Nuova manovra da 45 miliardi prelievo sui redditi più alti scure su statali e enti locali

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ROMA – Dura due ore il consiglio dei ministri che mette pesantemente le mani nelle tasche degli italiani. Ma fino a quando il decreto non sarà  inviato al Colle per la firma vi sono incertezze e possono esservi modifiche. La Bce, intanto, sta monitorando i nostri passi e se, per l’inizio della prossima settimana, la manovra non sarà  chiara e adeguata, l’Eurotower potrebbe ripensare l’aiuto nell’acquisto dei titoli di Stato. Quando la riunione del governo finisce il quadro dei tagli prende forma. C’è un intervento sui costi della politica, «eccessivo rispetto al necessario» dice Berlusconi, ma dovuto «ai desiderata dei cittadini che giudicano quelle entrate eccessive». Tutti in economy i viaggi dei parlamentari, stipendi dimezzati, incompatibilità  tra politica e carriera, via 54mila poltrone di amministratori locali, 40 province, accorpati i comuni sotto i mille abitanti. Ma si apre la porta a contratti aziendali in deroga a quelli collettivi (dentro pure Fiat Pomigliano e Mirafiori) e scatta un contributo di solidarietà  biennale del 5% per chi ha un reddito oltre i 90mila euro e del 10 per chi eccede i 150mila. L’una tantum raddoppia per deputati e senatori. Per gli autonomi con redditi sopra i 55mila euro potrebbe scattare un’addizionale Irpef a partire dall’aliquota del 41 per cento. Esclusi i titoli di stato che restano al 12,5%, passa al 20 la tassazione sulle rendite finanziarie. Sul modello europeo, lo precisa Tremonti, «accorpamento sulle domeniche delle festività  laiche». «Fate schifo, ladri» grida un gruppetto di contestatori fuori palazzo Chigi.
Quando Silvio Berlusconi, con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, alle 21 e dieci minuti scende in conferenza stampa, ha la voce impastata e affaticata come di chi deve annunciare misure che mai avrebbe voluto rendere pubbliche. Lo dice subito che «questa è la manovra auspicata dalla Bce che ha comprato i titoli italiani». Manovra su cui alla fine, sottolinea il premier, «siamo riusciti ad ottenere un voto all’unanimità ». Fino all’ultimo ha recalcitrato Galan, che aveva annunciato pubblicamente un no, poi rientrato perché Berlusconi durante il consiglio fa un esplicito invito all’unità .
Dichiara il Cavaliere, senza preamboli: «Il nostro cuore gronda sangue perché, come abbiamo sempre detto, mai avremmo voluto mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma la crisi ha colpito anche gli Stati Uniti, e la speculazione finanziaria, dopo la Grecia, si è concentrata su di noi». Annuncia l’entità  complessiva della manovra, 45,5 miliardi, di cui 20 per l’anno prossimo e 25,5 per il 2013. «È una somma in gran parte addizionale» chiosa Tremonti. Di cui, per il 2012, spiega la distinta: «Cinque-sei miliardi arrivano dai tagli ai ministeri, cinque dalle autonomie locali, uno dalle rendite finanziarie, uno da giochi e accise, uno dai vari prelievi di solidarietà  e dalla lotta all’evasione e quattro dalla riforma assistenziale e fiscale».
Un Tremonti che, come Berlusconi, vuole trasmettere alla gente la necessità  di una manovra dolorosa, soprattutto per il ceto medio. Dichiara: «Non c’erano alternative a fare questo, senza ci sarebbero effetti che impattano sulla vita del Paese». Berlusconi di rincalzo: «Non è stato facile. Siamo personalmente addolorati». Ma aggiunge un «siamo soddisfatti». Netta l’apertura al centrosinistra. Escluso seccamente il voto di fiducia, che «non è necessaria in quanto l’opposizione ha dimostrato di essere responsabile, visto che l’emergenza è internazionale». Esplicita la disponibilità  a modifiche: «Siamo aperti a miglioramenti parlamentari». Il Senato comincerà  ad esaminare il decreto già  dal 22 agosto.
Nel merito. Come lo elenca lo stesso Tremonti. Sei miliardi, che potrebbero scendere a cinque «se funziona la Robin Hood tax sul settore energetico», tagliati ai ministeri, «senza toccare la bolletta dei cittadini». Stessa cifra per gli enti locali. Che già  protestano, a partire dal governatore lombardo Formigoni. Nessun intervento, sottolinea il ministro dell’Economia, «su sanità , scuola, ricerca, cultura, i 5 per mille». E Berlusconi interrompendolo: «Non ci sono tagli all’edilizia carceraria e scolastica». Un miliardo, «già  nel 2012», si ricava dall’intervento sulle pensioni. Anticipato dal 2020 al 2016 l’addio al lavoro delle donne a 65 anni. Scure sulle tredicesime dei dipendenti pubblici che non rispettano gli obiettivi della riduzione di spesa (almeno nel testo in entrata a palazzo Chigi). Tfr con due anni di ritardo, ma solo nei casi di anzianità  e non di vecchiaia. Giro di vite anche sugli evasori: tracciabili tutte le transazioni oltre i 2.500 euro e sanzioni più forti, fino alla sospensione dell’attività , per chi non rilascia fatture e scontrini fiscali. Per chiudere: scatta pure il tenuto aumento delle accise sul tabacco.


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