Il Csm si oppone e sfida il centrodestra «È un’amnistia»

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Cioè il contrario di quanto auspicato dalle convenzioni internazionali e dalla Corte di Strasburgo: «Ciò che si chiede all’ordinamento italiano è di trovare gli strumenti per accelerare lo svolgimento dei processi facilitando l’accertamento giudiziario, non certo di favorire l’espunzione dei reati prima ancora che ci sia una decisione in merito» . La nuova norma, invece, «incentiva atteggiamenti dilatori e soprattutto allontana un impianto processuale finalizzato al rispetto dei principi dell’efficienza e della ragionevole durata» . Così il Consiglio superiore della magistratura boccia l’emendamento sulla «prescrizione breve» , che prevede un ulteriore accorciamento dei tempi entro cui moriranno i dibattimenti di primo grado a carico degli incensurati. Norma disegnata su misura per il processo dove il presidente del Consiglio è imputato di corruzione nei confronti dell’avvocato inglese Mills, già  dichiarato colpevole dello stesso reato. Nella risoluzione con cui il Csm mette in guardia dai guasti che la riforma produrrà , il nome di Berlusconi ovviamente non compare. Ma nel dibattito che precede il voto, il consigliere togato Paolo Carfì ricorda che questa «è solo l’ultima tappa di un cammino iniziato dieci anni fa con la legge sulle rogatorie internazionali» e tutte le altre norme cosiddette ad personam; «un viaggio forse non ancora concluso» , paventa il giudice che tra mille difficoltà  frapposte proprio da quelle leggi condusse il processo milanese contro Cesare Previti fino alla sentenza di condanna. È un parere tecnico quello contenuto nella risoluzione votata dal Consiglio con 21 sì e 4 no, che però si può leggere anche come una sfida al potere politico. Il quale ha più volte messo in guardia l’organo di autogoverno dei giudici dall’esprimersi sul lavoro del Parlamento, come fosse una terza Camera. Prima ancora del Pdl lo dicono esplicitamente i «laici» spediti al Csm dal centrodestra, che perciò votano contro il documento: «Non siamo legittimati a porci come interlocutori del potere legislativo, tantomeno di fronte alla singola iniziativa di un singolo parlamentare» , avverte Nicola Zanon, senza entrare nel merito della norma criticata dalla risoluzione. Ma subito gli risponde il vicepresidente Vietti: «Il diritto del Csm a interloquire su progetti di riforma dalle evidenti ricadute sul sistema giudiziario trova fondamento nella legge istitutiva del Consiglio, nel regolamento interno, nella prassi e negli interventi dei presidenti della Repubblica» . A rafforzare questa interpretazione è il visto apposto da Giorgio Napolitano, che in quanto capo dello Stato presiede il Csm, all’ordine del giorno in cui è stato inserito il documento sulla «prescrizione breve» . Polemiche stroncate dalla controfirma giunta dal Quirinale, insomma. E il «laico» di centrosinistra Guido Calvi incalza: «Non solo abbiamo il diritto, ma il dovere di dire la nostra» . Le ipotesi di riforma ritagliate sui processi a Berlusconi si moltiplicano ed è prevedibile che un parere del Csm arrivi anche sugli emendamenti già  ribattezzati «processo lungo» . Al Senato è in discussione una proposta di legge che vieta all’organo di autogoverno di esprimere pareri non richiesti su provvedimenti legislativi, e il ministro della Giustizia Alfano aveva annunciato l’intenzione di rispedirli al mittente. Vietti si augura che non lo faccia, e piuttosto tenga conto di una bocciatura votata da tutti i togati più i «laici» di centrosinistra su una norma che Berlusconi ha chiamato «non processo breve ma processo europeo» . Secondo il premier la modifica sarebbe imposta dalla necessità  di adeguarsi alle direttive comunitarie; ora il Csm certifica il contrario e il consigliere Aniello Nappi ribatte: «Certe dichiarazioni sono solo pubblicità  ingannevole» .


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