Spread oltre 500, Btp al 7% La Bce frena sugli interventi

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FRANCOFORTE — È proseguito anche nell’ultimo giorno prenatalizio il rialzo dei listini europei, sospinti da un nuovo impulso provenuto ieri dagli Stati Uniti. Ma a pochi giorni dalla fine dell’anno, nonostante i prestiti triennali da 500 miliardi della Banca centrale europea, non si è ancora attenuata la sfiducia fra le banche, che sono tornate a parcheggiare in Bce oltre 350 miliardi di euro. Resta pertanto ancora elevata la tensione sui differenziali dei titoli di Stato, soprattutto italiani e tedeschi, mentre la Bce continua a frenare negli acquisti di bond. 
Per le Borse la chiusura della settimana è stata positiva, con l’ultima seduta prima di Natale in crescita in media di un punto percentuale — Milano dello 0,31% — in presenza di volumi particolarmente sottili, e inferiori del 22% rispetto alle sedute precedenti. Hanno aiutato i dati migliori delle attese di ordini di beni durevoli a novembre negli Stati Uniti, cresciuti a sorpresa del 3,8%. È un segnale di ripresa dell’economia americana, leggermente affievolito da consumi delle famiglie rimasti invariati. 
Ma soprattutto, la tensione è rimasta elevata sui titoli di Stato italiani, con lo spread fra Btp decennali e Bund risalito fino a quota 515 punti-base (poi calato intorno ai 500), e un rendimento oltre la soglia di guardia del 7%, mentre i corrispettivi spagnoli, hanno chiuso a 341,6 punti e quelli francesi a 105,1 punti. Hanno pesato, in presenza di una scarsità  di investitori, anche i dati pubblicati dalla Bce sugli interventi molto contenuti sul mercato secondario dei titoli di Stato nel corso della settimana precedente, pari a circa 19 milioni di euro, contro i 365 milioni e i 3,6 miliardi delle prime due settimane di dicembre. Forse troppo contenuti, secondo taluni operatori, preoccupati per la situazione di estrema sfiducia ancora dimostrata dalle banche.
Gli istituti di credito, nel frattempo, continuano a tenere immobile il denaro di cui dispongono. Agli ultimi dati, risultano parcheggiati presso i loro conti in Bce quasi 350 miliardi di euro: un record dal giugno 2010. E questo a soli due giorni dal maxi-prestito triennale concesso dalla Bce a oltre 500 banche per quasi 500 miliardi di euro. Come se, una volta presa la liquidità  voluta, le banche non avessero l’intenzione di utilizzare i fondi per acquistare titoli di Stato a rendimento elevato né di prestarli nell’economia reale. Secondo l’Eurotower, potrebbe trattarsi di un aumento dei depositi per motivi precauzionali, prima della fine dell’anno. Peraltro Lorenzo Bini Smaghi, alla vigilia dalla sua uscita dalla Bce, ha suggerito, se necessario, il ricorso a un intervento più massiccio della Eurotower. 
Restano poi tensioni anche sul fronte del rating. Secondo Scott Bugie, direttore di Standard & Poor’s per le istituzioni finanziarie, i primi tre mesi del 2012 saranno un test fondamentale soprattutto per l’Italia, che deve affrontare sul fronte dei titoli di Stato scadenze impegnative. Bugie si è detto convinto che il 2012 sarà  un anno molto difficile per Eurolandia. S&P’s ha fatto filtrare ai mercati che in gennaio, come già  minacciato in precedenza, valuterà  se procedere a un declassamento dei Paesi dell’area-euro. 


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