Brasile. La «Devastazione» dell’Amazzonia diventa legge

Brasile. La «Devastazione» dell’Amazzonia diventa legge

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 Il senato ha approvato a larga maggioranza il «Progetto della devastazione» ambientale. Una legge choc voluta dalla potente lobby dell’agrobusiness

È stato ribattezzato come Progetto di legge della devastazione, in primo luogo dell’Amazzonia, e mai definizione è stata più calzante. Perché il Pl 2.159/2021 è davvero una delle espressioni più avanzate del proposito – già così mirabilmente espresso dall’ex ministro dell’Ambiente di Bolsonaro Ricardo Salles – di «passar a boiada», cioè di azzerare la legislazione ambientale come se ci passasse sopra una mandria di buoi.

APPROVATO NEL 2021 DALLA CAMERA dei deputati dopo 17 anni di sala d’attesa, il provvedimento, in una versione solo di poco migliorata rispetto a quella originaria, è stato votato al Senato il 21 maggio, con procedura d’urgenza disposta dal presidente Davi Alcolumbre, ricevendo 54 voti favorevoli e 13 contrari. E se Alcolumbre ha assicurato che avrebbe dormito serenamente per aver «compiuto il proprio dovere», ad avere gli incubi è stato invece il Ministero dell’ambiente, il quale ha divulgato una nota ufficiale in cui ha definito il testo «un affronto alla Costituzione federale»: il progetto di legge, si legge, smantella l’attuale quadro giuridico mettendo a rischio la sicurezza ambientale e sociale del paese, in violazione dell’articolo 225 della Carta «che garantisce il diritto a un ambiente ecologicamente equilibrato». E, ignorando la crisi climatica, «rappresenta un clamoroso passo indietro in un anno in cui il Brasile ospiterà la Cop30 a Belém».

MA SE IL SENATO È L’ESECUTORE DEL CRIMINE, sul mandante non esistono dubbi: è il Frente Parlamentar da Agropecuária, cioè l’onnipotente lobby dell’agribusiness altrimenti nota come bancada ruralista, a cui tutti in Brasile sono tenuti a inchinarsi, compreso lo stesso Lula.

NON SORPRENDE ALLORA che il provvedimento sottragga praticamente tutto il settore ruralista alla procedura di autorizzazione ambientale, con la sola eccezione dell’allevamento intensivo di medie o grandi dimensioni: semaforo verde, dunque, per la coltivazione di specie di interesse agricolo e per l’allevamento estensivo, semi-intensivo e intensivo di piccole dimensioni. Come pure per gli interventi di miglioramento di infrastrutture preesistenti.

PARTICOLARMENTE ROVINOSO ANCHE l’emendamento, proposto da Alcolumbre, che introduce la Lae (Licença Ambiental Especial), una procedura semplificata di autorizzazione ambientale per tutte le opere considerate politicamente rilevanti, a prescindere da quale sia il loro impatto. Ma l’aspetto più sconcertante è dato probabilmente dalla cosiddetta Lac (Licença ambiental por Adesão e Compromisso), grazie a cui, per la maggior parte delle iniziative imprenditoriali, ad eccezione solo di quelle ad alto impatto ambientale, sarà sufficiente l’autocertificazione: basterà compilare un formulario su internet, dichiarando che la propria attività non presenta rischi per l’ambiente. Si premerà un tasto e via, «senza alcuna necessità di studi di impatto ambientale e verifiche tecniche», ha denunciato la coordinatrice delle politiche pubbliche dell’Observatório do Clima Suely Araújo, puntando il dito contro «la visione arcaica e negazionista della bancada ruralista, la miopia del settore industriale e la debolezza e lentezza di reazione del governo».

MA È L’INTERO PROGETTO DI LEGGE che, secondo l’Observatório do Clima, «ignora gli allarmi della scienza, disconosce completamente la questione climatica e viola diritti costituzionali dei popoli indigeni, dei quilombolas e delle comunità tradizionali», con conseguenze potenzialmente catastrofiche per gli ecosistemi brasiliani, e in particolare per il 12% ancora in piedi della copertura originaria della Mata Atlântica.

CON LE MODIFICHE REALIZZATE dal Senato, il Pl torna ora alla Camera dei deputati, e da lì, se non ci saranno altri cambiamenti, approderà sulla scrivania di Lula che potrà firmarlo così com’è o porre un veto totale – che il Congresso però ribalterebbe in un attimo – o parziale, provando a frenarne gli aspetti più problematici: con scarse probabilità di riuscita, ma almeno salvando la faccia con le organizzazioni ambientaliste.

