Prima norma anti-scalate: assemblee rinviate

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ROMA – Per ora un «segnale politico». Poi, consultata l’Europa, norme più stringenti per tentare di erigere una diga contro le scalate ostili che partono da Parigi. Ieri il Consiglio dei ministri ha varato un decreto che dà  la possibilità  alle società  di alcuni settori strategici (alimentare, energetico, difesa e telecomunicazioni) di rinviare di due mesi la celebrazione dell’assemblea. La norma emenda di fatto il codice civile che prevede che le assemblee societarie debbano tenersi entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio e concede 60 giorni in più. Un lasso di tempo che impedirà  agli eventuali scalatori di formalizzare la propria presenza a libro soci e di prendere il controllo della società . In pratica un «poison pill», pillola avvelenata, ovvero un meccanismo per mettere i bastoni tra le ruote ai possibili scalatori ostili e stranieri. Il provvedimento sarà  rafforzato successivamente: si studia il potenziamento dei poteri della Consob che avrà  la possibilità , come attualmente fa la francese Amf, di intervenire sullo scalatore anche se di nazionalità  straniera. Si parla anche di abbassamento delle soglie dell’Opa obbligatoria. Ad illustrare durante la riunione del governo la norma è stato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. «Vi chiedo riservatezza perché stiamo prendendo decisioni delicate a mercati aperti», hanno detto ai colleghi in sintonia con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Oggetto della norma del governo, anche se non esistono riferimenti espliciti, è in primo luogo la Parmalat: il «gioiellino» di Collecchio è ormai in mano per il 29 per cento (ad un soffio dall’obbligo dell’Opa) ai francesi della Lactalis e i due mesi di ossigeno potrebbero consentire l’organizzazione di una cordata alternativa e l’emergere di un «cavaliere bianco». L’assemblea che era già  stata convocata per il 14 aprile potrà  slittare infatti a giugno. Più scivoloso il dossier Edison, l’altra azienda italiana da tempo nel mirino dei francesi dell’Edf. Il braccio di ferro è in corso da tempo e l’Edf è in bilico tra l’obbligo di lanciare l’Opa o meno. Tuttavia la situazione sembra meno pressante: «L’accordo raggiunto dai manager delle due parti era interessante e non era penalizzante per la parte italiana», ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. «Il posticipo di due mesi dell’assemblea non dovrebbe riguardarci perché abbiamo già  posticipato i patti parasociali di sei mesi», ha osservato amministratore delegato della Edison Umberto Quadrino. L’armamentario posto a difesa delle aziende italiane dall’assalto dei cugini di Oltralpe non si dovrebbe esaurire nel posticipo delle assemblee. La stessa nota del governo annuncia «altre ipotesi di intervento normativo» sotto forma di emendamenti «previa consultazione europea». Le norme antiscalata infatti sono un terreno assai sensibile e oggetto della massima attenzione da parte di Bruxelles che già  in passato bloccò un provvedimento italiano anti-Edf che prevedeva il congelamento del 2 per cento dei diritti di voto della Montedison. «Vigiliamo che siano rispettate le norme sul mercato interno», ha fatto già  sapere il commissario Michel Barnier. Critica l’opposizione. «E’ una pezza emergenziale presa col fiato sul collo», ha commentato Fassina (Pd). Contrarie anche l’Assonime e la Confindustria: «Questa norma non risolve i problemi».


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