Logistica. Esselunga, i driver in lotta contro i subappalti

La Filt Cgil organizza uno sciopero nelle aziende che lavorano nella logistica dei supermercati Esselunga in Lombardia. L’azienda centrale denuncia gli effetti e prospetta una cassa integrazione. La Cgil di Milano risponde: “Sia responsabile per le aziende che lavorano per lei”
Anche i metalmeccanici della Fiom-Cgil hanno partecipato ieri pomeriggio al presidio convocato in Prefettura a Milano mentre era in corso un confronto sulla lotta dei driver in sciopero contro alcune società che lavorano in subappalto per Esselunga. La solidarietà con la protesta è stata dichiarata «perché anche nel nostro settore c’è l’impatto negativo della catena degli appalti e subappalti al ribasso sulle condizioni di lavoro». Logistica e automotive: il problema è lo stesso. Ed è questo uno dei quesiti dei referendum dell’8-9 giugno. L’incontro in prefettura con Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti si è chiuso con un nulla di fatto. «Lo sciopero non si è mai interrotto e proseguirà a oltranza, nei modi e nelle forme che le assemblee dei lavoratori decideranno» ha annunciato la Filt Cgil.
La protesta è emersa dal 18 aprile fino a pasqua 20 aprile quando è stato organizzato uno sciopero nelle aziende Brivio & Viganò Logistics, Cap Delivery e Deliverit che operano nella logistica di Esselunga a Settimo milanese (Milano), Dione Cassio (Milano), Varedo (Monza Brianza) e Lallio, nella bergamasca. Le ragioni della protesta sono: «Comportamenti aziendali discriminatori e pratiche gestionali arbitrarie: persone messe a riposo senza alcuna giustificazione operativa, mentre ad altre è richiesto di lavorare in regime straordinario, ben oltre il normale orario». A ciò si aggiungono «pressioni indebite sul personale affinché sostituiscano chi si rifiuta di lavorare con mezzi sovraccarichi, in evidente violazione delle norme sulla sicurezza».
«Stiamo assistendo a una gestione irresponsabile che mette a rischio la salute e la sicurezza non solo di chi lavora ma di tutta la cittadinanza – ha detto Guglielmo Ruggiero, segretario della Filt Cgil Milano – Dopo diverse segnalazioni e nessuna risposta da parte delle aziende coinvolte, siamo stati costretti ad avviare la mobilitazione. Per tutelare i diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori, in primis quello di potersi organizzare liberamente e aderire all’attività sindacale nei posti di lavori».
Poi sono emersi gli effetti dello sciopero. Esselunga ha parlato di «gravi disservizi ai clienti, con significativi sprechi di prodotti freschi – pane, carne, pesce, frutta e verdura – bloccati nei magazzini. È stato ostacolato il regolare svolgimento delle attività lavorative dei dipendenti di Esselunga nei centri di distribuzione. Il disagio ha riguardato le persone come anziani e in stato di fragilità che non possono recarsi autonomamente a fare la spesa e per le quali l’e-commerce è un servizio essenziale». L’azienda ha chiesto la ripresa del «dialogo» tra le aziende appaltatrici e il sindacato e ha detto di «valutare il ricorso alla cassa integrazione per circa 750 persone operanti nei centri coinvolti».
Ipotesi che ha suscitato la reazione di Luca Stanzione, segretario generale della Cgil di Milano: «Le minacce di cassa integrazione arrivate da Esselunga, comprando intere pagine di giornale, sono il peggiore esempio di un’azienda che si crede completamente deresponsabilizzata rispetto alle condizioni di lavoro di chi lavora esclusivamente per il suo servizio – ha detto Stanzione – Quando il lavoro in appalto è così indispensabile per il servizio viene da chiedersi quali siano le ragioni delle esternalizzazioni. Non basta una carta Fidaty perché clienti e lavoratori abbiano fiducia in un marchio, ma comportamenti socialmente responsabili».
* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto
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