Gaza. Raid notturni israeliani: oltre 120 uccisi

Gaza. Raid notturni israeliani: oltre 120 uccisi

Loading

L’Ap ha contato dieci incursioni nell’oscurità. I medici: molte delle vittime dormivano nelle tende per sfollati

Raid aerei e colpi di artiglieria, nuovi ordini di evacuazione e assedi. I carri armati israeliani stanno penetrando sempre più all’interno di Gaza, dispiegando violenza e omicidi per costringere la popolazione rimasta a fuggire. Ancora una volta. È la cruenta preparazione del piano militare soprannominato «Carri di Gedeone», quello annunciato da Netanyahu e preteso dal suo governo, che dovrebbe concludersi con due milioni di palestinesi chiusi in una minuscola area sotto il controllo militare israeliano. Prima imprigionati e poi espulsi.

AL FINE DI SPOSTARE la popolazione, l’esercito fa di tutto per incutere terrore, come accadde proprio in questi giorni 77 anni fa, durante la Nakba palestinese. I volantini, tornati a svolazzare nel cielo di Gaza, sono solo la facciata di un avvertimento che nella realtà non esiste. Sono state bombardate nella notte e senza nessun avviso le case di Khan Younis, nel sud. Un reporter dell’Associated Press ha contato dieci raid nell’oscurità che hanno ucciso almeno 65 persone. I medici hanno detto a Reuters che molte delle vittime dormivano nelle tende per sfollati. Nel pomeriggio i droni hanno colpito un’automobile uccidendo quattro persone che si trovavano a bordo. Tre erano bambini.

La situazione è persino peggiore nel nord, dove i carri armati e gli aerei hanno lanciato attacchi coordinati. Anche nei campi profughi di Beit Lahiya e Jabalia le case sono state bombardate senza preavviso. Più di cento persone sono rimaste sotto le macerie. I testimoni hanno descritto un quadro agghiacciante, un cimitero di non morti. I sopravvissuti sentono le urla dei dispersi ma non riescono a raggiungerli.

L’ESERCITO ha ordinato di abbandonare tutto e spostarsi verso sud. Al Araby ha riferito che decine di palestinesi hanno tentato di fuggire sotto il pesante fuoco israeliano. Di nuovo le code di carri trainati dagli animali e le colonne di famiglie che a piedi trasportano i pochi beni rimasti. Sempre a Jabalia, una scuola-rifugio è stata circondata dai carri armati. La protezione civile ha fatto sapere di non avere abbastanza mezzi e personale per raggiungere le aree in cui i militari stanno attaccando né per salvare le persone bloccate tra i detriti.

Gli ospedali di Gaza, già in condizioni disperate, sono stati travolti da una nuova ondata di feriti. Bambini, anziani, donne e uomini sono stesi ovunque sui pavimenti, sporchi di sangue, svenuti o già morti.

«CENTOCINQUANTA bersagli terroristici colpiti» ha detto Israele, comunicando con orgoglio di aver ucciso diversi combattenti. Come sempre dall’inizio degli attacchi, neanche una parola sulle centinaia di civili ammazzati. Più di 120 vittime ieri, a nord, a sud e nel centro. In mezzo a una fame che non lascia scampo. Conquistarsi un pasto è già difficile se si può contare su un riparo, fosse anche una tenda. Diventa impossibile quando si scappa, ancora una volta, dopo diciannove mesi di ordini di evacuazione. Il ministero della Salute palestinese ha fatto sapere che in due mesi, dalla ripresa degli attacchi dopo il cessate il fuoco, sono stati uccisi 2.985 palestinesi e feriti 8.173.

«Cose brutte» le ha chiamate il presidente statunitense Trump, riferendosi alle condizioni disperate della popolazione di Gaza. Cose brutte che «accadono», come se non si potesse scegliere diversamente, come se non ci fosse dietro la mano armata di Israele e un piano di pulizia etnica che formalmente gli Stati uniti supportano.

NONOSTANTE si siano apparentemente raffreddati i rapporti tra i due paesi, la Casa bianca non ha espresso parole chiare di condanna alla gestione del governo Netanyahu. Certo, il presidente Usa e il segretario di Stato Marco Rubio si sono accorti che «a Gaza le persone stanno morendo di fame». Ci sono tornati sopra entrambi, anche ieri: «Stiamo tenendo d’occhio Gaza – ha dichiarato Trump – e ce ne occuperemo». Ma a domanda diretta sul sostegno statunitense all’espansione della guerra e ai piani di occupazione, il tycoon ha risposto che «accadranno molte cose buone nel prossimo mese», senza aggiungere altro. Ha replicato di gran lunga più volentieri alle questioni sugli accordi stipulati con i Paesi del Golfo durante la sua recente visita, conclusasi proprio ieri con un totale di 1.400 miliardi di dollari in investimenti arabi negli Stati uniti.
Hamas ha fatto sapere che sono in corso negoziati diretti con Washington mentre poche notizie arrivano dal Qatar, dove il gruppo palestinese e Israele stanno trattando un accordo con i mediatori.

SECONDO FONTI citate dal quotidiano israeliano Haaretz, non si registrano progressi a Doha e gli americani starebbero «perdendo interesse» nei colloqui, appurato che la posizione israeliana è rigida e Hamas non si è piegato, nonostante le bombe, la fame e i tentativi di uccidere il suo leader, Mohammed Sinwar.

* Fonte/autore: Eliana Riva, il manifesto



Related Articles

Vertice di governo, i conti non tornano. Salvini furioso, la Ue procede

Loading

Legge di bilancio. Incontro di governo. Tria dice no alla Flat tax in deficit e chiede misure concrete da portare in Europa. Discussione sulla procedura già oggi all’Eurogruppo, Moscovici vuole subito una manovra correttiva 

Il vertice di Parigi e la coscienza sporca dell’Europa

Loading

Gli accordi di Parigi sulla gestione dei flussi migratori nei Paesi del nord Africa sanciscono una nuova cornice geopolitica

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment