Il movimento «No Kings» ora divampa in tutti gli Stati uniti

Le proteste contro le politiche repressive del presidente statunitense Donald Trump e i raid della Immigration and customs enforcement stanno divampando in tutti gli Stati uniti
Le proteste contro le politiche repressive del presidente statunitense Donald Trump e i raid della Immigration and customs enforcement (Ice) che da mesi rastrellano il Paese a caccia di migranti cosiddetti «irregolari» non interessano più soltanto Los Angeles, ma stanno divampando in tutti gli Stati uniti.
Dodici anni dopo la mobilitazione nazionale dal basso di Black lives matter, un altro movimento di protesta nazionale sta prendendo forma in questi giorni attorno allo slogan «No Kings»: chi scende in strada grida per respingere la deriva autocratica di un presidente ormai percepito come un despota da migliaia di cittadine e cittadini. Sono persone che scendono in strada spontaneamente, rispondendo alla chiamata dei sindacati e di collettivi nati dalla società civile all’alba del secondo mandato Trump; gruppi come «50501», cioè 50 proteste in 50 stati per un solo movimento. E con un solo obiettivo: resistere a un trumpismo che da ideologia dispotica negli ultimi giorni si è fatto plasticamente meccanismo repressivo per mano delle forze armate federali.
MARTEDÌ 10 GIUGNO migliaia di persone sono scese in strada a New York in una manifestazione largamente pacifica: in pochi, fino a tarda notte, si sono scontrati con la polizia, che ha arrestato qualche dozzina di persone.
Lo stesso copione è andato in scena a Boston, Chicago, Washington D.C., Philadelphia, Denver, Dallas, Austin, Seattle e San Francisco, solo per citare le città demograficamente più significative. Ma la dimensione della protesta è già nazionale e capillare, tanto da aver già ispirato una prima emulazione repressiva in Texas, dove il governatore repubblicano Gregg Abbott ha annunciato che anche nel suo Stato si farà ricorso alla Guardia nazionale per sedare le proteste, esattamente come ordinato dal presidente Trump per Los Angeles.
Secondo l’organizzazione diffusa del movimento «No Kings», piattaforma orizzontale e decentralizzata in costante espansione, gli appuntamenti nelle piazze continueranno a moltiplicarsi fino ad arrivare alla data simbolo del 14 giugno, quando per le strade della capitale Washington D.C. è prevista una imponente parata militare per celebrare il 250esimo anniversario dalla fondazione dell’esercito degli Stati uniti. Che cade lo stesso giorno del 79esimo compleanno di Donald Trump.
«VOGLIAMO SIA un evento che tutta la nazione possa celebrare con noi», aveva dichiarato all’emittente Cbs un mese fa il colonnello Dave Butler, portavoce dell’esercito statunitense. «Vogliamo che gli americani conoscano l’esercito e i suoi soldati. Una parata può far parte di questo progetto e pensiamo sia un’aggiunta eccellente a quello che già abbiamo pianificato».
I piani preliminari, resi pubblici da settimane, prevedono tra le altre cose una «gara di fitness» e performance musicali di alcuni nomi relativamente noti come Noah Hicks e Scotty Hasting, ex soldato di fanteria ferito in Afghanistan. Lungo il percorso prestabilito, che occuperà l’intera Constitution avenue dalle 18:30 alle 21:30, sfileranno 6.600 soldati, 28 carri armati M1 Abrams, 28 veicoli da combattimento Bradley, quattro cannoni howitzer e 50 elicotteri Apache, Black Hawk e Chinook.
La stampa locale statunitense riporta che per evitare che l’asfalto del centro di Washington D.C. ceda sotto i mezzi pesanti dell’esercito – solo gli Abrams possono pesare più di 60 tonnellate ciascuno – l’esercito procederà a installare lungo il percorso delle placche di metallo, oltre ad aver predisposto una «nuova copertura in gomma» per i cingolati che sfileranno lungo il percorso. In caso di danni, l’esercito si è impegnato a pagare di tasca propria gli interventi di ripristino necessari.
IL COSTO dell’intera operazione non è stato ufficialmente divulgato, ma dovrebbe oscillare tra i 30 e i 45 milioni di dollari.
Il momento clou della serata, appena prima dell’inizio del discorso celebrativo del presidente, dovrebbe prevedere un atterraggio di un paracadutista sul palco che consegnerà una bandiera a stelle e strisce all’altro festeggiato di giornata: Donald Trump.
Le proteste di questi giorni potrebbero essere solo le prove generali di una più ampia manifestazione che si sovrapponga allo sfoggio bellico previsto per il 14 giugno nelle strade di Washington.
Dallo Studio ovale, parlando con la stampa, «re Donald» ha avvertito: «Chi intende protestare sarà contrastato con grande forza».
* Fonte/autore: Matteo Miavaldi, il manifesto
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