Terrorismo politico a Minneapolis, mentre Washington aspetta i carri armati

Nel giorno della parata di Trump un uomo spara a due deputati democratici del Minnesota. In tutti gli Usa i cortei «No Kings»
Poche ore prima che iniziassero le manifestazioni NoKings contro Trump e la sua svolta autoritaria, a Minneapolis, Minnesota, un uomo ha ucciso a colpi di pistola la deputata democratica Melissa Hortman, ex presidente della Camera dello stato, e suo marito, nella loro casa, dove era entrato spacciandosi per un poliziotto. Poco dopo l’uomo è entrato nell’abitazione del senatore statale democratico John Hoffman, che si trova nello stesso quartiere, e ha aperto il fuoco anche su di lui e la moglie – entrambi gravemente feriti e tuttora ricoverati in ospedale – , riuscendo a sfuggire alla polizia quando è arrivata, chiamata dai vicini.
«Si è trattato di un omicidio a sfondo politico», ha detto il governatore del Minnesota Tim Walz annunciando la morte di Hortman, mentre il senatore e la moglie sembrano essere fuori pericolo. Walz ha poi annunciato che il dipartimento di Pubblica Sicurezza ha chiesto di non partecipare a nessuna manifestazione politica finché il sospettato non verrà catturato, per cui a Minneapolis tutte le manifestazioni di protesta sono state cancellate (mentre ai residenti si chiedeva di chiudersi in casa e non aprire la porta ai poliziotti a meno che non si fossero almeno in due).
A BORDO del veicolo del sospetto è stata ritrovata una lista di altri deputati e funzionari dello stato, ha spiegato Walz, aggiungendo che la deputata uccisa «era una persona che ha servito il popolo del Minnesota con grazia, compassione, umorismo e senso del servizio».
GIÀ DALLA SERA prima l’atmosfera negli Stati uniti era tesa, nonostante le oltre 2.000 manifestazioni di protesta contro la parata militare di Trump in programma non si preannunciassero come violente. A Washington DC la polizia del Campidoglio venerdì sera ha arrestato 60 persone per manifestazione non autorizzata, dopo che un gruppo di veterani e le loro famiglie si sono riunite davanti alla Corte suprema, chiedendo che i soldi dei contribuenti spesi per la parata militare voluta da Trump, e per l’invio delle truppe a Los Angeles, venissero utilizzati per alloggi, assistenza sanitaria e cibo per le fasce più vulnerabili. Tra gli arrestati c’è anche un veterano del Vietnam che utilizzava un deambulatore. Ma la tensione non ha impedito ai manifestanti di scendere in piazza, e ore prima dell’inizio della parata che è cominciata alle 18.30 ora locale, troppo tardi per noi, le strade si sono riempite.
Los Angeles, New York, Philadelphia, Chicago, Seattle, Denver ma anche luoghi i cui nomi sono conosciuti solo da chi ci vive come Hattiesburg in Mississippi, Summerville in Carolina del Sud, Evanston on Illinois. A Stowe, in Vermont, Bernie Sanders ha partecipato alla manifestazione No Kings. In mattinata aveva pubblicato un messaggio sui suoi canali social: «Voglio applaudire tutti i patrioti che parteciperanno, come me, ai raduni No Kings in tutto il Paese. Gli americani credono nella libertà, non nell’autoritarismo. Nel 1776, coraggiosi americani affrontarono e sconfissero il despota più potente del mondo. Nel 2025 faremo lo stesso».
I NETWORK nazionali per la maggior parte della giornata hanno mostrato le immagini delle strade delle città inondate di persone di ogni età, colore ed estrazione sociale, unite in cortei mai così compatti e misti.
In molte città della costa est le manifestazioni si sono svolte sotto la pioggia, che non è stata un deterrente. «Non siamo famosi per il bel clima qui – ci ha detto Sam Gross, attivista di Move On di New York – lo siamo per la nostra capacità di manifestare, e difendere i diritti sotto attacco. Non saranno due gocce di pioggia a fermare una manifestazione di questo tipo, dove sono confluiti letteralmente tutti. Sembra la fotografia di quello che sono gli Stati uniti, che è anche ciò che Trump odia. Ci vorrebbe tutti bianchi, ricchi e possibilmente maschi. Mi spiace, l’America è diversità».
PRIMA DELL’INIZIO delle manifestazioni, in un’intervista rilasciata a Nbc News, la leader sindacale e attivista per i diritti civili Dolores Huerta, si è rivolta ai manifestanti invitandoli a non cedere alle provocazioni che continuano ad arrivare da parte dell’amministrazione. La co-fondatrice degli United Farm Workers – che ha organizzato la sindacalizzazione dei lavoratori agricoli durante il movimento per i diritti civili – ha ricordato che la non violenza, insieme alla perseveranza e al boicottaggio, sono stati la chiave del successo di quel movimento.
«SIAMO SPAVENTATI, siamo disgustati – ha dichiarato l’attore e attivista Mark Ruffalo intervistato dalla Msnbc a New York mentre marciava sotto la pioggia – Questo presidente non si cura di nulla di quello per cui hanno lottato i padri fondatori, ma qui si sta riscrivendo cos’è l’America: questa manifestazione è una riaffermazione di ciò che rende speciale questo esperimento. L’immigrazione è la chiave. Se non sei un nativo, allora sei un immigrato, credo sia in concetto semplice. Quello che vogliamo dire qui è che come americani ci amiamo a vicenda e amiamo questa nazione, tantissimo. Per questo siamo qua, sotto la pioggia: per difenderla dal fascismo».
* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto
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