael Tello, Lucio Gera e Juan Carlos Scannone. Una scuola che metteva al centro il pueblo – inteso in modo interclassista, ma con una preferenza per i subalterni in contrapposizione alle élites illuministe. Osteggiata negli ambienti più conservatori, anche dentro la Chiesa, che hanno tendenzialmente disertato questi appuntamenti, la collaborazione tra il papa e i movimenti è risultata invece molto attrattiva per i movimenti sociali eredi della lezione dei Social Forum. L’ultimo momento di confronto era stato a settembre 2024.

Il papa aveva incoraggiato gli sforzi di chi lotta «contro le strutture di ingiustizia sociale», contro le diseguaglianze e l’accumulo di denaro. Aveva ribadito che «se i Movimenti Popolari non reclamano, se voi non alzate la voce, se voi non lottate, se voi non risvegliate le coscienze le cose saranno più difficili». È questa dimensione del conflitto l’elemento di maggiore novità del magistero sociale di Bergoglio. Al momento è impossibile dire se rimarrà viva nella Chiesa del suo successore, mentre davvero pochi sembrano oggi gli interlocutori nelle istituzioni. Ma, del resto, non lo sono mai stati davvero.

* Fonte/autore: Alessandro Santagata, il manifesto



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