India/Pakistan, il cessate il fuoco dura poco

India/Pakistan, il cessate il fuoco dura poco

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Nuova escalation, poi Trump annuncia: «C’è l’accordo». Ma è ancora «nebbia di guerra». Ieri toni smorzati per alcune ore. In serata già violata la tregua mediata da Washington

La svolta arriva nel primo pomeriggio italiano, quando con un post su Truth social il presidente Usa Donald Trump annuncia per primo che «dopo una lunga notte di colloqui mediati dagli Usa, sono lieto di annunciare che India e Pakistan hanno concordato un PIENO E IMMEDIATO CESSATE IL FUOCO» (maiuscolo nell’originale).

SEMBRAVA LA FINE più ragionevole a una giornata iniziata con una nuova escalation del conflitto a opera del Pakistan, che inaugurando l’operazione «Bunyan-un-marsoos» concretizzava la risposta militare su media scala promessa all’India da giorni. Il nome si rifà a un passo del Corano e può essere reso con «solida struttura di metallo», cioè coloro che il Vero Dio ama poiché «combattono per la Sua causa».

E questa volta la causa era annientare una serie di obiettivi militari in territorio indiano, tra il Kashmir e il Punjab: «Basi militari, campi di addestramento, depositi di munizioni». Non è chiaro se, come dice il Pakistan, l’operazione sia stata lanciata in risposta a un tentato attacco dell’India verso strutture militari nazionali – con esplosioni registrate nei pressi di Rawalpindi – o se come dice l’India è stato il Pakistan ad attaccare per primo, ma l’obiettivo dell’azione di Islamabad – con un numero di alcune decine di vittime e siti neutralizzati, non confermato da New Delhi – sembrava raggiunto: ora anche l’esercito pachistano aveva avuto modo di dimostrare al proprio popolo che non aveva nulla da temere e che qualcuno li avrebbe difesi dalla minaccia indiana. E quindi, salvata la faccia, si poteva procedere a una de-escalation.

LO HANNO DETTO CHIARO e tondo nelle prime ore della mattina asiatica sia il ministro della Difesa pachistano Khawaja Asif sia quello degli Esteri Ishaq Dar, in diretta tv: «Abbiamo avuto la nostra vendetta, ora la palla della de-escalation è nel campo dell’India». Invito effettivamente raccolto dall’amministrazione Modi che, poco dopo l’annuncio di Trump, aveva confermato un colloquio diretto tra i vertici delle forze armate dei due paesi in conflitto e il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco immediato, rimandando a lunedì ulteriori colloqui tra le parti.

Segno che l’intensa attività diplomatica portata avanti da giorni dal segretario di stato Usa Marco Rubio – forse in tandem con le segreterie di Arabia saudita ed Emirati – e l’intervento di Cina e Turchia aveva portato al risultato sperato.

Per alcune ore, nel primo pomeriggio italiano, i media pachistani e indiani che per giorni avevano mandato a ciclo continuo messaggi minacciosi e immagini di devastazione ravvivando il fuoco dello scontro transfrontaliero, cambiano palinsesto: festeggiamenti in strada al di qua e al di là del confine, un sollievo collettivo che coinvolge 1,6 miliardi di persone per una guerra sfiorata e, pareva, scampata.

Finché nella serata sudasiatica l’incantesimo si rompe. È il chief minister del Kashmir amministrato dall’India, Omar Abdullah, a suonare l’allarme, postando sui social il video di luci che sfrecciano sopra i tetti di Srinagar: ancora da chiarire se siano razzi, missili o droni, ma qualcuno ha violato il cessate il fuoco, e la paura ritorna.

Scene simili vengono registrate in una serie di località che attraversa tutto il confine occidentale dell’India, dal Kashmir al Gujarat, a cui si aggiungono forti esplosioni causate, forse, da un ennesimo lancio di missili. O di droni. O di colpi di artiglieria pesante.

SIAMO ANCORA NELLA «NEBBIA di guerra»: impossibile determinare a fondo la veridicità di notizie che mentre scriviamo arrivano solo da una parte, quella indiana, mentre i media pachistani tacciono. Al-Jazeera riporta di fonti locali che raccontano di «colpi» che sorvolano anche il territorio pachistano. Associated Press cita residenti di Peshawar che hanno visto arrivare dei droni, che hanno portato all’attivazione dei sistemi di contraerea.

La dichiarazione del segretario degli Esteri indiano Vikram Misri arriva intorno alle otto di sera italiane: «Le nostre forze armate stanno rispondendo adeguatamente a queste violazioni. Ci appelliamo al Pakistan perché prenda le misure necessarie per affrontare queste violazioni e gestire questa situazione».

È una formula che lascia aperto uno spiraglio per un ritorno al cessate il fuoco, intimando alle autorità pachistane di «gestire» violazioni di cui, implicitamente, forse non sono direttamente responsabili. Secco, in serata, il ministro dell’Informazione pachistano Attaullah Tarar: «Non risultano violazioni del cessate il fuoco».

* Fonte/autore: Matteo Miavaldi, il manifesto

 

 

 

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