Tratta di esseri umani: «Venduti dalla Tunisia per un barile di carburante»

A Palazzo Madama le testimonianze delle vittime della tratta di esseri umani, scambiati tra Tunisia e Libia
Emergono nuove testimonianze della tratta di esseri umani al confine tra Tunisia e Libia, già documentate e denunciate dal rapporto State trafficking pubblicato a fine gennaio e presentato al Parlamento europeo. Ieri due testimonianze dirette sono state rese al Senato, nel corso della conferenza stampa organizzata da Ilaria Cucchi (Avs) per denunciare il fenomeno e le compromissioni del governo italiano attraverso gli accordi con i due paesi nordafricani; altre tre invece sono state pubblicate dalla Ong Sos Mediterranèe, dopo averle raccolte a bordo della nave Ocean Viking a fine gennaio nel corso di una missione di salvataggio.
I RACCONTI sono la controprova di quanto riportato nello studio, preparato da un gruppo di ricercatori anonimi attraverso trenta testimonianze dirette, con il supporto di Asgi, Border Forsensics e OnBorders, e denunciano un sistema di traffico di esseri umani tra i due paesi venduti molto spesso per poche decine di euro. «Ad aprile 2024 ho provato per la prima volta a prendere il mare dalla Tunisia, ma siamo stati fermati e riportati indietro dalla Garde nationale» ha raccontato Rose C. al Senato. «Da lì ci hanno trasferito nel deserto vicino al confine, dove siamo rimasti per ventuno giorni in una gabbia mangiando pochissimo. La mattina del ventiduesimo giorno ci hanno portato al confine con la Libia e ci hanno scambiato per nulla: un uomo è stato venduto per un barile di carburante» ha proseguito. Testimonianza analoga a quella di Charly – nome di fantasia – raccolta a bordo della Ocean Viking: «La polizia tunisina ci ha venduti a banditi libici, il prezzo era di 150 dinari, circa 25 euro, meno di quello di una capra». Altri racconti testimoniano l’aumento, nelle prigioni libiche, della pratica del traffico di organi.
«SONO EMERSE nuove prove. La responsabilità delle autorità tunisine è sempre più evidente. E il legame con il sistema di respingimenti, detenzione e sfruttamento in Libia rivela un disegno criminale. Finanziato, anche indirettamente, da fondi europei e italiani. Il nostro paese deve controllare che i fondi dati alla Tunisia non finiscano per sostenere appalti militari e di polizia nel traffico di esseri umani, e bisogna creare dei corridoi umanitari per proteggere questi testimoni» ha detto Ilaria Cucchi.
* Fonte/autore: Michele Gambirasi, il manifesto
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