Stato di polizia. Firmato il Decreto sicurezza, Ultima generazione: «Reprime la nonviolenza»

Mattarella firma il “golpe burocratico”. La stretta sui blocchi stradali pensata contro attivisti e lavoratori
Ora al «golpe burocratico» manca solo la formalità del passaggio in aula. Ieri pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto Sicurezza, varato dal consiglio dei ministri lo scorso 4 aprile, che ora dovrà essere convertito entro sessanta giorni da Camera e Senato, dove con tutta probabilità il governo porrà la questione di fiducia. È l’ultimo tassello della macchinazione legislativa preparata da Meloni e soci per aggirare il dibattito parlamentare in aula, superare l’ostruzionismo delle opposizioni ed evitare la terza lettura alla Camera, dove il fu disegno di legge sarebbe dovuto tornare.
L’ULTIMA mobilitazione per invitare il Quirinale a non firmare il testo preparato da Meloni e soci è stata portata ieri da Ultima Generazione davanti a Montecitorio. Michele Giuli, attivista del movimento climatico e professore di storia in un liceo della Capitale, ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere che il testo venisse rispedito al mittente. Negli scorsi giorni Ultima generazione aveva lanciato una raccolta firme per chiedere che Mattarella non firmasse, raccogliendo oltre 100mila adesioni.
Tra i quattordici nuovi reati introdotti dal governo con il decreto infatti figura anche quello di «blocco stradale», pratica diffusamente adoperata da Ultima generazione, che da illecito amministrativo assume la nuova veste di reato penale sanzionato con la reclusione fino a due anni se commesso da più persone. Giuli ha tentato inizialmente di posizionarsi davanti al Quirinale, ma trovando la piazza blindata e non potendosi avvicinare si è spostato a Montecitorio, da dove è stato allontanato dalle forze dell’ordine. «Questo decreto non colpisce la violenza, ma la nonviolenza, non chi fa del male ma chi denuncia un’ingiustizia» ha detto. Per poi spiegare il perché della forma di resistenza: «Ho scelto lo sciopero della fame perché è una forma di protesta etica davanti a un provvedimento che invece è fortemente autoritario e immorale, è una protesta che non disturba e che esibisce la vulnerabilità, quella che il governo intende colpire».
LA NORMA sul blocco stradale e sulle manifestazioni contro le grandi opere (quest’ultima parzialmente riveduta dopo le perplessità sollevate dal Quirinale) sembrano scritte ad hoc per colpire il movimento climatico: «A noi non vengono tagliate le gambe, perché come ogni movimento di resistenza civile all’aumentare della repressione le persone non si fermano ma si raggruppano ancora di più e vanno avanti», dice Giuli, «noi attivisti per il clima siamo uno specchietto per le allodole, il vero obiettivo da colpire sono i lavoratori che protestano con i picchetti contro le delocalizzazioni». Difficilmente lo sciopero continuerà dopo la firma apposta da Mattarella, mentre assicurano dal movimento che continueranno le proteste, contro il decreto e per il clima.
* Fonte/autore: Michele Gambirasi , il manifesto
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