A Israele non basta la distruzione della Striscia, prepara l’attacco all’Iran

A Israele non basta la distruzione della Striscia, prepara l’attacco all’Iran

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La Cnn riferisce che l’intelligence americana ha registrato conversazioni militari israeliane che fanno riferimento esplicito a un raid contro le centrali atomiche iraniane

GERUSALEMME. Non è chiaro se sia stata presa una decisione definitiva, eppure va considerata molto seriamente la rivelazione che funzionari statunitensi hanno fatto martedì sera alla Cnn sull’attacco che Israele starebbe preparando contro gli impianti nucleari iraniani. L’intelligence statunitense ha intercettato comunicazioni israeliane che fanno riferimento esplicito a un raid militare. E questo, sottolinea la Cnn, si aggiunge all’addestramento dei piloti e ad altri preparativi israeliani, tra cui il trasferimento di bombe e munizioni per l’aviazione.

Questi movimenti, sussurra qualcuno, potrebbero essere solo un modo per fare pressione sull’Iran. In fondo, non è la prima volta negli ultimi anni che fonti statunitensi o israeliane annunciano un attacco imminente contro le centrali atomiche iraniane che poi non si è verificato. Allo stesso tempo, queste ultime indiscrezioni arrivano in un momento delicato, in cui Teheran è impegnata in colloqui indiretti, mediati dall’Oman, con l’Amministrazione Trump. Il prossimo round è previsto per domani a Roma. Il fallimento dei negoziati in corso dallo scorso 12 aprile, su una nuova possibile intesa sul programma nucleare iraniano, potrebbe aprire la strada all’attacco aereo che il premier israeliano Netanyahu pianifica da anni. Un attacco da realizzare, nei suoi desideri, insieme agli Stati Uniti.

Donald Trump ha più volte avvertito la Repubblica Islamica che il mancato accordo aprirebbe la strada all’uso della forza militare: «Vorrei un’intesa con l’Iran sul nucleare. Preferirei questo piuttosto che bombardarlo a tappeto». In ogni caso, Tel Aviv è pronta ad agire anche da sola, a costo di innescare un altro conflitto ampio e catastrofico in Medio Oriente.

L’Iran ha ripetuto più volte che non reagirà soltanto contro Israele nel caso in cui le sue centrali vengano distrutte, con conseguente contaminazione da radiazioni. Teheran prenderà di mira anche i Paesi arabi che ospitano basi americane. Una prospettiva che spaventa le monarchie sunnite del Golfo. Re e principi arabi durante la recente missione di Donald Trump in Medio Oriente, hanno chiesto al presidente americano di frenare Netanyahu, a Gaza e nei confronti dell’Iran. Inoltre, Riyadh – alleata di ferro degli Stati uniti – continua a stringere i rapporti con Teheran, molto tesi fino a due anni fa. Ieri Mohammed al-Yahya, consigliere del ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, ha incontrato a Teheran Ali Larijani, consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei.

Netanyahu ha dimostrato di piegarsi solo in parte alle pressioni statunitensi e resta impegnato nella campagna militare avviata da Israele su più fronti dopo il 7 ottobre 2023 in tutta la regione. Già l’anno scorso Iran e Israele si erano scontrati frontalmente in almeno due occasioni, anche se a bassa intensità, con missili e droni da una parte e attacchi aerei dall’altra. Il punto critico resta l’arricchimento dell’uranio, come ha ribadito ieri a Milano Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea. Le scorte iraniane di uranio arricchito fino al 60% – una percentuale che si avvicina alla soglia necessaria per la produzione di ordigni nucleari – sono aumentate, e Israele potrebbe usare questo pretesto per colpire, ha avvertito Grossi. Nelle stesse ore, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha confermato che il suo Paese continuerà il processo di arricchimento dell’uranio.

Gli Stati Uniti vorrebbero fermare completamente la produzione iraniana di uranio arricchito, ma è possibile che si accontentino di una soluzione di compromesso non lontana da quella prevista dal primo accordo internazionale del 2015, affossato proprio da Trump durante il suo primo mandato. Israele – che possiede segretamente tra le 100 e le 200 bombe atomiche, unico paese in Medio Oriente – invece pretende lo stop totale.

Netanyahu sta monitorando l’evoluzione delle trattative. È improbabile che il premier israeliano e i suoi ministri decidano di attaccare nel giro di qualche giorno, andando allo scontro frontale con Trump. Tuttavia, «la possibilità di un attacco israeliano contro un impianto iraniano è aumentata in modo significativo negli ultimi mesi», ha detto una fonte citata dalla CNN vicina all’intelligence statunitense.

La stessa fonte ha aggiunto: «La prospettiva di un accordo USA-Iran che non rimuova tutto l’uranio rende più probabile un attacco… Penso che sia più probabile che (gli israeliani) finiscano per cercare di far saltare l’intesa».

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto



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