I finanzieri in casa dei Ligresti perquisizioni e avvisi di garanzia
TORINO — Gli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Torino ieri mattina si sono presentati a casa di Jonella e Giulia Maria Ligresti – figlie di Salvatore – di Antonio Talarico, Fausto Marchionni, Vincenzo La Russa ed Emanuele Erbetta (il terzo figlio di Salvatore, Gioachino Paolo, è residente in Svizzera e non è stato possibile accedere alla sua abitazione) con un mandato di perquisizione e avvisi di garanzia che avviano un nuovo filone d’inchiesta torinese sulla Fondiaria Sai. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato computer e perquisito casseforti, ed hanno portato in caserma tutta la documentazione sulle vendite di terreni e sugli acquisti di immobili milionari.
Il sospetto degli inquirenti è che esistevano accordi occulti con cui si pilotavano le decisioni del consiglio di amministrazione per concludere operazioni immobiliari che andavano a vantaggio esclusivo delle società della famiglia Ligresti. Accordi di cui sarebbe rimasta traccia in computer, cassette di sicurezza, carte e appunti
di lavoro nascosti nelle abitazioni dei figli di Salvatore Ligresti e degli amministratori Fonsai indagati insieme a loro. E ancora. Quando Jonella, Giulia Maria e Giochino Paolo Ligresti si astenevano dal votare, per evidente conflitto di interessi, gli altri membri del comitato esecutivo avevano ricevuto indicazioni o promesse di vantaggi, anche non in denaro, per far sì che le delibere venissero ugualmente approvate? Anche di questo si cercano le prove.
Il blitz era nell’aria da gennaio, da quando ai procuratori Vittorio Nessi e Marco Gianoglio sono arrivate le prime querele dei soci Fonsai con accuse di infedeltà patrimoniale nei confronti degli amministratori. Ora i fascicoli sono più di dieci e prende piede l’ipotesi che famiglia e membri del comitato esecutivo abbiano piegato per anni le scelte del consiglio a vantaggio dei Ligresti, recando un danno alla Compagnia. Nuove indagini si aggiungono a quelle per falso in bilancio.
Le operazioni immobiliari sospette sono in particolare sei, tra le quali spicca l’acquisizione di Atahotels, la società del Gruppo Ligresti che gestiva immobili di proprietà della compagnia di assicurazioni. Nel 2009 Fonsai ne acquistava l’intero pacchetto e Atahotel era già fortemente indebitata, tanto da costringere Fonsai a continui aumenti di capitale per 12, 30 e 36 milioni. La dinamica degli “affari” era sempre identica: una società della famiglia comprava un terreno da Fonsai; Fonsai acquistava alla stessa società immobili ancora non realizzati versando anticipi superiori al valore del terreno, e non chiedendo mai penali per i ritardi nella consegna. Tutte le operazioni immobiliari di Fonsai, inoltre, sono state concluse con società riferibili al “Gruppo Ligresti”.
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