In Olanda i nuovi populisti della destra sovranista diventano primo partito
La destra sovranista è la prima forza politica nei Paesi Bassi: è quanto emerso dalle elezioni provinciali olandesi, svoltesi mercoledì, a soli due giorni dalla sparatoria di Utrecht, che hanno reso il Forum voor Democratie (Fvd) di Thierry Baudet il primo partito conquistando 13 dei 75 seggi della Eerste Kamer, il senato olandese. Aggiunti ai cinque conquistati dall’islamofobo Pvv di Geert Wilders (che però perde quattro senatori) sono diciotto i seggi ottenuti dalla destra sovranista alla camera alta: a votare le due liste quasi un terzo degli elettori olandesi, il 24%, convinti dalla propaganda sovranista, islamofoba, scettica sul cambiamento climatico e antieuropeista.
IL SUCCESSO, inaspettato in queste dimensioni, è tutto di Thierry Baudet, il giovane volto della destra olandese capace di eclissare Geert Wilders, da più di dieci anni sulla scena politica del paese. Giornalista e ex dottorando all’Università di Amsterdam, il trentaseienne Baudet ha fondato solo tre anni fa l’Fvd, una lista capace di ottenere seggi anche a Amsterdam, roccaforte della sinistra olandese. A molti Baudet ha ricordato la figura di Pim Fortuyn, docente universitario ucciso nel 2002 e leader dell’omonima lista che si scagliava contro il pericolo di un’incombente islamizzazione del continente europeo. A unirli la strenua difesa dei valori culturali occidentali, messa in pericolo sia dall’immigrazione sia da entità sovranazionali come l’Unione Europea, incapace, secondo Baudet, di preservare l’identità dei singoli popoli e di garantire la sovranità dei paesi che la compongono.
«È stato capace di attirare la classe media bianca, istruita e prevalentemente urbana, mascherandone le pulsioni razziste dietro a una fine retorica politica che fa riferimento alla salvaguardia dei valori dell’Occidente» spiega Enzo Rossi, professore di Scienza Politica presso l’Università di Amsterdam. «In questo modo Baudet è stato capace di allargare il bacino di riferimento della destra sovranista, formato non più solo dai ceti rurali ma anche da quelli cittadini e più scolarizzati».
A PAGARE PEGNO alla crescita dell’Fvd sono state soprattutto le forze di governo, incapaci così di mantenere la maggioranza al senato. Dopo anni, il liberale Vvd del premier Mark Rutte non è più la prima forza politica del paese, ottenendo solo dodici dei tredici seggi attuali, il democristiano Cda passa da dodici a nove seggi mentre il progressista D66 ne ottiene solo sei, quattro in meno rispetto ai dieci guadagnati alle elezioni di quattro anni fa. Della compagine governativa l’unica forza politica a salvarsi e anzi ad aumentare il proprio seguito è il cristiano-conservatore Cu, passato da tre a quattro seggi, che pochi mesi fa si era schierato contro le espulsioni dei minori irregolari, ottenendo una parziale revisione del kinder pardoon. Male è andata anche la sinistra (perdono seggi sia il socialista Sp, guidato dalla giovane leader Lilian Marijnissen, che il socialdemocratico PvdA) così come il partito delle minoranze, Denk, senza abbastanza rappresentanti provinciali per portare alla Eerste Kamer uno dei suoi fondatori, l’ex parlamentare di origine turca Selçuk Öztürk.
A SINISTRA le uniche forze a sorridere sono quelle ambientaliste: il rosso-verde GroenLinks che ottiene nove seggi, cinque in più rispetto ai quattro attuali, confermandosi primo partito in varie città (Amsterdam, Utrecht, Delft e Groningen) e l’animalista Pvdd che passa da due a tre senatori.Saranno i rappresentanti eletti mercoledì delle dodici province olandesi a votare, a fine maggio, i 75 senatori che andranno a comporre una Eerste Kamer rinnovata. Visto l’esito delle elezioni, sarà inevitabile un allargamento a destra o a sinistra del sostegno parlamentare al governo Rutte che già nelle scorse settimane aveva mostrato dei segni di avvicinamento a uno dei grandi vincitori di questa tornata elettorale, il rossoverde GroenLinks. Il primo ministro si era detto disponibile a includere alcune delle sue proposte per far pagare più alle aziende che ai cittadini il prezzo della conversione ecologica. Dopo aver strizzato l’occhio, alle scorse elezioni politiche, alla destra nazionalista, Rutte sembra voglia così girarsi dall’altra parte, stappando a sinistra, grazie a un cambio di rotta sui temi ambientali, il consenso necessario per proseguire il percorso del governo. Contro gli antiambientalisti dell’Fvd.
* Fonte: Alessandro Pirovano, IL MANIFESTO
photo: Elekes Andor [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]
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