Migranti, rivolta nel Centro di permanenza di Torino

Migranti, rivolta nel Centro di permanenza di Torino

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La protesta è scoppiata venerdì, un gruppo ha cercato di raggiungere il tetto della struttura. Un uomo è precipitato rompendosi una gamba. Le due ambulanze giunte sul posto sono state bloccate prima di poter intervenire

Quel reticolo di gabbie in mezzo ai palazzi del quartiere Pozzo Strada non ha più senso di esistere e mai l’ha avuto. Inaugurato nel 1999 e riaperto a fine marzo, dopo una chiusura di due anni, il Cpr di Torino ha una storia accidentata, che parla di sofferenza, proteste e violenze. Due i decessi accertati: Moussa Balde e Faisal Hossein.
Nella tarda sera di venerdì la tensione è tornata ai massimi livelli dopo una rivolta esplosa nell’area bianca della struttura, maturata in seguito a una giornata di proteste iniziate prima nell’area blu dove i trattenuti avevano rifiutato il pasto per le restrizioni imposte alle comunicazioni telefoniche.

La rivolta nell’area bianca sarebbe invece esplosa, in base a quanto ha ricostruito la Rete No Cpr, dopo l’orario di consegna della terapia, quando due migranti hanno tentato la fuga arrampicandosi sulla rete del cortile. Uno sarebbe stato raggiunto dalle forze dell’ordine e sarebbe caduto da un’altezza di due metri. Il giovane ha riportato una gamba fratturata. Nell’area hanno cominciato a divampare le fiamme, ben visibili dall’esterno, e altri migranti hanno raggiunto il tetto. Un agente sarebbe rimasto intossicato dai fumi.

Alice Ravinale, capogruppo Avs in Regione, si è recata in corso Brunelleschi nella notte e, augurandosi che «questa volta ci sia maggiore chiarezza sulle condizioni» del migrante, sottolinea: «Nel nostro sopralluogo di lunedì abbiamo incontrato tante persone fragili e disperate a causa delle condizioni di detenzione, non mi stupisce che venerdì sera sia di nuovo esplosa la protesta. Il Cpr va chiuso, le persone con problemi di salute mentale che oggi sono lì recluse devono essere immediatamente rilasciate: è un posto che mette a rischio l’incolumità di tutti. Questa settimana sarà il quarto anniversario della morte di Moussa Balde: possibile che la sua drammatica vicenda, per cui è in corso un processo, non abbia insegnato nulla alle istituzioni di questo paese? Possibile che la propaganda anti-immigrazione del governo conti più del rischio, concreto, che ci possano essere altre vittime?».

Nel Cpr di Corso Brunelleschi sono rinchiuse una cinquantina di persone a fronte di una capienza (provvisoria) di 60. La situazione anche con la nuova gestione della cooperativa Sanitalia, che si è aggiudicata l’ultimo appalto, resta tesa. Le proteste nella notte tra venerdì e sabato arrivano a meno di un mese dalla rivolta del 30 aprile. La prima dopo la riapertura, che aveva reso inutilizzabile l’area viola. Ieri sera, al di fuori del muro di cinta di corso Brunelleschi, si è radunata una piccola folla di attivisti richiamati dal tam-tam sui social. Gli attivisti, avuta la notizia del ferito, hanno chiamato il 118, ma le due ambulanze giunte sul posto (con i vigili del fuoco) sono state bloccate prima di poter intervenire. Era già passata la mezzanotte – dicono gli attivisti – quando l’ambulanza è intervenuta e, durante tutto questo tempo, le persone sul tetto intonavano cori e canti, denunciando le terribili condizioni di reclusione.

* Fonte/autore: Mauro Ravarino, il manifesto



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