Dopo l’Iraq un’altra “pistola fumante”: «Gli iraniani lontani anni dalla Bomba»

Dopo l’Iraq un’altra “pistola fumante”: «Gli iraniani lontani anni dalla Bomba»

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Stati Uniti e Iran. Il presidente: non mi interessa cosa disse la mia stessa intelligence, penso che ci fossero vicini

Mentre Israele continua a ripetere che l’Iran si sta rapidamente avvicinando al “punto di non ritorno” del suo programma nucleare, e difende l’operazione Rising Lion come necessaria per impedire a Teheran di acquisire un’arma nucleare, le valutazioni dell’intelligence statunitense sembrano contraddire tali affermazioni, sostenendo che in realtà Teheran è lontana, addirittura anni, dalla possibilità di produrre una bomba nucleare. Un rapporto della Cnn che cita più fonti, ha concluso che l’Iran non sta attivamente perseguendo la costruzione di armi nucleari, e che mancano ancora tre anni prima di poterne costruire e consegnare una.

La notizia non ha avuto alcun effetto su Donald Trump che, poche ore dopo la diffusione del rapporto della Cnn, ha respinto la valutazione presentata dalla sua stessa direttrice dell’intelligence nazionale, Tulsi Gabbard. «Non mi interessa cosa ha detto, quello che penso io – ha lapidariamente dichiarato The Donald a un giornalista della Cnn a bordo dell’Air Force One, al ritorno dal vertice del G7 – è che gli iraniani fossero molto vicini all’atomica».

Già a marzo Gabbard aveva affermato che l’intelligence statunitense riteneva che l’Iran non stesse costruendo un’arma nucleare, e che la Guida suprema iraniana Ali Khamenei non avesse ripreso il programma sospeso nel 2003, e ora l’ha ribadito.

Un funzionario di intelligence che ha parlato con la Cnn in condizioni di anonimato, ha dichiarato che ciò che è certo è che «l’Iran è in crisi» e che «non è chiaro se abbia già la capacità o le conoscenze per costruire una bomba».

Il pericolo imminente di una bomba nucleare iraniana è la sola ragione formale per cui Israele ha attaccato il Paese e tutta la vicenda diventa sempre più simile alla “pistola fumante” dei tempi di Bush jr, la fialetta bianca piena di “antrace” che nel remoto 2003 l’allora segretario di Stato Colin Powell aveva sventolato al Consiglio di sicurezza dell’Onu per avallare la guerra contro Saddam Hussein. Quella è stata la madre di tutte le fake news e servì a giustificare un attacco che ha portato alla distruzione di un Paese – l’Iraq non rappresentava un pericolo imminente per gli Usa e le sue famose armi di distruzione di massa, naturalmente, non furono mai trovate.

Ora Israele sembra ripercorrere la stessa narrazione bombardando l’Iran per via di una forza atomica che non possiede, se non nelle affermazioni israeliane e in quelle di Trump, che pur di sostenerle va contro anche alla sua stessa intelligence.

A questo fine il tycoon è disposto anche ad andare contro uno dei suoi alleati più fedeli, l’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, che negli ultimi giorni ha criticato la gestione Usa del conflitto fra Israele e Iran dal quale, secondo lui, il presidente dovrebbe tenersi a molta distanza, abbracciando il disimpegno nei confronti del resto del mondo che è la base della teoria di politica estera Maga. «Non so cosa stia dicendo Tucker Carlson. Lasciate che si procuri una rete televisiva e lo dica in modo che la gente ascolti», ha detto sprezzante Trump ai giornalisti.

Carlson è apertamente critico riguardo qualsiasi coinvolgimento degli Stati uniti in una potenziale guerra in Medio Oriente, ed è arrivato a scrivere che Trump è stato «complice dell’atto di guerra», e ad affermare che ciò che accadrà in seguito nella regione «definirà la presidenza di Donald Trump». In un post pubblicato su X, Carlson ha definito «guerrafondai» tutti quelli che, a suo dire, chiedono a Trump un «coinvolgimento militare diretto degli Stati uniti in una guerra con l’Iran». Ed ha citato specificamente, tra gli altri, gli ex colleghi di Fox News Sean Hannity e Mark Levin.

* Fonte/autore: Marina Catucci,  il manifesto



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