Intercettazioni, i finiani insistono “Cambiare la legge alla Camera”

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ROMA – La legge-bavaglio continua a spaccare il Pdl, con i finiani che chiedono modifiche e i berlusconiani che tengono la barra al centro, determinati a portare a casa il ddl entro l’estate. Il Guardasigilli Angelino Alfano ha avvertito che la pattuglia vicina a Fini ha già  ottenuto modifiche al Senato, votando poi all’unanimità  quel testo. Una chiusura che ha scatenato l’insurrezione dei finiani, che ieri hanno inondato le agenzie di dichiarazioni che chiedevano a gran voce di modificare ulteriormente il ddl sulle intercettazioni.
Il primo a chiedere di non blindare il provvedimento alla Camera è stato Italo Bocchino, che ha caricato Alfano della responsabilità  di decidere se impuntarsi sul testo del Senato rischiando poi problemi di «applicazione» e di «costituzionalità ». Andrea Augello ha aggiunto che i finiani saranno «leali», ma la norma «conserva alcune criticità  da correggere». Per Carmelo Briguglio «le perplessità  di cittadini e forze dell’ordine vanno ascoltate». E alle voci dei finiani si è aggiunta quella dell’ex ministro della giustizia, il pdl di provenienza forzista Alfredo Biondi: bisogna tutelare inquirenti e media «che non possono essere chiamati a ignorare ciò che accade». Ha tirato le somme politiche il finiano Fabio Granata ricordando il sostegno incassato anche da Pisanu e Pecorella, due presidenti di commissione estranei alla minoranza dell’ex leader di An: «Le loro parole danno spinta e autorevolezza alla nostra volontà  di migliorare ulteriormente la legge, salvaguardando valori fondamentali della Repubblica quali diritto di cronaca e legalità ». Il tutto mentre oggi Fini farà  il punto su tempi e contenuti del ddl con la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e i tecnici della Camera.
Ma la partita sembra dura, come testimoniano le parole di Alfano. In un’intervista al Corriere il ministro ha ricordato che «al Senato sono state accolte molte obiezioni di Fini e al comitato di presidenza del Pdl i suoi hanno votato a favore». Il lapidario ministro Renato Brunetta ha invece giudicato il ddl «un passo avanti», mentre il problema sono gli editori «che pensano ai loro interessi dando vita ad una guerra di potere per bande giornalistiche che strumentalizzano i lettori». Al traino la Lega, che non vuole sottrarre tempo alla realizzazione del federalismo e chiede di approvare subito la norma così com’è (lo aveva detto sabato Bossi). Il governatore del Piemonte Roberto Cota ieri ha parlato di «una legge equilibrata», mentre Matteo Brigandì, tra i più ascoltati dal Senatùr sulla giustizia, ha ricordato che «se alla Camera la modifichiamo non si andrà  mai alla fine». E a tirare giù la saracinesca ci ha pensato il capogruppo pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Bossi ha ragione». Non ci sta l’opposizione. Per il Pd Enrico Letta ha avvertito che «in aula faremo di tutto, la maggioranza è slabbrata e quindi il ddl non passerà  così». Per l’idv Leoluca Orlando, invece, «Alfano avrà  sulla coscienza pedofili e violentatori che non potranno più essere intercettati e arrestati».


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