BENCHÉ I TRATTI DI INCOSTITUZIONALITÀ del progetto di legge balzino agli occhi, annunciando una pioggia di ricorsi giudiziari – e il probabile intervento della Corte suprema -, il presidente non ha del resto alcuna intenzione di rompere con la bancada ruralista. Secondo il portale Metrópoles, il ministro della Casa Civile Rui Costa avrebbe anzi negoziato con gli alleati per eliminare gli aspetti più rovinosi del Pl e garantire la governabilità, la vera bussola del governo Lula.

DIETRO LE QUINTE, poi, qualche parlamentare avrebbe addirittura definito la sconfitta al Senato del Partito dei lavoratori – contrario al provvedimento – come una sorta di regalo al governo, consentendogli di procedere all’esecuzione di opere ferme a causa di impedimenti ambientali, come, tra molto altro, il recupero della Br-319, l’autostrada che collega Porto Velho a Manaus, aperta dal governo militare nel 1973 ma non più transitabile dal 1988 al 2015.

A RILANCIARE L’OPERA ERA STATO il governo Rousseff, con l’avvio di un programma di manutenzione che si sarebbe tradotto in un aumento del tasso di deforestazione e di invasioni di ogni genere. Un esempio seguito lo scorso anno da Lula, quando, in mezzo ai più gravi incendi forestali degli ultimi 14 anni, annunciava il recupero del cosiddetto «tratto di mezzo», tra i chilometri 250,7 e 656,4. Finché, nel luglio del 2024, la giudice Mara Elisa Andrade non aveva sospeso la licenza ambientale concessa nel 2022 sotto il governo Bolsonaro, accogliendo la richiesta dell’Observatório do Clima, secondo cui il semplice annuncio della pavimentazione di quel tratto di strada aveva già provocato un aumento della deforestazione nell’area.

TUTTAVIA, CON L’APPROVAZIONE da parte del Senato del Pl 2.159/2021, la devastazione potrà procedere senza più ostacoli. E pazienza che la Climate Policy Initiative della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, in collaborazione con il Projeto Amazônia 2030, abbia indicato come tale progetto possa causare un impatto negativo su 300 mila chilometri quadrati di Amazzonia: un’area più grande di tutto lo stato di São Paulo.

NON CI SARÀ FORSE NEPPURE bisogno di ricorrere al Pl della devastazione, invece, per l’altro grande progetto sponsorizzato dal governo, quello dello sfruttamento petrolifero al largo della costa dello stato settentrionale di Amapá, nel bacino di Foz do Amazonas, in quello che viene definito come Margine equatoriale. Il braccio di ferro tra la Petrobras, la compagnia petrolifera statale ma non troppo (il controllo degli azionisti privati è pari al 63,4% del capitale totale dell’impresa), e l’Ibama, l’Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili che aveva negato l’autorizzazione alle perforazioni in un’area considerata di grande vulnerabilità socio-ambientale, si sta risolvendo a favore della compagnia guidata da Magda Chambriard, decisa a sfruttare il petrolio «fino all’ultima goccia» (Let’s drill, baby!, si è spinta a dichiarare in una conferenza, citando nientedimeno che Trump).

UNO SCONTRO IMPARI: da una parte l’Ibama difeso dalla ministra dell’Ambiente Marina Silva, da un gruppetto di politici, dai popoli indigeni e dalle organizzazioni ambientaliste, dall’altra l’industria del petrolio, quasi tutti i partiti e lo stesso governo, che, in particolare per bocca del ministro delle Miniere e dell’Energia Alexandre Silveira, ha martellato senza pietà sull’«importanza strategica» del progetto – neanche a farlo apposta «sostenibile» – ai fini dell’autosufficienza energetica e dello sviluppo degli stati più poveri. Ma neppure Lula è stato da meno, criticando la lentezza dell’Ibama nel concedere la licenza ambientale.

COSÌ, DOPO AVER A LUNGO RESISTITO al pressing governativo, la presidenza dell’Ibama – peraltro scatenando l’indignazione dei tecnici dell’istituto – ha finito per cedere, dando l’avallo al Piano di emergenza proposto dalla Petrobras per la protezione della fauna in caso di perdite di petrolio: l’anticamera della concessione definitiva dell’autorizzazione.

* Fonte/autore: Claudia Fanti, il manifesto



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