Le borse fanno festa La Germania rallenta L’Inghilterra licenzia

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Il il presidente della commissione europea ha, invece, presentato una piano per le ricapitalizzazioni delle banche e per garantire una soluzione duratura alla crisi greca e del debito sovrano nell’Eurozona. In pratica Barroso ha riproposto la linea già  anticipata nei giorni scorsi: usare in primo luogo le risorse private per le ricapitalizzazioni e i governi nazionali «devono fornire il sostegno se necessario». Se tale sostegno «non è possibile la ricapitalizzazione deve essere finanziata attraverso prestiti del Fondo salva-stati». Se così sarà  «i supervisori dovrebbero proibire alle banche di distribuire dividendi e bonus». Il risultato è stato che in tutta Europa le quotazioni delle banche hanno preso il volo, trascinando anche gli indici generali: a Piazzaffari (la borsa migliore in Europa) l’indice Mib ha chiuso con un balzo del 2,93%.
Ancora una volta viene garantita la stabilità  del sistema creditizio al quale sarà  garantita liquidità  in abbondanza. Il tutto mentre dall’economia reale arrivano segnali (e previsioni) niente affatto incoraggianti. Il quadro è chiaro: l’economia globale sta rallentando e la crescita scricchiola un po’ ovunque. E non solo in Grecia dove il deficit di bilancio continua ad aumentare e a fine settembre ha toccato i 19,1 miliardi di euro, registrando un aumento del 15% sul deficit cumulato nei primi nove mesi del 2011. Il peggioramento dei parametri di bilancio era stato anticipato nei giorni scorsi dal governo che aveva modificato al ribasso le stime sul deficit/pil 2011 dal 7,4% all’8,5%, nonostante le manovre «lacrime e sangue»varate dal governo che hanno depresso, però, l’economia. Il risultato è che le entrate dello stato (alla faccia degli aumenti dell’Iva) sono scese del 4,2%, mentre le spese sono aumentate del 7%, visto che c’è da fronteggiare una disoccupazione che sta esplodendo.
Il rallentamento dell’economia colpirà  non solo la periferia, ma anche il cuore dell’Europa – la Germania – e la situazione avversa sui mercati finanziari costringerà  il governo tedesco a rivedere al ribasso le stime di crescita diffuse in aprile. A anticiparlo è stato Philipp Roesler, il ministro dell’economia, durante una conferenza stampa. Le nuove stime saranno diffuse il 20 ottobre in concomitanza con il rapporto congiunturale di autunno. In aprile le stime erano di un +2,6% per il Pil 2011 e di un +1,8% per il 2012. Roesler è stato costretto alla «confessione» perché una serie di istituti hanno già  formulato le nuove previsioni, anticipate dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung: si stime una crescita del Pil 2012 dello 0,8% sensibilmente inferiore all’1,8% atteso finora dal governo. Per quanto riguarda, invece, il 2011, la previsione è di una crescita del Pil del 2,9%, dopo il º3,6% del 2010. Tale stima è migliore di quella del governo tedesco.
Altro paese che registra un forte rallentamento dell’economia è la Gran Bretagna. Ieri è stato diffuso il dato di settembre sul mercato del lavoro e i dati sono preoccupanti. Non tanto per il tasso di disoccupazione salito al 5% (era al 4,9% in luglio), ma soprattutto per la cifra assoluta dei senza lavoro balzati a 2,566 milioni, il più alto livello degli ultimi 17 anni. Di più. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile è stato stabilito un nuovo record storico a quota 991 mila. Sono aumentate anche le richieste di sussidi di disoccupazione di settembre, cresciute di 17.500 unità  e arrivate così ai massimi dall’agosto del 1997.
Quando l’economia tira, si consuma più petrolio; ovviamente il contrario quando l’economia rallenta. E così, ieri, l’Aie, l’Agenzie internazionale dell’energia, ha rivisto al ribasso le stime sulla domanda mondiale di petrolio. Purtroppo (per centinaia di milioni di persone) il cerchio si stringe.


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